Il ministro Maurizio Lupi telefona a ErcoleIncalza e gli chiede «se è disponibile a ricevere in ufficio al ministero a Roma, nello stesso pomeriggio, il figlio Luca, per avere “consulenze e suggerimenti”».
Secondo gli investigatori, il riferimento è a un lavoro per il figlio del ministro. «Quando vuoi», è la risposta diIncalza. Poche ore dopo, Luca Lupi è nell’ufficio di Incalza. Sono le 13.33 dell’otto gennaio 2014.
«Ascolta – dice Lupi – se fra un quarto d’ora ti mando questo che è venuto da Milano a Roma a far due chiacchiere? Nel senso di avere consulenze e suggerimenti eccetera. Viene mio figlio Luca, no, quando vuoi, dimmi a che ora te lo faccio venire in modo che…».
Incalza, viene ricostruito, dà la sua disponibilità per ricevere Luca Lupi nello stesso pomeriggio: «Quando vuoi, ma figurati! Nessun problema! O adesso o alle cinque, quando finisce il Tesoro, no?».
Lupi preferisce che il figlio parli con Incalza subito: «No, allora conviene che venga adesso, così…».
Alle 14.29, annotano gli investigatori, Incalza chiama Stefano Perotti e gli chiede quando può essere a Roma. Perotti risponde: «Posso arrivare venerdì se vuoi».
Incalza, continua l’annotazione, «si rivolge a una persona che è nel suo ufficio (Luca Lupi) e gli chiede se gli va bene «fissare l’incontro con Stefano Perotti per venerdì 10 gennaio».
Poi Perotti chiede: «Chi è questo?» e Incalza gli fa capire che è Luca Lupi. «Il figlio di Maurizio!».
(Fonte La Stampa)