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Vincere a casa: Leclerc amore per Monaco.

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“Lasciami andare a casa” canta Michael Bublè, in una strofa che sembra quasi un grido disperato e malinconico di un brano che sottolinea il sentimento di sicurezza e di conforto che si può trovare una volta tornati alle proprie origini, alla propria casa. “Quel posto dove quando ci andate vi accolgono sempre” la definiva Robert Frost, ed è proprio così che è stato per Charles Leclerc. L’idolo del Principato che, da quando ha scelto la vita del pilota di Formula 1, è sempre tornato a cercare di conquistare quel Gran Premio, quello che da bambino guardava dal balcone, quello che ha sempre sognato di vincere e che ora finalmente ha dominato. Non senza faticare, non senza subire sconfitte e sfortune negli anni precedenti – la cattiva sorte si era messa di mezzo tra lui e il gradino più alto del podio negli anni in cui sia la squadra al box che il pilota nell’abitacolo erano stati impeccabili- che sembravano non voler far risuonare l’inno monegasco alla fine del Gran Premio di Monte Carlo, tra le stradine del Casinò ed il tunnel dell’Hotel Fairmont separate da un sottile guardrail dal luccichio blu del mare. Al termine di una gara noiosa, costituita da 78 giri di attesa nei quali ha risuonato, sempre per prima, la musica dei motori del Cavallino, si è commosso anche il Principe Alberto (come la fidanzata di Leclerc Alexandra Saint Mleux e il presidente della Ferrari John Elkann) salito sul podio insieme al campioncino in rosso. E alla fine Charles è tornato in bicicletta, fermato magari da qualche passante che gli ha chiesto una foto o un autografo e si è preparato per la sua festa durante la quale si è lanciato al di là di quel guardrail, insieme al suo protettore Fred Vasseur per un tuffo in quel mare che ha sempre conosciuto e amato.

Charles Leclerc, Ferrari F1

Commozione Leclerc: “Ho pensato a mio padre”

“Ho pensato a mio padre” Charles ha scelto la dedica più dolce, una vittoria per Hervè che se ne andò nel 2015, il papà che sognava di vedere i figli al vertice in Formula 1, ma non fece in tempo. “Ho firmato per la Ferrari”, Charles scelse di dire una bugia per vedere il padre andarsene con il sorriso, perché negli ultimi giorni Hervè potesse aggrapparsi alla speranza di un futuro luminoso in rosso per il figlio. Leclerc non aveva ancora firmato con il cavallino, vinceva nella GP 3 certo, vinceva anche in Formula 2, ma la stagione da rookie delle meraviglie in Sauber nel 2018 era ancora lontana, l’arrivo a Maranello restava un sogno che ha saputo realizzare anche per rendere onore a quella profetica bugia. Eccolo che dopo sette anni, sulla strada di casa il campioncino negli ultimi giri di una gara dominata ha ripercorso queste memorie, e quei momenti passati con gli affetti che ormai non ci sono più. Quando era ancora un giovane principe sognatore, Leclerc si è avvicinato ai motori al kartodromo di Brignoles, di proprietà di alcuni amici di famiglia che in quel periodo vedevano il loro piccolo Jules (amico di Charles) compiere i primi passi, i primi chilometri insieme alle leggende della Formula 1, anche lui sognava un giorno di farne parte. Il piccolo ragazzo francese, al volante di una Marussia ottenne i primi punti in Formula 1 dieci anni fa, proprio sotto la casa di Charles, proprio al Gran Premio di Montecarlo; un nono posto che apriva le porte di Maranello al giovane di Nizza. Quello di Jules Bianchi fu un destino crudele, un’effimera vita che prometteva gioie e trionfi nello sport e che si concluse tragicamente sotto un diluvio giapponese che prese le sembianze dell’incubo dal quale l’amico di Charles non si risvegliò più. Una storia di lacrime che come un tragico flashback si ripresentò nel 2019 a rendere più cupo il mondo dei motori del quale principino monegasco bramava di entrare a far parte. Senza Jules, senza Hervè, Leclerc firmava per la Ferrari e nel 2019 inseguiva, anche per loro, quella prima vittoria che arrivò accerchiata da una coltre di tristezza e di lacrime. Charles tagliò il traguardo al primo posto in quella gara, festeggiò il successo in Formula 1, quel che il padre aveva sempre sognato per lui, ma quel giorno non ci fu spazio per la felicità nel cuore del ferrarista. Alla vigilia della gara, nel corso della sprint di Formula 2, un brivido di terrore si era diffuso nel paddock: un incidente aveva portato via Anthoine Hubert, giovane pilota francese che sulle orme dell’amico Charles cercava di farsi strada tra i grandi. Il numero 16 salì sul podio con le lacrime agli occhi, senza celebrazioni, fronteggiando ancora una volta il cuore in frantumi per la perdita di un altro amico. La commozione di Leclerc al termine del Gran Premio di Montecarlo racchiude i sentimenti per i suoi affetti, racchiude il dolore incurabile dell’assenza di Hervè, di Jules e di Anthoine. Quella di Monaco è una vittoria che porta con sé il loro ricordo, che racconta molto più dei 78 giri statici visti nelle strade del principato.

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