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Vitalizi, Fratelli d’Italia vuole confermare la stretta sugli assegni.

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Vitalizi ieri all’esame dell’Aula della Camera, con Fratelli d’Italia che vuole confermare il giro di vite sugli assegni. Il gruppo parlamentare del partito di Giorgia Meloni ha presentato un ordine del giorno al bilancio in cui si chiede di non seguire la decisione adottata dal Collegio di garanzia del Senato sullo stop al taglio dei vitalizi per gli ex senatori ante 2012. Il collegio dei questori e l’ufficio di presidenza di Montecitorio, si legge nel testo dell’odg firmato dal capogruppo Tommaso Foti e da Giovanni Donzelli, sono invitati “a mantenere per tutti i beneficiari, deputati ed ex deputati, la vigente normativa di calcolo su base contributiva, sulla base della delibera n. 14 adottata dall’Ufficio di Presidenza nella riunione del 12 luglio 2018 e successive modificazioni, con la quale si è proceduto alla rideterminazione, secondo il metodo di calcolo contributivo, della misura dell’indennità di fine mandato spettanti”.

“Siamo contenti che FdI difenda la delibera Fico sui vitalizi. Ora però sia conseguente e chiami La Russa per convocare il Consiglio di Presidenza del Senato, come da noi richiesto, per correggere la vergogna orchestrata dal centrodestra al Senato. È ora che la maggioranza che sostiene il governo Meloni la smetta di promettere e faccia qualcosa di concreto”, il commento di Francesco Silvestri, capogruppo M5S alla Camera.

LETTERA APERTA DEGLI EX PARLAMENTARI AI DEPUTATI: “MODIFICA PRODUCE INGIUSTIZIA”

Ieri, alla vigilia del dibattito in Aula sul progetto di bilancio 2023 dove sono esaminati ordini del giorno che “intervengono sul contenzioso tuttora pendente presso gli organi di autodichia relativo alla legittimità della delibera 14/2018 sul ricalcolo retroattivo con metodo cosiddetto contributivo dei vitalizi maturati prima del 2012”, l’Associazione degli ex parlamentari, presieduta da Giuseppe Gargani, ha intanto inviato a tutti i deputati una lettera aperta con l’invito a “considerare l’opportunità di intervenire con un atto di indirizzo politico su una questione giudiziaria non conclusa” e a “prendere atto, sulla base dei dati oggettivi disponibili, degli effetti di un esperimento di ‘giustizia retroattiva’, che si è rivelato fallimentare dal punto di vista giuridico, finanziario e dell’equità dei prelievi attuati”.

”Sentiamo il bisogno di fare il bilancio veritiero di una operazione che, nonostante le falsità e le manipolazioni circolate, già si è rivelata fallimentare dal punto di vista giuridico, finanziario e dell’equità”, inizia la lettera. ”Perché mentire sui ‘risparmi’ ottenuti, che non sono 40 milioni di euro ma di 10 milioni l’anno per la Camera?”, si legge nella missiva di tre paginette datata 31 luglio e visionata dall’Adnkronos, dove si invita a “considerare l’opportunità di intervenire con un atto di indirizzo politico su una questione giudiziaria non conclusa” e a “prendere atto, sulla base dei dati oggettivi disponibili, degli effetti di un esperimento di ‘giustizia retroattiva’, che si è rivelato fallimentare dal punto di vista giuridico, finanziario e dell’equità dei prelievi attuati”. La ”modifica imposta oggi – si rimarca – di un contratto stipulato ieri e con effetti per domani, introducendo regole che ieri non esistevano (retroattività), non produce giustizia, bensì ingiustizia”.

”Perché non ricordare che a questa riduzione si è arrivati – rimarca l’Associazione presieduta da Giuseppe Gargani – per una decisione unanime dell’Ufficio di presidenza, presieduto da Fico e su proposta del questore del M5S in esecuzione della sentenza parziale n.4 2021 del Consiglio di giurisdizione? Perché pretendere di impegnare l’Ufficio di presidenza attuale a non discostarsi dalla delibera n.14 del 2018 e a mantenere per il futuro il cosiddetto ricalcolo contributivo, quando l’indentica delibera n. 6/2018 del Senato è stata cancellata in via definitiva dagli organi giudiziari di palazzo Madama, e la stessa delibera 14/2018 è stata ampiamente rimaneggiata dalle sentenze parziali del Consiglio di giurisdizione della Camera che ne hanno messo in evidenza tutti gli aspetti di illegittimità costituzionale?”.

E ancora: ”Perché non riconoscere che i ‘risparmi’ al Senato sono stati completamente azzerati dal 13 ottobre 2022 e che il risparmio realizzato nel periodo 1 gennaio 2019-13 ottobre 2022 ammonta e meno di mezzo milione di euro al mese? Perché non dire che i vitalizi calcolati con metodo retributivo sono stati aboliti a partire dal 2012 e che è da allora che il sistema previdenziale di Camera e Senato è interamente e coerentemente contributivo? Perché continuare a raccontare la favola che agli ex parlamentari si sono applicate le regole che valgono per tutti gli italiani, quando è vero il contrario?”.

“A nessun pensionato italiano – viene sottolineato nella lettera aperta – è stata mai ricalcolata la pensione in godimento in base a regole diverse da quelle che valevano al momento del suo pensionamento. A nessun italiano è mai stato applicato, come è successo, invece agli ex parlamentari, il ricalcolo retroattivo della pensione con metodo cosiddetto contributivo”. A differenza del Senato, avverte l’Associazione di ex deputati e senatori, ”alla Camera la situazione è bloccata” e il Consiglio di giurisdizione è inerte. Il ”risultato di questa inerzia aggiunge alle ingiustizie prodotte dall’applicazione retroattiva ai vitalizi delle regole del sistema cosiddetto contributivo, anche l’iniquità grave di un trattamento previdenziale degli ex senatori profondamente diverso da quello degli ex deputati”.

Infine, l’associazione degli ex parlamentari fa notare che ”intervenire con un odg mentre è in corso un procedimento giudiziario che vede la Camera come parte in causa, non solo è illegittimo perché viola il diritto di ciascun cittadino a un equo processo ma soprattutto perché manda dal Parlamento un pessimo messaggio al Paese: le sentenze del giudici per noi non contano niente, con buona pace della indipendenza della magistratura”.

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