Una scatoletta di tonno e un pacchetto di cracker a mensa, a differenza dei suoi compagni, perché i genitori, di origine straniera, non sono in regola con il pagamento dei buoni pasto. L’episodio, accaduto pochi giorni fa a una bambina delle scuole elementari di Minerbe in provincia di Verona – e rivelato dal quotidiano L’Arena – è stato denunciato dalla segreteria provinciale del Partito democratico, che parla di “scelta discriminatoria” da parte dell’amministrazione comunale a guida leghista. La scelta sarebbe stata concordata tra i gestori della mensa e il Comune, di cui è sindaco il leghista Andrea Girardi, dopo inutili solleciti al pagamento verso la famiglia. Una decisione che avrebbe anche turbato la piccola, che ha pianto quando si è vista servire un pasto diverso, e ridotto, dai compagni.
Abbiamo alcune domande da porre al Comune:
Perchè i genitori non pagavano la mensa, di 5 euro al giorno circa?
E’ stato verificato lo stato economico della famiglia da parte del Comune, tale a quanto pare, da non poterle garantire neanche un pasto?
E’ stato richiesto l’intervento degli assistenti sociali per capire se la bimba vive in condizioni economiche sociali tali da permetterle una crescita serena e senza problemi?
Si è tentato di trovare loro un lavoro?
Si è valutata la possibilità di intervenire a tutela della bambina (compreso la questione dell’affido) se le condizioni della famiglia sono cosi critiche?
Questo dovrebbe fare una Istituzione. E non dare una scatola di tonno e discriminare il minore.
Occorre intervenire alla radice, ossia direttamente sulla famiglia! (n.d.r).
