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Fiammetta Borsellino e i depistaggi sulla strage di via d’Amelio

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La strage di via d’Amelio, quell’estate in cui muore Paolo Borsellino e l’antimafia

E’ il 19 Luglio del 1992 quando muore Paolo Borsellino, magistrato palermitano ucciso da Cosa Nostra insieme ai suoi cinque agenti di scorta. Della scorta ricordiamo: Agostino Catalano, Emanuela Loi ( prima donna della Polizia di Stato a morire in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Nomi di magistrati, di agenti di scorta, di pentiti di mafia, di testimoni diventano tasselli di un puzzle di difficile ricostruzione, a causa dei continui depistaggi. La figlia di Borsellino, lei che di professione è assistente sociale sa parlare ai ragazzi delle scolaresche , lanciando messaggi forti e chiari circa la morte del padre.

Colorare di antimafia, ma quella vera e non quella sbandierata da cultori di “moralismo” o di “business” allo stato puro è l’obiettivo di Fiammetta Borsellino, che su questi aspetti è  categorica, senza veli o infingimenti . Il suo è un invito alla legalità, alla trasparenza, alla sfida di combattere le mafie, con l’augurio di poter rinsaldare gli organismi di coordinamento per le indagini antimafia, un’antimafia a sostegno di tutti quegli uomini, quelle donne che ancora credono nella giustizia, garanzia di democrazia e di libertà.

La strage di via d’Amelio ricorda le vittime di un attentato avvenuto d’estate, costellato da depistaggi, dal mistero dei tabulati telefonici scomparsi,ma la parola chiave rimane “depistaggi”, perché ancora oggi molti magistrati stanno indagando su quegli eventi;la Borsellino ha una voce brillante, in grado di trasferire forza e coraggio, superando quel dolore, le lacrime della sua famiglia, di suo fratello Manfredi, di sua sorella Lucia e della defunta madre Agnese, di fatto lei non piange ma agisce, parla alla gente, dice le cose come stanno, soffermandosi sulla mancata protezione di Borsellino dopo la strage di Capaci, sulla scomparsa dell’agenda rossa e sul ruolo di molti pentiti e di magistrati.

Urge sempre di più  incontrare personaggi come la figlia di Borsellino, esempi di verità e di giustizia. Raccontare la versione dei fatti è un atto dovuto,in particolare le testimonianze di Gaspare Spatuzza hanno smentito le versioni date dai collaboratori di giustizia Scarantino e Candura, dopotutto la ricerca del vero, la battaglia alla mafia si vince sul campo.

“Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola” avrebbe detto Paolo Borsellino e lo dice ancora “nelle piazze in tutto il mondo”, annunciando la liberazione da ogni tipo di corruzione.

Matteo Spagnuolo

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