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Riforme e premierato, maggioranza al lavoro su punti più critici ddl.

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lunedì, Giugno 17, 2024

Maggioranza al lavoro per ritoccare i punti più critici del disegno di legge sul premierato, dopo il vertice con i capigruppo del centrodestra che si è svolto al Senato alla presenza dei ministri Casellati (Riforme) e Ciriani (Rapporti con il Parlamento). La prossima settimana sarà presentata una bozza di proposta per provare a risolvere tutti i nodi sul tavolo: se ci sarà accordo all’interno della coalizione, entro il 29 gennaio verranno depositati gli emendamenti della maggioranza, che non dovrebbero essere più di 8.

“A fronte delle perplessità su alcune questioni, mosse da quasi tutti i 50 costituzionalisti ascoltati in Commissione, mi sembrava giusto organizzare un confronto di maggioranza per capire come muoversi. Parliamo di un ddl di iniziativa governativa, la premier l’ha definita la madre di tutte le riforme”, spiega all’Adnkronos il presidente della Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, Alberto Balboni, esponente di Fratelli d’Italia. Innanzitutto si è discusso di metodo: “Eventuali, e sottolineo eventuali proposte di modifica dovranno essere presentate esclusivamente a nome di tutta la maggioranza” quindi “niente fughe in avanti di questo o quel partito”, assicura il meloniano, che aggiunge: “Ci saranno solo proposte condivise, limitate allo spirito di questa riforma che tocca pochissimi aspetti. Vogliamo che sia un intervento chirurgico, che non riguardi troppi articoli della Costituzione”.

I nodi sul tavolo

Nell’incontro di giovedì a Palazzo Madama si è parlato dei punti critici evidenziati dagli esperti: “Ci siamo interrogati sull’opportunità di inserire in Costituzione un premio di maggioranza del 55%”, osserva Balboni. Uno degli argomenti dibattuti “è stato quello del secondo premier: così come è formulata, questa norma può determinare la possibilità di uno scioglimento delle Camere che non ha nemmeno il primo premier”. “Altro tema delicato è la fiducia: come è possibile che un premier eletto direttamente dagli elettori debba passare da un voto di fiducia alle Camere? E’ un paradosso…”. E ancora: “Molti dall’opposizione hanno sollevato la questione dei limiti ai mandati: in tutte le democrazie ci sono limiti al numero di mandati consecutivi, anche la premier ha detto che questa obiezione è ragionevole. E quindi dovremmo interrogarci anche su questo aspetto”.

La road map

Come sciogliere questi nodi, dunque? Balboni traccia una road map: “Punto primo, servirà un’interlocuzione con il vertice del governo e con i gruppi di maggioranza. Abbiamo rappresentato a Ciriani e Casellati questo desiderio di confronto. Nel frattempo, su proposta del presidente Marcello Pera che fa parte della Commissione, abbiamo deciso di cominciare a mettere nero su bianco una bozza di proposta su cui lavorare. Presenteremo tra questo fine settimana e inizio settimana prossima delle proposte alternative sui temi sollevati. Poi sottoporremo questa bozza ai componenti di maggioranza della Commissione: se ci sarà intesa, la sottoporremo ai ministri e, tramite loro, al governo. Se si troverà la quadra, entro il 29 gennaio depositeremo gli emendamenti, che saranno pochi e selettivi”. Quanti? “A mio modesto parere non più di 5 o 6, esagerando 7 o 8”.

Nel dettaglio, come interverrete sulle criticità evidenziate dai costituzionalisti? “C’è unanimità sia nella maggioranza che nell’opposizione sul fatto che il premio di maggioranza non può essere quantificato in Costituzione, bisogna delegarlo alla legge elettorale che si occuperà anche di definire la soglia minima, che come sappiamo la Corte costituzionale impone venga fissata in una percentuale ragionevole”. Secondo il senatore di Fdi “si potrebbe ragionare su una soglia del 40% per far scattare il premio di maggioranza: ma la mia è una riflessione a titolo personale, non siamo entrati ancora nei dettagli”.

Secondo premier

E sul nodo del secondo premier? “Ci sono varie ipotesi in campo. Si potrebbe per esempio cancellare del tutto la figura del secondo premier, ripristinare il principio del ‘simul stabunt simul cadent‘ (cioè, se il premier in carica cade si va al voto, ndr). E come ulteriore ipotesi c’è quella di limitare la nomina di un secondo premier a casi eccezionali come impedimento fisico o morte del premier eletto”, afferma ancora il presidente Fdi della Affari costituzionali. E a chi lamenta una limitazione dei poteri del Capo dello Stato nella nomina del premier, Balboni replica: “Il Presidente della Repubblica non ha una sua facoltà di indicare un altro premier, il Presidente deve verificare se esiste una maggioranza in Parlamento. Non indica chi gli pare. Deve certificare l’esistenza di una maggioranza, deve chiedere che gli venga dimostrata prima di conferire un incarico. Non è una scelta discrezionale. Noi cerchiamo di fare in modo che non ci si trovi di fronte a queste situazioni di crisi”.

Fonte: ADNKRONOS.COM

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