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TOTO CITTI’ ITALIA, ECCO PERCHE’ MANCINI SAREBBE L’UOMO GIUSTO

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di Gianluca Colasanti

IQ. 01/08/2014 – Brasile 2014 si è concluso in maniera totalmente negativa per gli azzurri e per la Federcalcio in generale. La debacle mondiale, infatti, ha scardinato totalmente un sistema che, invece, era programmato per resistere ancora. Le dimissioni di Prandelli ed Abete hanno scosso i vertici del calcio e dello sport italiano, lasciando un buco a livello dirigenziale, che verrà ricoperto nel giro di pochi giorni con uno tra il discussissimo Tavecchio e Demetrio Albertini, ex numero due di Abete, e soprattutto un buco a livello tecnico, l’aspetto che più interessa a tutti gli appassionati di calcio del Bel Paese.

A giorni conosceremo il nome del nuovo Commissario Tecnico della nazionale italiana e non possiamo fare a meno di notare come questa scelta avrà ripercussioni importantissime nel futuro dell’Italia calcistica. Dopo i fallimenti iridati post Berlino, infatti, serve una scossa da parte di un tecnico che riesca ad invertire la tendenza degli ultimi 8 anni in cui la parola “nazionale” è stata troppo spesso associata a qualcosa di anarchico, potenzialmente molto forte ma comunque troppo disordinato.

Ecco perché la figura di Roberto Mancini sarebbe perfetta per ricoprire un ruolo così importante in un momento storico talmente caotico per i colori azzurri. Mancini è da sempre un allenatore di grande affidabilità e personalità, dotato di un’ esperienza internazionale importante, forgiata da anni e anni di Champions League con Inter, Manchester City e Galatasaray.

Da non sottovalutare poi il fattore alternative. Con Conte che si appresta a vivere un anno sabbatico, infatti, forse Mancini rappresenta una scelta di maggiore qualità rispetto ai vari Guidolin o Spalletti, con tutto il rispetto per questi ultimi. Mancio è un vincente, da allenatore ha riportato il titolo di Campione d’Inghilterra dopo 44 anni nella metà blu di Manchester ed è riuscito ad aprire la grande stagione dei successi dell’Inter assemblando una corazzata che poi avrebbe vinto tutto.

Un predestinato insomma, proprio quello di cui ha bisogno l’Italia per dimenticare la mentalità rinunciataria del Mondiale brasiliano per proiettarsi con spavaldo ottimismo verso gli Europei del 2016

 

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