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Rita Borsellino, una vita dedicata all’antimafia

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Rita Borsellino, una vita dedicata all’antimafia

Una vita dedicata all’impegno civile, alla lotta contro le criminalità organizzate è stata quella di Rita Borsellino, sorella del magistrato Paolo Borsellino, morta all’età di 73 anni il 15 Agosto 2018:una data che rimarrà scandita nella nostra memoria, lei che fu il simbolo della lotta alla mafia, sebbene non amasse essere definita simbolo di qualcosa, ma lo è stata per ben due volte (dopo le stragi di mafia e nella battaglia contro il cuffarismo,quando nel 2006 si candidò alle regionali in Sicilia, sfidando Totò Cuffaro, che venne però rieletto).

Rita Borsellino, la rivoluzionaria gentile, che scese in politica unendo le forze del centrosinistra, riuscendo a staccarsene successivamente senza alcuna velleità, poiché una delle sue ragioni di vita era riconducibile all’ impegno nella società civile, proteso alla divulgazione e alla diffusione della cultura della giustizia e della solidarietà, all’educazione alla legalità, alla condivisione delle idee pulite e giuste  accanto alla sua famiglia, e ai nipoti Fiammetta , Lucia e Manfredi. Il ricordo di Paolo era sempre vivo nel cammino di Rita, un’ attivista prima ancora che una politica ( è stata anche europarlamentare del Partito democratico dal 2009 al 2014), difatti riuscì ad infondere nelle nuove generazioni il senso delle istituzioni, il valore della legalità e della democrazia, oltre ad una coscienza critica responsabile che ,una volta cresciute, dia loro la possibilità di divenire antisistema laddove il sistema sarebbe diventato favoreggiamento alla mafia, degrado della cultura legalitaria e della giustizia.

Malata da tempo, le sue condizioni ormai andavano sempre peggiorando,ma fino all’ ultimo espletò le sue funzioni di donna “impegnata” nella società civile, tanto che su una sedia a rotelle partecipò il 18 Luglio scorso ad un’uscita pubblica davanti all’ulivo del ricordo in via d’Amelio, dove fu assassinato il fratello nel 1992, e che fece piantare la madre.

“La memoria è vita che si coltiva ogni giorno”. Una frase che potrebbe assumere una connotazione di slogan, invece è una scelta di campo, e per quanto poco siamo disposti ad ammetterlo è l’esempio da seguire in ogni circostanza. Ma l’esempio ci mostra sia che nelle attività quotidiane con le quali ci accordiamo “su cosa è successo” permane un margine di dubbio,sia che la capacità di portare avanti una missione, un impegno civile, una battaglia sono tutt’altro che indifferenti: lei, Rita, che cominciò il suo percorso la sera stessa della strage, quando la madre in visita dal cardiologo le disse: “Vai dalle mamme degli agenti che sono morti con Paolo e cerca di capire di cosa hanno bisogno”, e vincendo  la sua timidezza diede corpo al suo tour nelle scuole, nelle istituzioni, affinchè la ricerca della verità della strage di via d’Amelio non fosse sepolta viva.

Un messaggio di vita , di memoria e di coerenza fu quello della Borsellino, mai stanca nella pronuncia di parole contro la mafia, seppure le sue condizioni non sempre lo permettessero; era antimafia quando nel 1994 decise di aiutare Don Ciotti, conquistando la carica di vicepresidente nel 1995, ed è anche un suo contributo l’approvazione della legge sull’uso sociale dei beni immobili confiscati alla mafia, oppure è suo il rifiuto di aderire ad una politica di infiltrazioni mafiose o altro ancora, a favore di una politica degna delle parole d’ordine, cultura e legalità.

“E’ riuscita a diventare a sessant’anni  la Giovanna d’Arco di tutta la Sinistra”, scrisse di lei Gian Antonio Stella in Avanti Popolo, oppure di recente il giornalista Bolzoni ha asserito: “Se ne va un riferimento dell’antimafia in un momento difficile”, e il cordoglio arriva da tutto il mondo delle istituzioni , dal presidente della Repubblica Giorgio Mattarella, dal sistema saldo e sano che Rita sognava di costruire giorno dopo giorno, prestando la sua vita al servizio della collettività. Un dolore fu quello di Rita “composto”- si legge in alcune note scritte-e dal suo dolore per la morte del fratello riuscì a trovare conforto durante i suoi incontri nelle scuole, con i ragazzi e con tutti gli uomini di buona volontà, disposti a seguire le orme di Paolo Borsellino , un uomo di giustizia con il forte senso dello Stato.

A cura di Matteo Spagnuolo

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