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Il Grande Fratello in autogrill

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microchip  da redazione

IQ. 29/03/2013 – Il  Grande Fratello arriva in autogrill. No, non pensate ad una rimpatriata di ex gieffini né ad una pensata pubblicitaria per rilanciare il reality. Il Grande Fratello in autogrill è un braccialetto elettronico per controllare i dipendenti. A Bologna, infatti, baristi e cassieri avranno un microchip infilato in tasca o appeso al collo, usato come bracciale o attaccato alla cintura, al fine di rilevare la posizione dei dipendenti in ogni momento del turno di lavoro. E che, laddove c’è una “difformità” invia un segnale satellitare a una centrale operativa. Segnale che poi viene rinviato agli uomini della sicurezza.

I vertici di MyChef, colosso francese della ristorazione con decine di punti vendita in aeroporti e autostrade, si difendono dicendo che lo fa “per la sicurezza dei lavoratori”. I sindacati, dall’altra parte, credono sia “un modo per controllarli, ed  è una cosa gravissima”. Una cassiera della “Pioppa Ovest”, area di servizio alle porte di Bologna, racconta che se “resta  sdraiata per più di 90 secondi, ad esempio in caso di rapina, viene inviato un segnale alla centrale operativa, che interviene”. E qui si tratta di sicurezza, ma il problema è che il microchip suona anche “se resta ferma dietro al bancone per un paio di minuti, in piedi. In quel caso la centrale chiama per chiederti se va tutto bene”. E qui subentra il controllo. Anche perché l’aggeggio, coprendo l’intero turno di lavoro, suona anche se si va in bagno e ci si resta un minuto in più. L’amministratore delegato di MyChef, Sergio Castelli, “sbalordito” per la polemica, afferma: “il dispositivo, che non è un braccialetto, i braccialetti ce li hanno i prigionieri, – precisa – è costruito dalla ditta Micrologic di Verbania e assomiglia a un classico “sistema salva-vita”. Si attiva solo se il lavoratore schiaccia il pulsante oppure se rimane fermo per 90 secondi sdraiato per terra, come quando è in atto una rapina. Lo abbiamo scelto perché nell’ultimo anno e mezzo nelle nostre aree di servizio di rapine ne abbiamo avute ben sette. E, soprattutto i lavoratori hanno firmato, hanno ricevuto le istruzioni e abbiamo le firme del medico competente e del rappresentante della sicurezza. L’abbiamo fatto per loro”. Malgara Cappelli, della Fisascat- Cisl, non la vede proprio allo stesso modo: “È un fatto gravissimo: l’azienda ha in organico un lavoratore in meno e mette in atto un sistema di videosorveglianza a distanza che non può essere utilizzato senza un accordo sindacale”. “È troppo pericoloso lasciare da soli i dipendenti, specie se sono donne. E quel dispositivo non garantisce un intervento tempestivo in caso di pericolo” aggiunge Fabio Fois della Cgil. Insomma che si tratti di sicurezza o di controllo i dipendenti vengono video sorvegliati. Visto che il microchip suona anche se ci si trattiene in bagno un po’ di più, non ci si meravigli di malattie e certificati in caso di influenze o vesciche da svuotare.

 

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