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Netanyahu avverte: “Né ritiro da Gaza, né rilascio di migliaia di terroristi”.

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lunedì, Aprile 29, 2024

“Non rimuoveremo le forze israeliane dalla Striscia di Gaza e non rilasceremo migliaia di terroristi”. Lo ha detto Benjamin Netanyahu parlando oggi agli studenti dell’accademia pre-militare Bnei David a Eli. “Niente di tutto questo succederà. Che cosa succederà? La vittoria assoluta”, ha aggiunto il premier, dopo che sono emerse le notizie che indicano che Israele avrebbe accettato in un incontro domenica a Parigi con Usa, Qatar ed Egitto una piano di massima per il rilascio degli ostaggi in cambio di “pause intermittenti” della guerra di Israele contro Hamas.

Le dichiarazioni arrivano dopo che l’ufficio del premier ha diffuso ieri una dichiarazione in cui non negava di aver accettato l’accordo di massima, ma sottolineava che “le notizie sull’accordo sono incorrette e comprendono condizioni non accettabili da Israele”. Parlando con gli studenti, Netanyahu oggi ha promesso che “non metterà fine a questa guerra a meno che non si raggiungano tutti i suoi obiettivi, questo significa l’eliminazione di Hamas, il ritorno a casa di tutti gli ostaggi e e la promessa che Gaza non sarà più una minaccia per Israele”.

Hamas: “Allo studio proposta su cessate il fuoco, fine guerra priorità”

Il leader dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, sta “studiando la proposta di cessate il fuoco elaborata a Parigi” nel corso di un colloquio tra i capi della Cia, del Mossad e dell’intelligence egiziana, alla presenza del primo ministro del Qatar. E, ha annunciato, ”mi recherò al Cairo per discutere i dettagli del piano”. Perché per Hamas, ”la priorità è porre fine all’offensiva israeliana con il ritiro delle sue forze della Striscia di Gaza”, ha spiegato Haniyeh.

Hamas è aperto a tutte le proposte serie e praticabili che possano portare a un cessate il fuoco”, ha aggiunto. ”Il mondo deve fare pressione sul regime d’occupazione israeliano in modo che metta fine ai massacri e ai crimini di guerra”, ha fatto appello Haniyeh.

“Abbiamo detto ai mediatori che un cessate il fuoco permanente è il nostro obiettivo, ma possiamo arrivarci nella seconda o terza fase dell’accordo. Senza un ritiro israeliano da Gaza non possiamo accettare questa nuova proposta”, ha poi detto ad al-Jazeera Mohammad Nazzal dell’ufficio politico di Hamas.

Nelle dichiarazioni alla tv satellitare, Nazzal ha parlato di “rilascio dei prigionieri da entrambe le parti”. Su questo “ovviamente serve un negoziato”, ha proseguito. “Un cessate il fuoco permanente è utile per entrambe le parti, altrimenti la guerra tra noi e le truppe israeliane continuerà – ha detto ancora – Siamo pronti a raggiungere l’obiettivo per gradi”.

Il ministro israeliano per la Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir ha intanto minacciato di far cadere il governo nel caso in cui si raggiunga un accordo “sconsiderato” con Hamas. Mentre circolano voci circa un possibile accordo per il rilascio degli ostaggi in cambio di una lunga sospensione dei combattimenti e la scarcerazione di migliaia di detenuti palestinese, in un tweet Ben Gvir ha scritto: ”Accordo sconsiderato = smantellamento del governo”.

Gallant: “Israele manterrà presenza militare a Gaza dopo guerra”

Dopo la fine della guerra con Hamas, Israele manterrà il controllo militare della Striscia di Gaza, ma non governerà il territorio a livello civile, su un modello simile a quello già adottato in Cisgiordania. Lo ha annunciato il ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, ai membri della Commissione Affari esteri e Difesa della Knesset.

“Dopo che la guerra sarà finita, penso che sia del tutto chiaro che Hamas non controllerà Gaza. Israele la controllerà militarmente, ma non in senso civile”, ha affermato Gallant, citato dai media dello Stato ebraico. Secondo il ministro, questo scenario è “realizzabile” anche a Gaza, ma “ci vorrà tempo”.

Cnn: “Palestinesi senza cibo, mangiano erba e bevono acqua inquinata”

Costretti a mangiare erba e a bere acqua inquinata i palestinesi sfollati da Gaza a causa della rappresaglia israeliana per l’attacco di Hamas. A dirlo è la Cnn che ha raccolto le testimonianze di civili sfollati dalle loro case e di operatori sanitari, sottolineando che l’enclave palestinese sta sempre più andando verso una carestia totale. Con gli adulti che si privano del cibo per darlo ai propri figli e ai bambini.

Anche prima della guerra, due persone su tre nella Striscia di Gaza facevano affidamento sul sostegno alimentare, come ha detto alla Cnn Arif Husain, capo economista del Programma alimentare mondiale (Wfp).

Raid israeliani su Gaza, “decine di morti”

 Decine di persone sono rimaste intanto uccise o ferite nelle ultime ore in bombardamenti delle forze israeliane contro zone nel centro e nel sud della Striscia di Gaza. Lo denuncia l’agenzia di stampa palestinese Wafa, secondo cui ci sono stati “intensi raid” a Rafah, nel sud della Striscia, contro almeno un’abitazione nel quartiere di El Geneina e bombardamenti contro “un obiettivo” nel campo profughi di Nuseirat, nella parte centrale dell’enclave palestinese che nel 2007 finì sotto il controllo di Hamas. Nel mirino, stando alle stesse fonti, anche le zone di Batn al-Sameen e Al-Amal a Khan Yunis, sempre nel sud della Striscia.

L’agenzia segnala inoltre un raid contro una moschea nella zona di Khan Yunis e nei pressi dell’ospedale Nasser della città. Sarebbero inoltre almeno 20 le persone uccise in un bombardamento contro un’abitazione nel quartiere di Al-Sabra. Stando alla Wafa le vittime sarebbero civili, per lo più donne e bambini.

Israele, sirene d’allarme al confine con la Striscia

Sono intanto suonate le sirene di allarme antiaereo nella zona del kibbutz di Nahal Oz, vicino alla Striscia di Gaza. Lo riferisce il Times of Israel. L’area è stata sgomberata dopo l’attacco del 7 ottobre in Israele e di recente nella zona l’allerta è scattata anche per colpi di mortaio lanciati contro le forze israeliane all’interno della Striscia.

Al Jazeera: “Unità israeliana sotto copertura uccide 3 palestinesi in ospedale di Jenin”

Tre palestinesi sono invece stati uccisi dalle forze israeliane che hanno preso d’assalto l’ospedale Ibn Sina di Jenin, in Cisgiordania. Nella notte, riporta al Jazeera Arabic, un’unità delle forze speciali sotto copertura è entrata nell’ospedale. “Erano vestiti da medici, infermieri e persino da civili. Questa unità comprendeva la polizia israeliana e il personale dell’esercito. Sono saliti al terzo piano dell’ospedale e hanno ucciso tre giovani palestinesi”.

“Non sembra che ci sia stato alcun tentativo di arrestare questi uomini. Sono stati uccisi mentre dormivano – prosegue l’emittente del Qatar – Uno di loro era in cura in ospedale da circa tre mesi dopo essere stato ferito dall’esercito israeliano. Due degli uccisi erano fratelli. Uno di loro era legato alle Brigate Qassam, il braccio armato di Hamas. Gli altri due erano legati alla Jihad islamica palestinese”.

Idf: uomini uccisi in ospedale erano membri cellula terroristica di Hamas

Intanto l’esercito israeliano ha affermato che i tre uomini uccisi nell’ospedale Ibn Sina della città di Jenin erano membri di una “cellula terroristica di Hamas” che pianificava di effettuare attacchi terroristici. Uno degli uomini, aggiunge su Telegram l’Idf, “era stato recentemente coinvolto nella promozione di significative attività terroristiche e si nascondeva” in ospedale.

Sono stati uccisi anche due fratelli, si legge nel post. Uno era un membro del battaglione Jenin ed è stato coinvolto in numerosi attacchi terroristici, sostengono i militari israeliani, mentre il secondo era un membro della Jihad islamica ed era anche lui “coinvolto in attività terroristiche nella zona. Per molto tempo, i sospetti ricercati si sono nascosti negli ospedali e li hanno usati come base per pianificare attività terroristiche e compiere attacchi terroristici”.

Caso Unrwa

“Gli impegni di finanziamento in corso da parte dell’Ue sono stati rispettati e i finanziamenti non sono stati sospesi“. Lo scrive in una nota l’ufficio del capo della Politica estera dell’Unione europea Josep Borrell. “Il ruolo dell’Unrwa è vitale nelle attuali circostanze a Gaza”, si legge nella dichiarazione. “Due milioni di persone hanno un disperato bisogno degli aiuti forniti dall’Unrwa e da altre agenzie delle Nazioni Unite”.

Intanto oggi il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ospiterà a New York un incontro con i principali donatori dell’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. Lo ha annunciato il portavoce delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric, dopo la decisione di alcuni Stati di sospendere temporaneamente i loro finanziamenti all’Agenzia per il presunto coinvolgimento di alcuni membri nella strage di Hamas del 7 ottobre. Dujarric ha anche reso noto un incontro tra Guterres e il capo delle indagini interne dell’Onu per garantire che l’inchiesta sulle accuse israeliane sia condotta “rapidamente e nel modo più efficiente possibile”.

Unione europea

Borrell ha accolto con favore “le misure rapide e decisive adottate dall’organizzazione “alla luce di “accuse molto gravi contro un certo numero di membri del personale dell’Unrwa”, e ha affermato che “l’Ue determinerà le prossime decisioni sui finanziamenti alla luce dell’esito delle indagini”. L’Unione europea è uno dei maggiori donatori dell’Unrwa, fornendo circa un decimo dei finanziamenti dell’agenzia delle Nazioni Unite secondo i dati del 2022.

Ieri l’Ue ha fatto sapere che “si aspetta che l’Unrwa accetti di effettuare un audit dell’Agenzia da parte di esperti esterni indipendenti nominati dall’Ue, che si concentri specificamente sui sistemi di controllo necessari a prevenire il possibile coinvolgimento del suo personale in attività terroristiche”, aveva comunicato ìla Commissione, dopo le accuse formulate dal governo israeliano nei confronti dell’agenzia. L’Ue si attende “inoltre un rafforzamento del Dipartimento di Investigazioni Interne (Dios) dell’Unrwa, che è fondamentale in questo senso. Infine, dovrebbe essere avviata quanto prima una verifica di tutto il personale dell’Unrwa per confermare che non abbia partecipato agli attacchi”.

Il Qatar dal canto suo ha avvertito che lo stop ai finanziamenti all’Unrwa avrà “ripercussioni catastrofiche” sui rifugiati palestinesi. Lo ha detto la sottosegretaria alla Cooperazione internazionale di Doha, Lulawa bint Rashin al Jater, in un colloquio telefonico con il commissario generale dell’agenzia dell’Onu, Philippe Lazzarini. La sottosegretaria, si legge in una nota, “ha sottolineato che la revisione, la trasparenza e la responsabilità del lavoro dell’Agenzia sono estremamente importanti e che la giustizia non diventi una punizione collettiva contro il popolo palestinese”.

Rashin al-Jater ha ribadito l’appello del Qatar affinché “il soddisfacimento dei bisogni umanitari vitali del popolo palestinese rimanga una priorità assoluta per la comunità internazionale, soprattutto alla luce dell’aggravarsi delle sue sofferenze a causa dell’occupazione, dell’assedio, della guerra e degli ostacoli di Israele all’afflusso di aiuti”.

Dal canto suo, Lazzarini ha sottolineato che l’Unrwa ha preso “tutte le misure legali” per indagare sul possibile coinvolgimento di “un piccolo gruppo di suoi dipendenti” negli attacchi di Hamas, e ha ribadito che l’agenzia “rimane impegnata ai valori dell’Onu”.

Israele

Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha annunciato di aver annullato incontri previsti in settimana in Israele tra funzionari del dicastero e il capo dell’Unrwa, Philippe Lazzarini. “Ho appena cancellato gli incontri di mercoledì del capo dell’Unrwa con funzionari del ministero degli Esteri – ha scritto il ministro su X – Dipendenti dell’Unrwa hanno partecipato al massacro del 7 ottobre” in Israele. E ha aggiunto: “Lazzarini dovrebbe trarre le conclusioni e dimettersi. Qui i sostenitori del terrorismo non sono i benvenuti”.

L’intelligence israeliana ritiene che il 10 per cento dei 12mila dipendenti dell’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistere i rifugiati palestinesi, sia legato a Hamas o alla Jihad Islamica. Lo scrive il Wall Street Journal spiegando di aver esaminato i rapporti dell’intelligence israeliana. Il dossier sostiene inoltre che sei dipendenti dell’Unrwa hanno partecipato all’assalto del 7 ottobre e due hanno contribuito a rapire ostaggi, tra cui il corpo di un soldato.

Fonte: ADNKRONOS.COM

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