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California, stiamo arrivando. Il tennis Coast to Coast: bentornato Sunshine Double.

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“Siamo stati in fuga, guidando sotto al sole, cercando il numero uno” a dir la verità, il percorso che sta intraprendendo Jannik Sinner, alla fine della via, lo potrebbe portare ad essere il numero due perché per la prima posizione mondiale di Djokovic ci sarà in ogni caso da aspettare, almeno fino a Wimbledon. Ma queste parole dei Phantom Planet, che sono diventate celebri negli States per essere state la colonna sonora di un’amatissima serie TV, possono esprimere al meglio la fase della carriera di Jannik Sinner che dopo tante fatiche, e difficoltà fisiche, mentali ed agonistiche ha finalmente coronato il suo sogno vincendo uno Slam. Ma per continuare a cercare il numero Uno la Volpe Rossa dovrà proseguire sulla stessa strada, continuando a guidare sotto i raggi battenti delle avversità che si presentano ad un neo campione Slam: il tutto focalizzandosi con il prossimo capitolo della stagione, che se avesse un titolo potrebbe coincidere con la strofa successiva della canzone dei Phantom Planet, “California, Stiamo arrivando”.

California here we come: ad Indian Wells inizia il Sunshine Double

Che il sogno sia americano o più nel dettaglio californiano Jannik lo capirà nelle prossime quattro settimane. Dalla California alla Florida torna il Sunshine Double, la serie di tornei che attraversa gli Stati Uniti Coast to Coast e che a fine marzo lascerà in eredità i nomi dei primi campioni 1000 della stagione (dopo il torno californiano il circuito volerà a Miami per un secondo mille). Almeno per quanto riguarda il tennis maschile, poiché il circuito WTA ha già festeggiato con Swiatek e la nostra Paolini, campionesse del medio oriente (vincitrice rispettivamente di Doha e Dubai). I ragazzi invece ripartono, dopo i tornei di transizione di Rotterdam (vinto da Sinner), Rio de Janeiro ( Baez), Acapulco (De Minaur) e Dubai (Humbert), dalla California, ad Indian Wells. Quello del BNP Paribas Open è uno scenario diverso rispetto agli altri Masters 1000, ospitati per lo più da grandi città; il Tennis Garden si trova nel mezzo del Palm Desert, in quella che è nota come la Coachella Valley, proprio dove in primavera si tiene il più grande festival musicale di questa era storica. D’altronde non lontano da questi terreni ha avuto origine la musica moderna; la musica rock in California ha trovato la sua evoluzione, influenzata dalla Summer of Love e dallo sviluppo della controculutra psichedelica degli anni Sessanta, che da San Francisco (più precisamente ad Haight-Ashbury) ha ispirato la Beat Generation. Erano tempi in cui il tennis americano non aveva ancora conquistato il mondo, e il torneo della Coachella Valley non era neanche nelle menti di professionisti ed amatori: l’antenato del BNP Paribas Open nasce a Tucson in Arizona e solo dal 1976 si trasferì prima a Palm Springs e poi a La Quinta. Ad inaugurare l’era Indian Wells fu Boris Becker, nel 1987.

Come tutti i mille è un torneo che nell’albo d’oro vanta le firme dei più grandi, dai magnifici tre (Nole, Rafa, Roger) a Pete Sampras, Michael Chang ed Andre Agassi, l’ultimo vincitore americano prima dei vent’anni di digiuno a stelle e strisce intercorsi tra lui e Fritz nel 2022. Nel circuito femminile, l’astinenza di successi States è ancora ininterrotta, da quando nel 2001 Serena Williams superò Kim Clijster. E l’Italia? Non c’è mai stata gloria per il tricolore nella Coachella Valley, se non un brivido targato Bolelli-Fognini nel 2015. Oggi più che mai il Team Italia si presenta nel deserto con due punte di diamante invidiabili: Jasmine Paolini per il femminile e soprattutto Jannik Sinner nel circuito maschile. L’assalto della Volpe Rossa al secondo posto nel ranking parte da qui, riparte dalla sconfitta dello scorso anno in semifinale contro Alcaraz, riparte dai successi di Melbourne e di Rotterdam e da un’imbattibilità che non vuole interrompersi, e di ciò noi tifosi ne siamo grati. California arriviamo.

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