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Spaccarotella deve 1,5 milioni allo Stato

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sandri-stadio dalla redazione

IQ. 12/03/2013 – Luigi Spaccarotella, l’agente di polizia che nel 2007 sparò il colpo che uccise  Gabriele Sandri dovrà pagare 1,5 milioni al Ministero dell’Interno per danno erariale. Lo ha deciso la Corte dei Conti, dopo aver accolto le motivazioni della procura regionale. In tutto l’agente che l’11 novembre 2007 nell’area di servizio di Badia al Pino sparò il colpo che uccise il tifoso della Lazio Gabriele Sandri dovrà pagare tre milioni di euro.

Una cifra del genere, si legge nel parere dell’Avvocatura generale dello Stato – “sebbene risulti ancora superiore ai valori ricavabili dall’applicazione delle tabelle in uso presso i tribunali” per casi analoghi è stata giustificata “in considerazione della particolarità della vicenda” e “dalla quale potrebbero conseguire pericoli dall’ordine pubblico”. Gabriele Sandri venne ucciso l’11 novembre 2007 in un autogrill in provincia di Arezzo in una ordinaria domenica di campionato. Un’auto di tifosi juventini era arrivata nel piazzale di sosta dove, dopo essere stata avvicinata da alcuni ultrà laziali, armati di spranghe, scoppiò una rissa. Dall’altra parte della carreggiata, a oltre 50 metri di distanza, sul piazzale dello stesso autogrill, c’erano due pattuglie della Polstrada che azionarono le sirene. La rissa non si placò e Spaccarotella decise di sparare due colpi. Uno colpì al collo Gabriele Sandri che si trovava seduto in mezzo sul sedile posteriore di una Megane Scenic. Il tifoso della Lazio morì poco dopo. L’uccisione di Gabriele, 26 anni, tifoso della Lazio,  noto dj dei locali romani e titolare di un negozio di abbigliamento, venne definito, dopo poche ore, “un tragico errore” dal  questore di Arezzo Vincenzo Giacobbe. La famiglia della vittima, invece, lo definì, attraverso  il loro legale Luigi Conti, “omicidio volontario”. Quel giorno fu un caos. All’inizio si parlò di scontri e della morte di un ragazzo per mano di tifosi avversari. Dopo poco si capì che Gabriele era stato ucciso da un uomo delle forze dell’ordine. I vertici calcistici e i dirigenti del Viminale decisero di sospendere Inter-Lazio e di far cominciare le altre partite di Serie A con 10 minuti di ritardo. Ma gli animi dei tifosi sono in subbuglio e si registrano scontri ed incidenti in vari stadi. “Gabbo (questo il soprannome di Gabriele), non era un tifoso violento” e seguiva la squadra in tutte le sue trasferte. Lo conoscevano pure i giocatori. “Me lo hanno ammazzato a 26 anni con una pistola. Ora le istituzioni facciano la loro parte”. Queste sono sempre state le parole di Cristiano Sandri, fratello di Gabriele e del papà Giorgio. Alla fine di marzo 2009, ad Arezzo, inizia il processo di primo grado e il 14 luglio l’agente Luigi Spaccarotella viene ritenuto colpevole di omicidio colposo e condannato a 6 anni di reclusione. Il 1 dicembre 2010, la Corte di Appello di Firenze condanna Spaccarotella alla pena di 9 anni e 4 mesi. La Corte condanna l’agente per omicidio volontario con dolo eventuale. Il pg Aldo Giubilaro aveva chiesto la condanna a 14 anni ma la Corte ha riconosciuto una riduzione della pena legata al rito abbreviato e alle attenuanti generiche. “Giustizia è fatta” le prime parole del padre di Gabriele. “Ho sempre avuto fiducia nella giustizia e voglio dire grazie a tutto il popolo del Gabbo, la gente che c’è stata vicino fino a questo momento. Ho avuto un solo momento di scoraggiamento quando è stata emessa la sentenza di primo grado che era raccapricciante. Ma ora le cose sono andate come dovevano andare. Gabriele non ritornerà in vita ma almeno giustizia è stata fatta.

 

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