Il fatto che i giudici francesi abbiano assolto Vittorio Emanuele di Savoia dall’accusa di omicidio volontario del giovane tedesco Dirk Hamer, “non significa però” che il ‘principe’ “sia esente da responsabilità sotto ogni altro profilo, giacchè assume pur sempre rilievo” “civilistico ed anche etico” che quella morte “avvenne nel corso di una sparatoria a cui partecipò Savoia, al di fuori di ogni ipotesi di legittima difesa”. Lo dice la Cassazione che ricorda che Savoia intercettato “rese una confessione” sulla vicenda.
I giudici francesi, si ricorda, hanno escluso “l’atto volontario” ma non è chiaro se l’assoluzione è riferita all’omicidio volontario o anche a quello colposo e il Savoia “si è ben guardato dal produrre” in causa “la sentenza dell’autorità giudiziaria francese e si è ben guardato dal confortare la sua tesi dell’ estraneità al fatto, presentandosi a dibattimento e testimoniando sotto giuramento”. Dalle intercettazioni di ‘Vallettopoli’ nel carcere di Potenza – inchiesta del 2006 nella quale Vittorio Emanuele venne arrestato e poi assolto – emerge che il Savoia “confessò di aver sparato più di un colpo di fucile e che uno di essi raggiunse Dirk Hamer, dopo aver attraversato la carena dell’imbarcazione su cui si trovava il malcapitato, oltre a vantarsi di aver ‘fregato’ i francesi”. Praticamente, l’aspirante re, nell’intercettazione “rese una confessione, dopo aver mostrato di conoscere esattamente la dinamica” della vicenda, concludono gli ‘ermellini’.