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Tajani: “Marina Berlusconi mi ha ribadito la vicinanza della famiglia a Forza Italia”.

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Con l’aria grave del lutto ancora fresco, e con una gigantografia di Silvio Berlusconi alle spalle, nasce la nuova era di Forza Italia senza il Cavaliere. E a prenderne il testimone è Antonio Tajani. Formalmente il vicepremier è il numero due del partito.

Ma in attesa che il 22 giugno parta l’iter per scegliere chi traghetterà gli azzurri fino al Congresso, è lui il trait d’union con la famiglia del Cavaliere cioè con coloro che, più di ogni altro finora, possono garantire l’esistenza in vita di FI. Non a caso è a Tajani che telefona Marina Berlusconi, per ringraziare tutto il partito dell’affetto e vicinanza mostrata e “nel rispetto dei ruoli”. E’ lui stesso a raccontarlo, perché “autorizzato” dalla primogenita a dirlo pubblicamente, sottolinea più volte. In sostanza la famiglia non lascia gli ormeggi della creatura politica del padre – compresi i debiti finanziari – ma ciascuno nel proprio perimetro. E in quello politico, per ora, decide Tajani. Altri frontman non ce ne sono. E nemmeno frontwoman, se qualcuno pensasse all’ultima compagna del Cav. per un ruolo più politico.

“Marta Fascina è un deputato, non c’è bisogno di ritagliare spazi formali”, spazza ogni dubbio il ministro degli Esteri. Altra garanzia, rimarca, è sul nome del leader, che resterà nel simbolo: “Questo è e sarà sempre il partito di Silvio Berlusconi”. Parole che aprono la prima conferenza stampa di FI dopo la morte del creatore del partito. Non voluta ma necessaria, ripete il ‘reggente’ in pectore a meno di 48 ore dai funerali. Lo dimostra anche la selva di microfoni e il ‘circo mediatico’, stipato nella sala riservata agli incontri stampa nella sede alle spalle di Montecitorio. Per Tajani l’espressione è mesta, la voce bassa. A tratti sembra che le parole non gli vengano. Alza la voce solo per chiedere alla stampa di spegnere i telefonini, “per gentilezza”, quando ne suona uno. Attorno ha gli altri vertici del partito. Alla sua destra Licia Ronzulli. Anche lei ha l’aria provata, spiega che “essere qui è un sacrificio, eravamo tutti con le lacrime agli occhi ieri”. A sinistra di Tajani siede il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli. Subito dopo Flavio Martusciello, capo delegazione di forzisti nel Parlamento europeo. Un quartetto che, maliziosamente, è più eloquente dell’ordine in cui sono seduti al tavolo. Racconta la pace firmata nel partito per Tajani ‘quasi presidente’, mettendo da parte veleni e ambizioni. Del resto, parla lo statuto di FI. Tajani ne cita l’articolo 19 che “purtroppo prevede cosa si deve fare in caso di impedimento del presidente”. Ed elenca i prossimi step: il 22 giugno si riunirà il comitato di presidenza (non più di 30-40 forzisti), che a sua volta convocherà il Consiglio nazionale (probabilmente entro luglio) da cui uscirà il nome del reggente.

Un incarico lungo almeno un anno – si vocifera – per gestire la tregua fino al Congresso nel 2024 e che quasi sicuramente sarà dopo le elezioni europee. Sperando che l’onda emotiva del partito, orfano del Cav, sia un collante per eletti ed elettori e così eviti fughe di parlamentari o crolli alle urne. A quel punto, se non sarà una debacle elettorale, il reggente avrà buone chance di una ‘promozione’.

Nel frattempo Tajani va avanti, forte dell’endorsement rinnovato di Marina che è più di un lasciapassare da ogni tensione interna. In cambio – maligna qualcuno – la famiglia del fondatore potrebbe chiedere un sostegno sugli affari dell’azienda. Ma alla domanda se Palazzo Chigi si opporrebbe a un interesse di Vivendi per Mediaset, il ministro risponde seccato: “Il governo non si occupa di ipotesi e chiacchiere, periodi ipotetici dell’irrealtà”. Nessuna interferenza dei familiari neppure sul successore del leader al Senato: Tajani smentisce che si stia pensando alla candidatura di Paolo, fratello di Berlusconi, per le suppletive. “Parleremo con i nostri alleati”, si limita a dire. Unità è la parola d’ordine anche per Ronzulli: “Dobbiamo praticare l’unità senza farci condizionare da quelli che vorrebbero un partito litigioso, diviso e debole. Non sarà così”, insiste. E chiosa a bassa voce: “Oggi purtroppo inizia una nuova pagina, con il rispetto e la dignità dei ruoli ma lo dobbiamo a Berlusconi”.

ANSA.IT

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