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lunedì, Maggio 6, 2024
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MotoGP: Zarco vince, Martin perseverante con lo stesso errore.

Ormai i copioni delle gare di Moto Gp sembrano avere simili finali, ma trame sempre più avvincenti. La rimonta di Martin su Bagnaia, nel giro di due settimane, è stata completata, annullata e cancellata: lo spagnolo ama il rischio, ma scommettere sull’insicurezza non sempre paga e il jackpot tanto cercato da Jorge neanche questa volta ha fatto risuonare la slot del casinò del motomondiale. Che la gomma morbida al posteriore fosse una scelta ben più che azzardata lo si capiva solo guardando le strategie degli avversari, nessuno aveva adottato quella combinazione tranne lo spagnolo in lotta per il titolo mondiale. Invece fino agli ultimi quattro giri Martin appariva pronto per sbancare Philip Island. Sarebbe stato un gran colpo, avrebbe dimostrato di saper coniugare talento e gestione delle gomme, un mix devastante che potrebbe uccidere la corsa mondiale, non è stato così. La scommessa di Martin è stata persa all’ultimo giro, alle ultime curve, con complicità del compagno di squadra Johann Zarco che ottiene la sua prima vittoria in Moto GP celebrata con l’esultanza in backfllip, come i tempi d’oro calcistici di Miroslav Klose.

Francesco Bagnaia

Martin, è lo stesso errore

Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Anche gli antichi romani concordavano nel criticare la replica dell’errore, ma come detto, quello di Martin era solo un secondo tentativo di scommettere sulla gomma morbida. Anche a Mandalika Jorge aveva scelto la soft in controtendenza rispetto tutte le altre Ducati, in Indonesia gli causò una caduta dolorosa, in Australia è andata meglio, ma non è comunque stato sufficiente per vincere, anzi neanche per il podio. Lo spagnolo potrebbe controbattere con le parole dei Coldplay, “Se non provi mai, non potrai mai sapere quanto vali”, giustissimo quindi correre il rischio, ma giocando con il fuoco ha finito per scottarsi, di nuovo. Se non altro il suo team ha già pronta la formula per cercare la vittoria nella sprint: in caso di gara asciutta la scelta della gomma morbida sarà con ogni probabilità vincente, unico problema che adesso hanno scoperto tutti questo trucco e non sarebbe più una sorpresa la tecnica gomma morbida per i pochi giri della seconda gara. Intanto a ringraziare la giocata finita male di Martin è Bagnaia, che per un momento si era trovato con soli quattro punti di vantaggio ed è invece salito sul podio con un margine di 27 punti.

Jorge Martin, caduta in Indonesia

Le prime volte di Zarco e Di Giannantonio

L’errore fa comunque parte del gioco e oggi la scelta di Jorge è stata complice della gara più bella della stagione. Tanti protagonisti e un podio che per un ipotetico tifoso imparziale potrebbe essere perfetto. Il colpo di Pecco che, chirurgico, trova quello spazio minimo per conquistare la seconda posizione, viene subito replicato da Di Giannantonio per la prima volta sul podio in MotoGP. Il romano classe 98 conquista il suo miglior risultato nella classe regina, a conferma di un’ottima condizione. Pensare ad un futuro con Diggia protaogonista ora è inevitabile, ma il siparietto visto nel retropodio ci ricorda che il 2024 di Fabio è ancora incerto: “Adesso che mi diverto, m’hanno tolto il giocattolo”, in perfetto romano ha evidenziato che l’arrivo in Ducati di Marc Marquez ha lasciato in standby il suo posto sulla griglia di partenza del prossimo anno, ma per ora si gode un bellissimo terzo posto.

Fabio Di Giannantonio

Dicevamo di un’esultanza in stile Miroslav Klose -ma si possono ricordare anche Hernanes e Obafemi Martins- quella di Johann Zarco. Non è una novità vederlo festeggiare in questo modo, lo faceva anche in Moto 2 dove ha vinto due titoli mondiali nel 2015 e 2016. Forse stupisce che la prima vittoria in MotoGP sia giunta dopo sette anni di battaglie, delusioni, errori e certamente anche podi. Ha anche rischiato di non poter vincere questa gara: a frapporsi fra lui e il primo posto. per un momento, c’era Jorge Martin, compagno di squadra in lotta per il titolo mondiale. Come l’avrebbe presa il box se nel bilancio di fine anno allo spagnolo fossero mancati dei punti preziosi per il titolo proprio a causa di Johann? Per sua fortuna non c’è stato bisogno di rispondere alla domanda, Jorge era troppo lento con le gomme soft; l’attacco del francese ha si favorito il sorpasso di Bagnaia, ma il numero 89 è crollato chiudendo in quinta pozione. Ancora una volta i calcoli di Martinator sono saltati.

Più cultura, più inclusione.

Presentazione deli libro ” Qualcosa che sfiora l’utopia”.

con

Michele Gerace -autore

Donato Bonanni-Presidente Ripensiamo Roma

Andrea Lepone-giornalista pubblicista-moderatore

Maria Letizia Sebastiani- Direttore Biblioteca Fondazione Luigi Einaudi -relatore

Francesco Tufarelli- Presidente Centro Studi La Parabola-relatore

Presidente del progetto ” EMusic”a cura di Riccardo Marini, responsabile Cultura di Ripensiamo Roma.

L’evento è aperto ad un numero ridotto di partecipanti. Per informazioni e verifica della disponibilità info@ripensiamoroma.com

Traditi dalla Variante Alta.

“ Ho deciso una notte di maggio, in una terra di sognatori, ho deciso che toccava forse a me”. Lucio Dalla racconta con queste parole quel triste 1° maggio 1994. Il giorno prima il paddock della F1 era stato sconvolto dalla morte di Roland Ratzenberger, avvenuta alla curva intitolata ad un altro storico pilota morto tragicamente in pista, Gilles Villeneuve; il miglior pilota del momento, Ayrton Senna, decise di portare all’interno della sua monoposto una bandiera austriaca per onorare il collega scomparso. Durante la gara Ayrton uscì di strada alla curva del Tamburello che a quel tempo veniva percorsa in pieno, inoltre la via di fuga era quasi inesistente rispetto ad oggi. L’incidente fu fatale al campione brasiliano, sia a causa della violenta decelerazione, sia per il braccio della sospensione che spezzatosi finì per perforare il casco del pilota causandogli una profonda ferita alla testa. Dai resti della Williams disintegrata venne recuperata la bandiera austriaca, spaventosamente intrisa del sangue di Ayrton.

La Formula Uno che conosciamo oggi è figlia di quel weekend. Il circuito di Imola, assente per 14 anni dal calendario di Formula 1, ha subito delle importanti modifiche volte a renderlo sicuro; le vie di fuga sono state ampliate e soprattutto alle fatali curve del Tamburello e alla Villeneuve vennero introdotte due varianti per rallentare le vetture prima della Tosa. “Dovevo cambiare qualche cosa” dice sempre Dalla nel testo della canzone dedicata a Senna, e alla fine l’incidente di Ayrton ha cambiato il mondo della Formula 1.

Questo è il “nuovo” layout del circuito sul quale domenica si è disputato il Gran Premio del Made in Italy e dell’Emilia Romagna. L’atmosfera era quella dei grandi eventi, i biglietti per assicurarsi un posto sugli spalti erano esauriti da settimane e una marea di tifosi con maglia e bandiera rosso Ferrari si è presentata per sostenere Sainz e Leclerc nella “terra di sognatori”.

Tuttavia, le cose sono andate in modo molto diverso rispetto alle aspettative dei tifosi italiani.

Fin dalle qualifiche sono emersi i primi problemi con Sainz che si gira alla Rivazza e rimane impantanato nella ghiaia senza riuscire a portare a termine la sessione.

Il momento in cui il pubblico è stato maggiormente coinvolto è stato durante il sorpasso di Leclerc alla partenza della sprint race, ma poi Verstappen è riuscito a recuperare lo svantaggio e a conquistare la pole, probabilmente aiutato da alcuni problemi di graining sofferti da Charles.

La domenica il copione non è stato diverso dalle giornate precedenti; la gara di Sainz finisce dopo poche curve a seguito di un contatto con l’incolpevole Ricciardo, che lo ha spinto ancora una volta nella ghiaia lasciandolo di nuovo impantanato e impossibilitato nel proseguire la corsa.

Anche per Leclerc è stata una gara da dimenticare; dopo una brutta partenza si trovava a dover lottare con Norris per la terza posizione, superato l’inglese con alcune difficoltà dovute alla discussa decisione dei commissari di non consentire ai piloti di usare il DRS , ha iniziato a pianificare la gara per scavalcare Perez e sembrava potersi avvicinare al messicano. Il secondo pit stop effettuato con un largo undercut non sembra essere stata una scelta strategica vincente perché si è trovato di nuovo alle spalle di Norris . Leclerc comunque commette un imperdonabile errore alla Variante Alta, andando a sfruttare eccessivamente il cordolo bagnato perde il controllo della vettura, e riporta alla mente gli errori di Vettel negli ultimi anni in Ferrari. Quando la gara ormai era rovinata riesce a superare Magnussen, Vettel e Tsunoda chiudendo al sesto posto il Gran premio di casa. Questa volta il predestinato delude ma rimane al vertice della classifica del mondiale.

Verstappen vince la gara, Perez e Norris completano i podio. Continua a dimostrare di essere un grande talento George Russell che sta umiliando il compagno di squadra Lewis Hamilton; il sette volte campione del mondo arriva solo quattordicesimo, senza mai riuscire a superare l’Alpha Tauri di Pierre Gasly.

Il prossimo appuntamento sarà a Miami, si passa quindi da un circuito storico ad una novità assoluta per la Fomrula Uno. La nuova pista si articola intorno all’Hard Rock stadium nel quartiere di Miami Gardens, un impianto che ha già ospitato il Super Bowl e il prestigioso torneo di tennis della Florida.

Max Verstappen.

Da lunedì Liguria, Veneto , Marche e la provincia autonoma di Trento in zona gialla.

La cabina di Regia fa sapere che in base al suo monitoraggio settimanale Liguria, Marche, Veneto e la Provincia Autonoma del Trentino hanno superato le soglie critiche previste dai tre parametri governativi che stabiliscono le basi per passare a zona gialla. Nei territori indicati infatti è stata superata la percentuale critica sia per quanto attiene l’occupazione di posti letto in area medica per pazienti Covid ( soglia del 15%) , sia per l’occupazione della terapia intensiva ( 10%) sia per l’incidenza settimanale dei contagi settimanali che non devono superare i 50 casi ogni 100.000 abitanti. Nello specifico la Liguria ha un’ incidenza di 313,1; l’area medica occupata da pazienti Covid del 17,9% e le intensive al 13,7%. Il Veneto invece ha un’incidenza pari a 498,9, occupazione dei posti letti area medica del 16% e delle intensive del 15%. Per quanto riguarda le Marche i parametri sono rispettivamente 264, 15,6% e 16,7% mentre la Provincia Autonoma di Trento ha 299,8 ,17,6% e 21,1% delle percentuale.

Per quanto riguarda i dati rilevati questa settimana dalla Cabina di Regia e comunicati dal Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro, emerge che “ “la curva dell’epidemia continua a crescere e l’incidenza negli ultimi 7 giorni per 100mila abitanti è salita nettamente raggiungendo il livello di 241 casi. La crescita è più contenuta rispetto agli altri Paesi ma è sostanzialmente una crescita e tutte le Regioni hanno curve in salita, anche se a Bolzano c’è un inizio di decrescita e il FVG ha una crescita stabile”. Nello specifico la “ zona del nord est ha la circolazione del virus più elevata e questa si sta diffondendo lungo la costiera adriatica; Val d’Aosta e Liguria cominciano a mostrare aumento di circolazione” mentre specifica Brusaferro, “ La variante Omicron sta crescendo anche nel nostro Paese alla giornata di oggi nella piattaforma che raccoglie le sequenze del virus vengono segnalate 55 varianti Omicron identificate. Crescono i ricoveri nella fascia di età sotto i 20 anni. Inoltre confrontandoci con lo scorso anno, vediamo che i casi notificati di infezione hanno raggiunto lo stesso livello dei casi notificati nel 2020, mentre le ospedalizzazioni e i decessi sono, sebbene in crescita, inferiori a quelli dello scorso anno”.

Il tasso di occupazione in terapia intensiva è al 9,6%  contro l’8,5% della scorsa settimana.Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale sale al 12,1%contro il 10,6%. L’incidenza settimanale a livello nazionale è in netto aumento: 241 casi per 100.000 abitanti (10-16 dicembre 2021) contro 176 per 100mila abitanti della settimana 3-9 dicembre 2021. Intanto aumentano o le Regioni e le province autonome che superano la soglia critica dell’occupazione per i casi Covid nelle terapie intensive del 10% : Calabria (11,8%), Emilia Romagna (11,9%), Friuli Venezia Giulia (18,3%), Liguria (13,7%), Marche (16,7%), Molise (10,3%), PA Bolzano (18%), PA Trento (21,1%), Veneto (15%). La percentuale soglia del 15% dell’occupazione dei posti letto per i malati Covid in area medica intanto è superata sempre dalla Calabria ( 20,8%), Friuli Venezia Giulia (22,6%), Liguria (17,9%), Marche (15,6%), PA Bolzano (16%), PA Trento (17,6%), Valle d’Aosta (18,2%), Veneto (16%). I casi sintomatici di questa settimana sono pari all’1,13% in leggero calo rispetto alla settimana precedente dove erano l’1,18% . Aumentano i casi rilevati dopo la comparsa di sintomi( 43% , la settimana scorsa erano il 40%) , stabili quelli diagnostici grazie ai tamponi ( 26%) mentre scende la percentuale di casi diagnosticati attraverso il tracciamento dei contatti ( 31% rispetto al 34% della settimana precedente).

Intervista alla Consigliera regionale del Lazio on. Michela Califano sul presente e il futuro della formazione e dell’orientamento dei giovani circa l’alta specializzazione dei nuovi percorsi professionalizzanti degli ITS.

Il cammino iniziato dalla nostra testata sull’ aggiornamento ed orientamento alle famiglie, agli studenti ed all’opinione pubblica in materia di Istituti Tecnici Superiori, continua questa settimana con un’intervista all’ on. Michela Califano del Consiglio Regionale del Lazio.

La ragione della scelta è duplice: la prima è che vogliamo fornire una prima testimonianza sul versante di un’istituzione come la Regione, che come ricorderete nella scheda informativa della settimana scorsa, viene citata come soggetto che ha “competenze esclusive” in materia di programmazione dell’offerta formativa (ed anche del diritto allo studio) e degli Istituti Tecnici Superiori (ribadito nell’attuale testo di riforma del sistema degli ITS all’art. 9).

La seconda ragione è che abbiamo scelto una Consigliera componente della IV Commissione (Bilancio, programmazione economico-finanziaria, partecipazioni regionali, federalismo fiscale, demanio e patrimonio) impegnata molto anche su temi sociali e di parità di genere, che ci può aiutare a capire l’importanza del coinvolgimento delle parti sociali su un tema così complesso come quello del raccordo tra offerta formativa, mercato del lavoro e territori.

1) On. Califano, partiamo dall’attualità , dal Suo Osservatorio della Commissione Bilancio e programmazione della Regione Lazio cosa ne pensa della maggiore attenzione e della crescita nello stanziamento di fondi e sostegni destinati alla scuola al fine di incrementare i percorsi formativi, culturali e professionali ed evitare il fenomeno della dispersione scolastica su cui è presente un punto specifico nel PNNR. Ritiene che questa sia la prima frontiera su cui investire e in primis sull’orientamento?

Il futuro del nostro Paese è nelle mani dei giovani. Noi, come genitori ed enti istituzionali, abbiamo un grande obbligo e al tempo stesso una grande opportunità: fare in modo che ogni ragazzo sia nelle condizioni di poter scommettere sulle proprie capacità, su se stesso. Quello che abbrutisce le nuove generazioni è la sensazione che tutto sia fermo, che non ci siano sbocchi, che gli sforzi non portino a nulla. Dobbiamo in tutti i modi lavorare affinché ci sia fiducia. E il primo passo è eliminare le barriere. I fondi messi a disposizione dall’Europa sono un’occasione enorme. Il documento ‘Next Generation Lazio’ che abbiamo predisposto in Regione, di cui bisogna ringraziare il vicepresidente Daniele Leodori, guarda al Lazio del 2050 e ha un intero capitolo proprio su questo elemento. Puntare sulla formazione e l’orientamento il punto di partenza per dimostrare ai giovani che vale la pena studiare per dare a se stessi e al proprio Paese nuove e inimmaginabili prospettive.

2) Dopo l’orientamento le scelte si possono rivelare più difficili per gli studenti e le famiglie. Pensa che le Fondazioni ITS rappresentino un’offerta formativa e professionale adeguata al mercato? E soprattutto come si possono far conoscere i buoni risultati conseguiti anche dal punto di vista occupazionale e coerenti con le materie insegnate nello specifico nei corsi dell’ITS per le Nuove Tecnologie della Vita a Roma e Pomezia?

Gli ITS rappresentano una grande opportunità che abbiamo e che dobbiamo imparare a ‘sfruttare’. Non a caso nel ‘Next Generation Lazio’ sono un elemento centrale nella nuova offerta formativa. È indubbio che il Lazio abbia, rispetto ad altre Regioni, delle specificità sulle quali puntare. Penso per esempio ai poli farmaceutici, di cui uno sorge a Pomezia. Da anni si parla di un potenziamento, di una valorizzazione. Tante occasioni purtroppo perse. Il Covid c’ha invece insegnato che la ricerca e l’alta formazione rappresentano il valore aggiunto di un Paese. Ci permette di salvare vite e, se vogliamo essere anche molto concreti, offre vantaggi occupazionali ed economici inimmaginabili. L’abbiamo visto con i vaccini. Noi abbiamo tutto ciò che serve. Manca l’ultimo tassello, quello di mettere a sistema tutte le ricchezze che questo Paese offre. Noi crediamo fortemente nel polo di Pomezia. Ho presentato in tal senso una mozione in Consiglio Regionale che si è poi trasformata in un punto centrale del Next Generation Lazio. Non mi sbilancio a dire come rendere tutto ciò attraente. È un percorso che dobbiamo fare di pari passo tutti insieme. Troppo spesso abbiamo parlato a noi stessi prendendo decisioni che poi si sono rivelate un buco nell’acqua. È necessario cambiare metodo e strategia. Bisogna mettere a sistema domanda e offerta e da lì partire per rendere quest’offerta sempre più compatibile con le sfide che ci si presentano di fronte. Abbiamo di fronte una enorme opportunità che va assolutamente valorizzata, a partire dal rafforzamento delle Fondazioni esistenti, come quella di Pomezia/Roma nel settore chimico-farmaceutico e biotecnologico, che ha sperimentato con successo un modello positivo di occupazione (100% dei loro diplomati occupati in pochissimo tempo) con le imprese del mondo di Farmindustria che richiede numeri crescenti di tecnici qualificati e motivati.

3) Dopo la formazione specialistica , a Suo avviso, ci possono essere altre modalità per facilitare la creazione di imprese e di nuovi posti di lavoro? Ad esempio incentivando con risorse ed infrastrutture start up specifiche di questi indirizzi professionali, in particolare per e con le donne, per coniugare pari opportunità con inclusione sociale?

Crediamo fortemente nei giovani, nella loro spinta propulsiva e propositiva. Ogni anno la Regione Lazio aiuta centinaia di start up a spiccare il volo. Non a caso, insieme alla Lombardia, siamo la Regione con il maggior numero di nuove imprese nate, il maggior numero di imprese giovanili e quella con il miglior Pil. Siamo stati anche i primi a prevedere sgravi fiscali alle imprese femminili. Significa che la strada è quella giusta. Abbiamo creato i cosiddetti ‘Spazi Attivi’ Innovation Center che aiutano le nuove startup a partecipare ai bandi e forniscono strumentazioni di ultimissima generazione accompagnandole nei primi anni di vita. Inutile girarci intorno, il futuro è la formazione e l’alta specializzazione.

Al vincitore della prima tappa del Giro d’Italia una riproduzione della collana di Kha.

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Parte oggi il 107° Giro d’Italia e la prima tappa arriverà a Torino. Il vincitore sarà premiato con un pezzo davvero unico e particolare: la riproduzione della collana di Kha, l’architetto egizio che progettò le tombe di alcuni dei più grandi faraoni del Nuovo Regno. L’idea nasce dalla mente creativa del direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco, per suggellare il sodalizio del prestigioso Museo con uno degli eventi sportivi più importanti e seguiti al mondo.

A consegnare la collana alla prima maglia rosa sarà la presidente del Museo, Evelina Christillin, che commenta così l’iniziativa: “Il Museo Egizio quest’anno celebra il suo bicentenario e oggi essere qui e dare in qualche modo il contributo alla riuscita di una manifestazione sportiva che coinvolge tutta l’Italia, è un onore immenso”.

Kha era architetto e capo della Grande Casa e servì tre differenti faraoni: Amenhotep II, Thutmose IV e Amenhotep III, sovrani della XVIII dinastia che regnarono sulle Due Terre tra il 1400 e il 1350 a.C. circa. Nonostante le sue umili origini Kha riuscì a scalare la gerarchia professionale e sociale, assumendo la direzione dei cantieri delle tombe reali. Svolse così bene il suo lavoro che gli fu conferita la collana d’oro al valore, il collare shebyu, un’onorificenza con il quale i faraoni ricompensavano i funzionari più abili e meritevoli.

Kha indossa ancora il suo “oro al valore”, come ha dimostrato la prima radiografia effettuata alla mummia nel 1966; orgoglioso di questo conferimento l’ha voluto indossare per il suo viaggio ultraterreno, quindi è stato bendato con il collare al collo.

La radiografia alla parte superiore del corpo di Kha che mette in evidenza il collare al valore in dischi d’oro e i grandi orecchini. (ph. Museo Egizio Torino).

La collana shebyu non fu il solo riconoscimento importante che Kha ricevette dal faraone. Fa arte del suo prezioso corredo funerario anche un altro oggetto eccezionale, un cubito in legno ricoperto in lamina d’oro, omaggio del faraone Amenhotep II.

Il corredo funerario di Kha e di sua moglie Merit conta oltre 460 oggetti ed è tra i principali protagonisti della straordinaria collezione custodita presso il Museo Egizio di Torino.

Tiziana Giuliani

Fonte: MEDITERRANEOANTICO.IT

Attivo per i residenti di Roma Capitale il Servizio totalmente gratuito Comunicazione Globale Sordi – CGS.

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È attivo per i residenti di Roma Capitale un servizio promosso dal Dipartimento Politiche Sociali che, attraverso web e una app dedicata, permette la comunicazione fra persone udenti e persone sorde.

Registrandosi a questo indirizzo https://cgs.veasyt.com/ la persona sorda potrà accedere al servizio, *totalmente gratuito* Comunicazione Globale Sordi-CGS. 

Funziona con qualsiasi Computer smartphone o tablet (iOS e Android) utilizzando SMS, WhatsApp, email, chat, videochiamata e DTS.

Grazie a interpreti LIS professionisti, formati nell’ambito del Video Interpretariato a distanza, sono attive varie opportunità. Servizio Ponte per Sordi (RS) attraverso la modalità di chat testuale; servizi di Video Interpretariato a distanza in LIS (VRI) e Video Servizio Ponte per Sordi (VRS).

Info https://www.comune.roma.it/web/it/dipartimento-politiche-sociali-e-salute-progetti.page?contentId=PRG33343

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Boom della medicina estetica, cresce la spesa media. Italia leader nelle nuove procedure antiaging: cos’è il Face Longevity®.

La medicina estetica non conosce crisi. Lo dicono i dati dell’Osservatorio Agorà, che ha registrato un impressionante incremento di richieste e spesa media per trattamenti di medicina e chirurgia estetica per viso e corpo. Rispetto al 2022 la spesa media minima è aumentata del 42%, mentre la spesa media massima del 20%. Tra i trattamenti più richiesti dal target femminile ci sono filler (57%), tossina botulinica (48%), rivitalizzazione cutanea (35%), mesoterapia (31%), carbossiterapia e laser epilazione (entrambi 25%) e trattamenti macchie cutanee (15%). Non sono solo le donne, però, a affidarsi alla medicina estetica per piacersi. Gli uomini prediligono trattamenti come tossina botulinica (48%), filler (34%), rivitalizzazione cutanea (35%), mesoterapia (30%), carbossiterapia e laser rimozione tatuaggi (19%).

La nuova frontiera della medicina estetica

La crescente domanda dei trattamenti va di pari passo con le nuove procedure che, a livello italiano, rappresentano l’eccellenza nel campo della medicina estetica. Tra i nuovi trattamenti che stanno ottenendo maggiore successo c’è il metodo Face Longevity®, un protocollo, personalizzato in base alle necessità del paziente, che mette in campo tutte le tecniche di prevenzione e mantenimento anti-aging del viso con un approccio full face e della bocca. A idearlo è stata la dott.ssa Floriana Lauritano, esperta in medicina e odontoiatria estetica, esperta in ambito internazionale grazie al  dottorato europeo in scienze mediche chirurgiche nonché docente in medicina estetica in odontoiatria all’Università di Catania e all’International College Aesthetic Medicine Practice di Milano. Lauritano ha trasformato le richieste delle pazienti in un metodo innovativo. “L’approccio full face è sempre più perseguito. Questo perché il nostro volto risponde a proporzioni precise e, per migliorare l’estetica del volto, occorre donare armonia alle forme”.

Il metodo Face Longevity

Face Longevity significa prevenire e mantenere uno stato di armonia, bilanciamento e cura del viso nel tempo. Quindi agire su un volto giovane per prevenire il cedimento dei tessuti e la formazione di alcune rughe, e poi mantenere le proporzioni sane del volto con ritocchi minimi e trattamenti nutrienti nel corso del tempo, per accompagnare il processo di naturale invecchiamento in modo armonico. Non solo filler, quindi, ma un protocollo di trattamenti specifici che si protraggono nel tempo, sempre in misura contenuta. Le azioni alla base dei trattamenti che si svolgono in sinergia tra loro sono ripristinare i volumi, nutrire la pelle, rigenerare le cellule.

Face Longevity, cos’è e quali risultati consente di ottenere

Il percorso di Face Longevity mira a prevenire e/o curare l’alterazione di volumi che si verifica progressivamente, con il passare degli anni. I trattamenti sono personalizzati, tengono conto delle caratteristiche scheletriche di ogni paziente, delle abitudini di vita, dell’eventuale esposizione a fattori esterni peggiorativi e, ovviamente, dello stato di salute. Sono quindi eseguiti in maniera individuale in base alle caratteristiche del paziente. Face longevity unisce l’azione di filler per ripristinare volumi persi, tossina botulinica per favorire il lifting muscolare, peeling, needling, biorivitalizzanti e bioristrutturanti per migliorare la texture cutanea eliminando macchie, microrughe, lassità e imperfezioni superficiali. Si basa, inoltre, su processi biochimici che sono alla base della fisiopatologia dell’invecchiamento ed intercetta l’ossidazione di questi processi per mantenere uno stato di salute che si riflette nell’armonia e bellezza di volto e organismo.

Face longevity include anche la salute orale preservando estetica del sorriso, funzione masticatoria e fonatoria della bocca attraverso correzione e/o risoluzione di problematiche odontostomatologiche. Il metodo mira alla cura del cavo orale facendo di questa la base fondamentale per il raggiungimento di una migliore estetica del sorriso.

Giro d’Italia, l’omaggio al Grande Torino: parte la corsa rosa

Torino, ma chi l’ha detto che non sei bella? Se lo chiedeva Antonello Venditti nella sua canzone dedicata alla città piemontese, e beh anche allo scorso festival dello sport, ad ottobre 2023 gli organizzatori del Giro d’Italia si sono innamorati della Capitale delle Alpi. Oggi la corsa rosa partirà da Venaria Reale e la prima maglia verrà assegnata in Corso Moncalieri. Ma la giornata di avvio del Giro d’Italia sarà ricordata per altro, per il forte simbolismo e l’omaggio che la carovana riserverà dopo aver percorso i primi 81 chilometri del Giro 107, quando sfilerà in cima alla collina di Superga. Il 4 maggio del 1949, proprio su quell’altura che domina Torino, la grande squadra Granata scomparse in un pomeriggio di pioggia. Non si arriverà fino in cima alla Basilica dove saranno in corso le abitudinarie celebrazioni, ma il Giro d’Italia, a 75 anni di distanza dalla tragedia, rivolgerà almeno per un momento con la testa e con il cuore un pensiero al Grande Torino, verso i ragazzi del 49′ che “è come se giocassero in trasferta”, cantava Filippo Andreani nel suo successo dedicato ai campioni scomparsi a Superga che sono stati vinti solo dal destino.

Il Giro di Pogacar, appuntamento con la storia

Nessuno ha mai scordato “Quello schianto nel cielo che spense in un lampo il grande Torino” per usare le parole dei Sensounico, e la squadra degli Invincibili che hanno scritto la storia dello sport italiano con inchiostro color granata. Chi meglio di un’istituzione del mondo sportivo italiano poteva ricordare i ragazzi del 49?. Il Giro 107 che partirà con il ricordo del Grande Torino inizia oggi e nel complesso presenterà un tracciato meno impegnativo ed un unico grande favorito, ed è Tadej Pogacar. Lo sloveno cercherà di arrivare puntuale al suo appuntamento con la storia, cercherà la doppietta giallo-rosa vincendo il Giro ed il Tour de France rientrando nel gruppo ristretto composto da Coppi, Anquetil, Mercx, Hinault, Roche, Indurain e ultimo in ordine cronologico (era il 1998) Pantani. Attenzione agli avversari che, come ha dichiarato Vincenzo Nibali nei giorni scorsi, dovranno inventarsi qualcosa per intralciare quella che ha tutta l’aria di essere una marcia trionfale solitaria di Tadej. Tuttavia, sempre “lo Squalo” ha ricordato che il percorso favorisce l’inventiva e quindi se lo sloveno dovesse cadere in una giornata storta, magari condizionata anche dalla variabile meteo (ricordiamo l’ipotermia di Skjelmose alla Freccia Vallone e la decima tappa del Giro 2023 che gelò le gambe ai corridori sul passo delle Radici), le nuove leve del ciclismo saranno pronte ad avventarsi sulla loro inarrivabile preda.

Il Giro appare scontato, ma nel ciclismo come nello sport, una volta iniziata la competizione nulla è lasciato al caso e confermare il pronostico può essere estremamente complicato, lo sa bene Indurain che nel 1994 venne clamorosamente spodestato da Berzin, dopo due anni di dominio rosa. Ad alimentare queste speranze per gli “altri” è proprio il veterano e primo inseguitore teorico di Tadej: Geraint Thomas che alla viglia della corsa ha ammesso che se lo sloveno fosse imbattibile non si sarebbe presentato al Giro. Tutti ad attendere il passo falso del campione che qualora dovesse perdere questa corsa rosa si presenterebbe al Tour con più interrogativi su se stesso che certezze. Parlavamo di giovani leve ciclistiche e ci riserviamo il privilegio di aggiungere anche un triplo sogno azzurro: Antonio Tiberi, Giulio Pellizzazri e Davide Pignoli. Il primo in particolare, campione del mondo junior a cronometro nel 2019, nato il 24 giugno 2001 Frosinone, della Bahrain Victorious si presenta ai nastri di partenza del giro con l’obiettivo del terzo posto che rilancerebbe il ciclismo italiano. Come lui anche la punta di diamante della squadra campione in carica, la Visma che affida la sua spedizione rosa a Cian Uijdebroeks, classe 2003 belga vincitore del Tour de l’Avenir nel 2022 che i calabroni hanno strappato alla Bora Hansgrohe nel finire della scorsa stagione e già etichettato come il nuovo Evenepoel. Tra gli altri che cercheranno di contendere la maglia a Pogacar c’è sicuramente un Romain Bardet in buona condizione, e alcune sorprese che portano i nomi di Martinez, Dunbar e Lopez. Per i velocisti, con 3 su 4 ori olimpici del quartetto al via, Jonathan Milan cercherà di bissare la maglia ciclamino dello scorso anno. Dovrà vedersela con Kooij, Jakobsen, Merlier, Gaviria e le incognite Alaphilippe (altro debuttante alla corsa rosa), Laporte e Pithie.

Il percorso: Doppio Grappa finale e attenzione al momento Strade Bianche

Un Giro forse meno impegnativo, ma particolare. Perché ha una partenza subito complicata che non permetterà ai favoriti di nascondersi, perché cela alcune insidie che oltrepassano le classiche montagne-monumento e appunto per la variante impazzita del meteo che potrà abbattersi sulla corsa rosa. Già la prima tappa da Venaria Reale a Torino non lascerà un grande spazio ai velocisti, ma attenzione a Ganna che sogna di replicare la prima rosa come nel 2021. Dal secondo giorno si arriva già in salita, al Santuario di Oropa che è il primo turning point di questo Giro. Potrebbe fare più danni del Mortirolo il “momento Strade Bianche” della tappa che arriverà a Rapolano Terme, con tre settori di sterrato, anche perché precede una cronometro con il 12% di pendenza sul finale e il temuto arrivo in quota di Prati di Tivo. Come di consueto, nell’ultima settimana sarà il momento di un trittico alpino che delineerà lo scontro finale: si comincia alla 15esima tappa, con il Mortirolo, seguito dallo Stelvio all’inizio della sedicesima e alla 17 il Brocon. Un trittico che farà da preambolo alla resa dei conti di Bassano, quando la carovana affronterà per due volte il Monte Grappa prima della passerella di Roma.

VITA O MORTE: IL GIANO BIFRONTE DELLA SCIENZA.

Il termine “vita” non è associato ad un concetto definito né da un punto di vista scientifico, né da un punto di vista filosofico.
Per vita da un punto di vista biologico si intende una serie di condizioni che caratterizzano un determinato organismo e lo rendono appunto “vivente”, ovvero in grado di manifestare una serie di funzionalità (sussistenza, sviluppo, alimentazione, riproduzione, movimento ecc.).
Per vita da un punto di vista filosofico si intende il modo di esistenza del soggetto di riferimento dell’indagine filosofica, ripartita tra il mondo naturale degli esseri vegetali e animali, per poi riferirsi nello specifico dell’uomo, nella ulteriore ripartizione tra vita corporea, vita psichica e vita spirituale.
Il tentativo di definire un concetto specifico ed onnicomprensivo di vita fu effettuato inizialmente effettuato dai greci.
Nel mondo greco il concetto di vita era declinato in tre possibili accezioni :

  • ζωή (zoè) indicava la caratteristica di tutti gli esseri animati, ed in quanto tali viventi, in contrapposizione con gli esseri non viventi ed inanimati;
  • βίος (bíos) indica le condizioni e le modalità in cui si svolge la vita, le sue caratterizzazioni;
  • Ψυχή (psyché) indica il principio vitale, il riferimento alla esistenza nel suo complesso.
Empedocle.

Nell’antica filosofia greca tutto il mondo sensibile viene concepito come essere vivente, secondo la teoria dell’ilozoismo che considera la materia come una forza dinamica vivente.
In particolare Empedocle considerava la realtà materiale una combinazione dei quattro elementi fondamentali costitutivi del mondo materiale, ovvero aria, acqua, terra e fuoco, associati ciascuno ad una divinità, e miscelati in base a due principi che operano nel mondo, ovvero Amore e Odio.
Le teorie dell’ilozoismo hanno subito nel tempo alternanti fortune, riaffiorando nel periodo rinascimentale con il pensiero di Giordano Bruno, Tommaso Campanella e Marsilio Ficino.
Aristotele credeva che tutti gli esseri viventi, a differenza delle cose inanimate, contenessero tre tipi di anima : quella vegetativa, quella animale e quella razionale. Quest’ultima era esclusiva caratteristica degli esseri umani.
Aristotele distingueva la vita teoretica da quella pratica, la forma dalla materia. La distinzione resterà condizionante per la filosofia fino al periodo rinascimentale, periodo in cui le concezioni naturalistiche riaffiorano con una nuova visione della natura che viene espressa dal vitalismo, e successivamente dalla nuova filosofia della natura sviluppata da Schelling, Hegel e Goethe.
Dalla filosofia della natura, e dal periodo rinascimentale, si svilupperanno gli studi scientifici che porteranno, con la loro evoluzione, a studiare ed approfondire le caratteristiche che definiscono un essere vivente.
Attualmente, come evidenziato, il concetto di vita non esprime una definizione propria ed omnicomprensiva, ma viene espresso de relato ovvero con riferimento a determinate caratteristiche dell’essere vivente.

La scienza e la ricerca della vita
Per la scienza il concetto di vita è legato alle caratteristiche che manifestano gli organismi viventi, caratteristiche che, valutate nel loro insieme, esprimono la capacità di un organismo di evolversi, trasformarsi, riprodursi e alimentare la propria esistenza.
Il termine vita si riferisce in ogni caso ad un concetto dinamico, ed esprime la capacità di un organismo di adattarsi, trasformarsi ed evolversi rispetto all’ambiente di riferimento.
La biologia come scienza è quella disciplina che ha classificato le varie forme di vita presenti sul nostro pianeta.
In un panorama di più ampio spettro, analizzando il proprio sistema di riferimento (il nostro pianeta) ed analizzando il contesto esterno a tale sistema (esplorazione dello spazio), l’umanità si è chiesta se quella del nostro pianeta sia l’unica eccezione alla apparente sterilità riscontrata nello spazio interno ed esterno al nostro sistema solare.

Rispondere alle domande se siamo soli nell’universo e se esistono altri mondi in cui l’uomo abbia la possibilità di vivere, e compatibili con la nostra biologia, è diventato un imperativo assoluto per verificare quale sia effettivamente il limite ed il confine della vita umana, e quale sia in definitiva il nostro ruolo all’interno del mondo che conosciamo.
In questa spasmodica ricerca, nella quale sono versate tutte le nostre speranze e prospettive future, l’umanità e la scienza hanno potuto verificare che la “vita” costituisce l’eccezione nell’universo, da contrapporre alla situazione di mortale tendenza entropica che manifestano tutti i corpi celesti.
L’assoluta quiete dell’universo, sia pure nelle dinamiche celesti, tende ad uno stato di equilibrio che potrebbe essere descritto in un diagramma di stato, un equilibrio che richiama l’immobile rigidità della morte.
Nulla a che vedere con la dinamica concezione della vita, dell’adattamento, della evoluzione e dello sviluppo.
Appare quindi evidente l’emozione dei ricercatori espressa nella ricerca e nell’individuazione di tutte quelle situazioni, esterne al nostro ambiente di riferimento, in cui si manifestano le possibilità di esistenza di organismi viventi e di loro proliferazione.

Il miracolo della vita, nella sua possibilità di esistenza in altri mondi, con la speranza di nuovi sviluppi per il genere umano. Il futuro di un’umanità sempre più numerosa e bisognosa di risorse, si gioca oltre che sulla razionalizzazione dello sfruttamento delle risorse e sulla riduzione dell’impatto dell’uomo nel proprio sistema di riferimento, anche sul tavolo dell’espansione dei territori e degli ambienti in grado di ospitare la vita.
Proprio nel caso dell’umanità, la scienza ha sviluppato una propria specifica branca, quale quella della medicina, che si occupa della cura e della tutela fisica e psichica della persona umana, della protezione e della custodia della vita umana.
Dai tempi di Ippocrate, e del giuramento che ne prende il nome, il medico (scienziato della vita e della persona per antonomasia), pronuncia il vincolo solenne di adoperarsi a tutela ed a difesa della vita.

Nel giuramento antico dell’originale greco era riportato il seguente contenuto:

Διαιτήμασί τε χρήσομαι ἐπ’ ὠφελείῃ καμνόντων κατὰ δύναμιν καὶ κρίσιν ἐμὴν, ἐπὶ δηλήσει δὲ καὶ ἀδικίῃ εἴρξειν. Οὐ δώσω δὲ οὐδὲ φάρμακον οὐδενὶ αἰτηθεὶς θανάσιμον, οὐδὲ ὑφηγήσομαι ξυμβουλίην τοιήνδε. Ὁμοίως δὲ οὐδὲ γυναικὶ πεσσὸν φθόριον δώσω.
La cui traduzione è la seguente:
Sceglierò il regime per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, e mi asterrò dal recar danno e offesa. Non somministrerò a nessuno, neppure se richiesto, alcun farmaco mortale, e non prenderò mai un’ iniziativa del genere; e neppure fornirò mai a una donna un mezzo per procurare l’aborto.

L’entusiasmo della scienza per la ricerca della vita, e per l’individuazione di tutti i sistemi in grado di accoglierla e ospitarla, si infrange puntualmente ed inesorabilmente con l’altra faccia del mondo medico e scientifico, quella emersa prepotentemente nell’era moderna con la rimodulazione dei diritti dell’individuo nell’ambito del contesto sociale.
Ci riferiamo nello specifico alla fattispecie del riconoscimento dell’aborto come diritto in specifiche circostanze, e della sostanziale attribuzione alla volontà della persona della possibilità di porre fine alla esistenza di una vita umana già formata, sia pure in embrione.
Il dibattito sul tema è sempre più acceso, e la disputa si svolge principalmente in tre distinti scenari: in ambito normativo, in ambito etico ed in ambito scientifico.

La situazione in Italia
La legge 194 del 1978 disciplina l’aborto in Italia. Prima dell’introduzione della legge, l’interruzione volontaria della gravidanza era considerata reato dal codice penale, ed il reato veniva punito con la reclusione da due a cinque anni da comminarsi tanto nei confronti dell’esecutore della pratica abortista, quanto della donna che effettuava tale scelta.
L’introduzione della legge 194 del 1978 perseguiva più obiettivi con la nuova disciplina normativa: in primis il contrasto alle pratiche di aborti illegali e clandestini che costituivano una vera e propria emergenza sanitaria e causavano una serie di conseguenze particolarmente gravi, fino alla morte delle persone che si sottoponevano a tali pratiche. In secundis veniva riconosciuta la possibilità di scelta nel caso di scelta di tutela per la salute della donna o la salute dell’embrione. Proprio il riconoscimento di questa tutela era stato posto a fondamento della sentenza della Corte Costituzionale n. 27 del 18 febbraio 1975.

In seguito all’introduzione della legge 194 del 1978 l’aborto è ammesso entro i primi 90 giorni della gravidanza come scelta autonoma della donna. Dopo il novantesimo giorno l’aborto è ammesso solo nei casi in cui un medico rilevi e certifichi che la gravidanza costituisce un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna, o per la vita della stessa.
In particolare, l’articolo 6 della legge prevede che l’interruzione di gravidanza possa essere praticata dopo i 90 giorni nei seguenti casi: a) quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna; b) quando siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.
Per poter accedere all’interruzione di gravidanza è necessaria la certificazione di un medico (sia esso di un consultorio o un medico privato) del servizio ostetrico-ginecologico che attesti la richiesta di interruzione di gravidanza e l’eventuale urgenza di tale procedura.
Nel caso in cui la procedura non risulti essere urgente, la donna è invitata a rispettare un “periodo di riflessione” di 7 giorni (art. 5 legge 194/1978).
La legge disciplina anche le ipotesi in cui la donna sottoposta alla procedura sia di età inferiore ai 18 anni, nel qual caso è richiesto l’assenso di chi esercita la responsabilità genitoriale o la tutela. Nei casi di urgenza o di contrasto nei pareri o ancora di motivi di conflitto per l’esercizio della consultazione, il medico o la struttura sanitaria possono rivolgersi direttamente al giudice tutelare per ottenere l’autorizzazione. Qualora il medico attesti l’urgenza dell’intervento per un grave pericolo della salute, la certificazione delle condizioni che giustificano l’interruzione di gravidanza costituisce titolo per ottenere l’intervento e, se necessario, il ricovero (art. 12).
Sono altresì disciplinate le procedure per i casi di interruzione di gravidanza da praticare su donne interdette per infermità mentale (art. 13).
Il contesto normativo non è valso a placare un acceso dibattito tra chi è nettamente contrario alla normativa espressa ed al principio di concedere la possibilità di scegliere e decidere l’interruzione di gravidanza, e chi, invece, spinge per un’ulteriore estensione ed apertura delle ipotesi previste dalla normativa esistente in linea con l’evoluzione delle pratiche abortive, quali ad esempio il riconoscimento dell’aborto farmacologico.
Inoltre anche a livello internazionale il dibattito è stato ulteriormente riacceso dalle recenti iniziative assunte, ci riferiamo dal riconoscimento operato dalla Francia in ambito costituzionale del diritto all’aborto.

I profili etici
L’articolo 1 della legge 194/1978 dispone testualmente che “Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio.” Dispone inoltre che “L’interruzione volontaria di gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite”.
Il riconoscimento della procreazione cosciente e responsabile viene associato ad una completa rispondenza ai principi della bioetica, con il riconoscimento del valore sociale e morale della maternità. Ma la coscienza e la responsabilità sono naturalmente associati ad un processo della volontà secondo il quale la decisione di affrontare e portare avanti la gravidanza viene attribuita alla espressione di volontà della donna, il cui diritto di autodeterminazione risulta essere prevalente sulla tutela della vita già in essere.

Il punto è che la concezione di vita che la scienza insegue da sempre, che la filosofia ha cercato di cogliere, e che la medicina ha assunto l’impegno di tutelare, viene spazzato via dal primato della volontà dell’individuo riconosciuto, fondamentalmente, per una specifica motivazione assorbente: riconoscere la piena dignità alla donna ed al suo ruolo nella maternità.
In nome di questo riconoscimento, il sistema da copernicano è tornato Tolemaico, il primato dell’individuo e della sua volontà risulta essere centrale rispetto alla tutela della vita come realizzazione di un evento eccezionale nelle dinamiche nell’universo conosciuto.
La riflessione che ci induce un approccio di questo tipo, porta a concludere che nel riconoscimento legislativo dell’aborto si sia perso di vista il quadro d’insieme generale, il valore etico e scientifico del fenomeno che da origine alla vita, e che giustifica la nostra esistenza.

Due sono gli aspetti che assumono rilievo nel procedimento di interruzione di gravidanza: l’arbitrio e il giudizio.
Associare tali elementi alla coscienza ed alla responsabilità, appare francamente un azzardo destituito da ogni fondamento scientifico.
Su cosa debba intendersi per coscienza, non basterebbero interminabili trattati ad esaurire l’argomento. Anche a voler comprendere la massima estensione di questa capacità/facoltà interiore, potremmo semplificare ritenendo che per coscienza si intenda sia l’essere presenti a se stessi, ovvero uno stato di perfetto funzionamento di tutte le proprie capacità intellettive e sensoriali, sia la consapevolezza di sé, in riferimento alla capacità di comprensione basata sulle proprie esperienze e sulla propria preparazione culturale, sia infine in riferimento alle proprie convinzioni morali ed alla capacità di discernimento morale applicato a determinate situazioni.

Riconoscere, quindi, e garantire la “procreazione cosciente” costituisce un’enunciazione fuorviante, perché in realtà collega l’atto procreativo a parametri che non hanno alcun riferimento oggettivo e scientifico; gli aggettivi “cosciente e responsabile” costituiscono vuoti contenitori riempiti da contenuti politici, sociali e giuridici, spesso disancorati da valutazioni etiche e dalle vere finalità perseguite dalla scienza.

Altro aspetto etico di rilievo è l’esercizio del diritto di obiezione di coscienza da parte dei medici sanitari, disciplinato dall’art. 9 della Legge 194/1978, secondo la quale il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie non è tenuto a prendere parte alle procedure di cui agli artt. 5 e 7, e agli interventi per l’interruzione della gravidanza, quando sollevi obiezioni di coscienza con preventiva dichiarazione.
La parte delicata della normativa è relativa alla disposizione del comma 3 dell’art. 9 secondo il quale “l’obiezione di coscienza esonera il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie dal compimento delle procedure e delle attività specificamente e necessariamente dirette a determinare l’interruzione della gravidanza, e non dall’assistenza antecedente e conseguente all’intervento.”
Le criticità connesse alla previsione normativa si riflettono sul piano etico nell’ultima parte del comma sopra riportato, ovvero all’assistenza antecedente e conseguente all’intervento che secondo la legge ha comunque carattere obbligatorio, e non esonera il personale dal prestare tutta l’assistenza necessaria e richiesta anche se conseguente alla pratica abortiva.
In buona sostanza, da un punto di vista concreto, la previsione normativa ha cercato di forzare la libertà di direzione etica del personale sanitario obbligando lo stesso a partecipare comunque alla pratica abortiva decisa dalla donna, anche in presenza di un loro diverso convincimento legato, peraltro, proprio al concetto stesso di scienza medica intesa principalmente come tutela della vita della persona e con la finalità di preservare la vita stessa della persona.

Se appare acceso il confronto sulla opportunità di consentire alla volontà personale della donna di accedere alla pratica abortiva, e di determinare la fine di un’esistenza, ancora più acceso è il confronto portato sul piano della scienza medica e teso a determinare qual è il confine di intervento del medico quale custode e guardiano della vita umana e/o del personale sanitario in forza alla struttura che è preposta alla tutela della vita stessa.
In buona sostanza medici e personale sanitario sono tenuti ad assecondare ed a partecipare della volontà abortiva della donna, in nome del rispetto del diritto della stessa di autodeterminarsi e della piena dignità della volontà espressa, anche nei casi in cui eticamente è da ritenersi prevalente il senso stesso dell’attività e della scienza medica finalizzato a tutelare ed a proteggere la vita e l’esistenza in ogni sua forma. E ciò avviene quale effetto delle disposizioni normative che tendono a sovrastare le considerazioni di carattere etico.
Giuridicamente, poi, secondo la legislazione italiana l’obiezione di coscienza trova sempre il proprio limite nella tutela della salute della donna; nei contenuti il limite espresso non è un limite posto a confine dell’obiezione di coscienza, ma è un limite posto a confine dell’etica della scienza medica ed è un limite distorsivo della finalità della stessa.

I profili scientifici
In relazione a quanto abbiamo espresso in ordine al concetto di vita e di organismo vivente, come inteso dalla scienza, sembrerebbe univoca la posizione assunta dalla stessa relativamente alla tematica abortiva.
In realtà profili scientifici sono riscontrabili tanto nella ricerca e nelle procedure volte a proteggere e custodire il feto, dal suo concepimento fino al momento del parto, quanto le procedure finalizzate a realizzare l’esatto opposto, ovvero la soppressione della vita e l’interruzione della gravidanza.

Appare del tutto evidente che il dato scientifico relativo all’aborto non può essere esaminato e preso in considerazione indipendentemente dalle questioni etiche, morali e politiche che si confrontano in questo campo.
Esiste di fatto, quindi, una scienza pro-abortiva e una scienza anti-abortiva che rispondono a connotazioni diverse nel contesto socio-culturale di riferimento.
Ogni Stato ha sviluppato, nel corso della sua storia, una propria visione politica, etica e sociale relativa all’istituto dell’aborto che viene posta alla guida della applicazione delle procedure scientifiche in questo campo.
Pertanto se quello della scienza è un dato universale, trasversale ed uniforme nel contesto mondiale, quello etico, politico, religioso e sociale è un contesto fortemente localizzato e caratterizzante l’adozione delle procedure che alla scienza fanno riferimento, che vengono applicate all’istituto dell’aborto.
Sostanzialmente potremmo sostenere che la scienza è, in questo caso, uno strumento tecnico, e quello che fa la differenza nell’applicazione della visione scientifica sul tema della vita e dell’aborto è il contesto di riferimento nel quale lo stato dell’arte della scienza si trova ad operare.
In una nostra prossima riflessione andremo a considerare alcuni dei contesti nazionali che si pongono su un piano di assoluto rilievo relativamente al tema dell’aborto.

Cilento Tastes 2024: Nasce l’associazione “CilentoX100” per valorizzare il territorio. Parte la ricerca delle 100 eccellenze per l’evento.

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È stata costituita “CilentoX100”, una nuova associazione no-profit con l’obiettivo di promuovere l’enogastronomia, il territorio e la biodiversità del Cilento. L’associazione, che dà voce agli artigiani del gusto e alle piccole produzioni locali, nasce a supporto di “Cilento Tastes”, evento che è già pronto per la sua seconda edizione dal 27 al 29 settembre 2024 e che ha registrato ottimi riscontri nell’edizione precedente, che si è chiusa con 9000 presenze, dove i visitatori hanno avuto l’opportunità di scoprire i sapori e i prodotti del territorio dei 75 espositori presenti all’evento.

Per dare forma alla prossima edizione Cilento Tastes apre le iscrizioni e parte con la ricerca delle 100 eccellenze che meglio rappresenteranno il territorio. Chi può partecipare a Cilento Tastes? Chef, esponenti della pizza, aziende di formaggi, miele, legumi, pasta, qualsiasi prodotto rappresenti il territorio, e gli immancabili vini per lo spazio “Cantina Cilento”. Insomma, chiunque contribuisca a diffondere la cultura della gastronomia cilentana valorizzando e promuovendo i prodotti artigianali e gli antichi mestieri. Solo 100 artigiani con i requisiti giusti rappresenteranno il territorio nel corso dell’evento e faranno parte della selezione “CilentoX100” per rappresentare i sapori e lo “stile di vita sano” che caratterizzano il Cilento. Non a caso, è qui che nasce il paradigma della “Dieta Mediterranea” di Ancel Keys, fisiologo americano che scelse Pioppi per studiare gli effetti benefici di una corretta alimentazione.

L’appuntamento è sempre al NEXT “Nuova Esposizione Ex Tabacchificio”, oggi un polo dedicato all’esposizione di eventi a Capaccio Paestum, sito in un’area industriale trasformata. Grazie all’importante lavoro di recupero e valorizzazione promosso dal Comune di Capaccio – Paestum, questa trasformazione ha contribuito significativamente alla promozione del territorio. Ed è qui, proprio in questo spazio emblema della valorizzazione e tutela del luogo, che attraverso Cilento Tastes, gli artigiani del gusto avranno modo di farsi conoscere: aree di degustazione, ma anche laboratori sulla cultura mediterranea, cooking show, masterclass e spazi riservati ai bambini; in un clima di condivisione e in una totale immersione nel “gusto cilentano”.

Per info e informazioni: info@cilentotastes.itwww.cilentotastes.it

Fonte: INFORMAZIONE.IT

ATP Madrid, Rafa-Jannik saluti non troppo amari.

Finisce così la lunga carriera di Rafael Nadal all’ATP di Madrid, il più importante torneo di tennis spagnolo che ha visto il più grande tennista spagnolo vincere per cinque volte. La sua carriera a Madrid termina sotto i colpi i Jiri Lehecka (un Next Gen costantemente in bilico sulla linea di demarcazione tra il futuro da campione e quello da fuoriclasse mancato) in una serata atipica, una serata che stravolge il protocollo delle interviste post partita e le abitudini personali dello stesso Rafa che non aveva mai subito lo “sgarbo” da parte degli organizzatori di giocare in contemporanea al suo Real Madrid. Rafael Nadal non tornerà più alla Caja Magica, anche se lui ci prova a scherzare rendono meno amara la serata: “Magari ci vediamo l’anno prossimo”. Poi torna a fronteggiare la realtà, a guardarla in faccia come si guarda un avversario che ti ha appena sconfitto: “Da tempo il mio corpo mi stava dando dei segnali, ma il sogno era finire sul campo. Non è la mia ultima partita in carriera, ma è l’ultima a Madrid. Eccola la rassengnazione di un campione che non ha conosciuto altro rivale che possa tenergli testa (almeno sul rosso) se non l’avanzare del tempo che prima o poi trascina ogni atleta verso il giorno del ritiro. Arriverà anche per Rafa, che non ha salutato il tennis nella serata madrilena per una pura coincidenza del calendario, ma alla fine a pensarci è meglio così, non è stato l’addio perfetto e noi appassionati della racchetta siamo grati che non sia stato un addio, pur essendo ormai giunti al momento dei saluti. “Mi auguro di essere stato un esempio positivo. E’ stato un sogno rendere il tennis il mio lavoro, non posso dire altro se non grazie”. Rafa trattiene le lacrime, cerca di continuare a scherzare e a ridere. In questo la coreografia aiuta considerando che i 5 arazzi scesi tetto del Manolo Santana con la scritta “Gracias Rafa” faticano a srotolarsi, quasi a non voler accettare il doloroso scopo per il quale sono stati creati. Mezzanotte è ormai passata, la sessione serale si è conclusa con Lehecka che ha iniziato a servire per il match proprio allo scoccare del nuovo giorno, e Rafa esce dal campo come sempre accompagnato da un’ovazione che questa volta prende le sembianze di un’agrodolce sinfonia di applausi.

Alcaraz-Nadal murale

Sinner e poi Alcaraz, cadono i campioni a Madrid

Dopo queste due giornate madrilene i tifosi spagnoli saranno attanagliati dalla malinconia nel guardare quel murale che raffigura Carlos Alcaraz e Rafael Nadal uniti un simbolico abbraccio. L’ascesa di Carlitos è iniziata qui a Madrid, è iniziata affrontando e sconfiggendo Rafa nel 2022. Due anni dopo, l’ultima comparsa del King of clay sulla terra rossa spagnola coincide con la peggiore edizione della storia del torneo per i colori iberici, ceh in 22 anni di storia non ha mai avuto dei quarti di finale senza neanche uno spagnolo. Non è questa l’edizione, anche se Struff ha rischiato di vendicare la finale del 2023, ma dopo il ko di Alcaraz con Rublev, il pubblico castigliano non avrà giocatori di casa da sostenere, nei tornei di singolare, per quattro giorni consecutivi: e questa si che è una situazione inedita. Si aggrapperanno al doppio maschile di Marcel Granollers (in coppia con l’argentino Zeballos), e a quello femminile Bucsa/Sorribes Tormo, non proprio i protagonisti attesi della vigilia. D’altronde l’altura e il fitto calendario dell’ATP Tour hanno giocato brutti scherzi anche agli altri top player del circuito: Tsitsipas non ha retto le fatiche di Montecarlo e Barcellona ed è uscito subito, Ruud lo ha seguito alcuni giorni dopo. Djokovic non ha partecipato e Zverev si è dissolto contro il terraiolo Cerundolo. E il nostro idolo nazionale? La terra rossa di Madrid ha caratteristiche diverse rispetto a quella degli altri tornei di primavera e le parole di Sinner al termine di MonteCarlo non lasciavano spazio ai sogni. “Andrò a Madrid per mettere benzina nel serbatoio, preparandomi per Roma e Parigi. Se vincerò un turno o due mi andrà benissimo“, in realtà le partite con Sonego e Kotov ci avevano fatto credere ad un enorme bluff, ma quella di Jannik non è esattamente la migliore delle “poker face“. I nodi sono arrivati presto al pettine e con un post su X degli organizzatori del torneo è stato annunciato il forfait della Volpe Rossa alla vigilia dell’incontro con Auger Aliassime (il canadese approderà direttamente in semifinale). Gli Internazionali d’Italia inizieranno tra quattro giorni, e l’esordio di Jan potrebbe arrivare intorno al 9 o al 10 maggio, ad attenderlo al Foro Italico ci sarà l’Italia intera. E’ innegabile che l’altoatesino sa sempre come far correre dei brividi sulla schiena dei suoi fans.

Criad, incontro su evoluzione dell’intelligenza artificiale nel settore legislativo.

L’evoluzione dell’intelligenza artificiale va di pari passo con il costante impegno del legislatore nel cercare di istituire norme adeguate. Sono sempre maggiori, infatti, i casi in cui risulta difficile discernere tra scelte attribuibili alla volontà della persona-programmatore o ai sistemi di IA implementati. Il prossimo 7 maggio Stefano Preziosi, ordinario di Diritto penale presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’università degli Studi di Roma Tor Vergata e coordinatore scientifico del nuovo Centro di ricerca su intelligenza artificiale e diritto (Criad) https://giurisprudenza.uniroma2.it/criad/ dell’Università di Roma Tor Vergata, è tra i protagonisti del convegno intitolato ‘Intelligenza artificiale e responsabilità umana. Uno spazio non libero dal diritto. Nuova disciplina europea e ordinamento interno’, organizzato da Dipartimento di Giurisprudenza – Criad e Ordine degli Avvocati di Roma, presso la Cassa Forense a Roma in via Ennio Quirino Visconti 8, in cui si mette a fuoco il rapporto tra diritto e intelligenza artificiale.

I sistemi di IA sono quelli che per analogia possono definirsi organizzazioni complesse capaci di produrre decisioni autonome, cioè non completamente governate né governabili dall’uomo. Un aspetto cruciale in ambito di diritto è che più aumenta la capacità di auto apprendimento delle intelligenze artificiali – attraverso gli strumenti di machine learning – maggiori saranno in futuro le cautele necessarie nell’attribuire responsabilità ai programmatori del software originario.

“La premessa fondamentale – sostiene Preziosi – è che ormai qualunque regolamentazione della materia deve accettare che non è più possibile difendere l’esclusività del dominio dell’uomo sulla macchina. In quest’ottica, nulla esclude che si possa pensare ai sistemi di IA anche in chiave di centri di imputazione giuridica e di persone giuridiche. Fondamentale diventa per il futuro la definizione di ambiti di rischio permesso nel quadro di precisi limiti normativi. Diventa perciò necessaria la creazione di uno ‘Statuto dell’IA’ per definire un’area di rischio permesso, considerato che non è (sempre) possibile stabilire a priori la decisione finale che il sistema prenderà, dipendendo quest’ultima da un comportamento fortemente adattativo della macchina”.

Il Criad (Centro di ricerca su intelligenza artificiale e diritto) è il Centro di ricerca dipartimentale istituito all’inizio del 2024 su proposta di quattordici professori ordinari del Dipartimento di Giurisprudenza di Roma Tor Vergata. Attualmente i componenti del consiglio scientifico del Centro sono i docenti Carlo Bonzano, Maria Floriana Cursi, Roberto Fiori, Enrico Gabrielli,Giovanni Guzzetta, Raffaele Lener, Venerando Marano, Francesco Saverio Marini, Donatella Morana, Andrea Panzarola, Stefano Preziosi, Giuseppe Santoni, Adolfo Scalfati, Alberto Zito.

Preziosi ne è coordinatore scientifico: “L’ampiezza del Consiglio garantisce una competenza e una rappresentanza praticamente di tutte le branche del diritto che entra necessariamente in gioco con l’IA: in primo luogo perché i sistemi che se ne avvalgono generano inevitabilmente contenzioso; poi perché il contenzioso in questione non può facilmente risolversi sempre sulla base dei principi consolidati”.

“Vi è inoltre – precisa il giurista Preziosi – un problema regolativo: deve il diritto disciplinare i sistemi di IA? La questione è molto delicata perché ha a che fare con la possibilità di disciplinare lo sviluppo scientifico. Molti vedono i tentativi di stabilire regole giuridiche come lacci al progresso, altri invece auspicano l’intervento di un regolatore terzo, che non siano le grandi aziende di gestione dei dati e dei motori di ricerca (big data)”.

“Vi sono poi implicazioni politico-giuridiche: la tenuta dei sistemi democratici al cospetto della possibile costruzione/manipolazione del consenso con l’IA generativa così come il potenziale carattere sostitutivo dell’IA rispetto al decisore politico. I timori e le lodi a questo sistema di intelligenza artificiale penso che lascino il tempo che trovano”.

“E’ più interessante – conclude il giurista – una riflessione filosofica, in cui ci si domandi quale può essere il destino dell’uomo nella nuova dimensione tecnologica: seguire il percorso della storia delle idee alla luce di questo orizzonte fenomenologico, esistenziale, scientifico, in cui la centralità dell’essere umano può entrare in crisi, nell’idea magari che ci sia qualcosa di migliore del pensiero e dell’agire umani, capace di evitarci (secondo questa idea) molti disagi, e perfino molte sciagure come carestie, guerre e altro”.

“Il momento è propizio – commenta Preziosi – da poco è stato approvato dal Parlamento europeo il regolamento sull’IA e nei prossimi mesi dovrebbe essere varato dopo l’ultimo passaggio formale dalla Commissione europea”.

Anche in una recente intervista il professore di Roma Tor Vergata ha approfondito il ragionamento sulle normative in studio a livello europeo riguardo questa tecnologia avanzata, sottolineando che “Il Consiglio dell’Ue dovrà terminare l’iter approvativo nei prossimi mesi, dopodiché il Regolamento europeo sull’intelligenza artificiale sarà diritto dell’Unione” e come tale applicabile, anche se ci vorranno provvedimenti normativi nazionali di attuazione di questo regolamento.

Le nuove regole imporranno dei sistemi di compliance che impegneranno le imprese e gli enti più in generale, ma anche gli operatori del diritto, che saranno chiamati a confrontarsi con tali regole in sede di loro applicazione o di consulenza. Verranno poste le basi di vari aspetti regolativi: gli usi vietati, i controlli, la valutazione prognostica dei rischi, la riserva di umanità nella programmazione algoritmica, il rapporto con la gestione dei dati e le relative garanzie individuali e molto altro ancora.

Fonte: ADNKRONOS.COM

Europee, duello Meloni-Schlein polarizza social. Ma per Giorgia boom di sentiment positivo.

Il duello Giorgia Meloni-Elly Schlein polarizza i social. È quanto emerge da un report di SocialData che ha analizzato, in esclusiva per Adnkronos, le conversazioni web e social sul tema, mettendo a confronto l’interesse della rete sulle candidature delle leader di Fratelli d’Italia e Pd.

Oltre 5 milioni di interazioni nel duello social Meloni-Schlein

In particolare, a quanto risulta dal report, sono state oltre 5 milioni le interazioni nell’ultima settimana, con un picco deciso di menzioni domenica 28 aprile, giorno in cui la premier ha annunciato la propria candidatura all’Europarlamento. In totale, nel periodo oggetto dell’analisi (24-29 aprile), i post che hanno menzionato Giorgia Meloni sono stati 83mila e hanno prodotto 4,7 milioni di interazioni, mentre quelli riguardanti Elly Schlein 14mila, a fronte di 590mila interazioni. Dunque, l’annuncio di Meloni ha contribuito ad alzare l’attenzione della rete, creando dibattito.

Per Meloni un milione di menzioni positive, 150mila per Schlein

SocialData ha poi messo a confronto il volume delle menzioni positive relative alle due leader: circa 1 milione quelle riguardanti Meloni, mentre sono state 150mila quelle riguardanti Schlein.

Le donne preferiscono ‘Giorgia’

Interessante il dato relativo alla composizione demografica di chi ha interagito con i contenuti. Meloni ha fatto registrare un maggiore interesse da parte del pubblico femminile: 30% rispetto al 24% di Elly Schlein.

Meloni è poi la leader più menzionata su Facebook (70,3%), mentre sulla piattaforma fondata da Marck Zuckerberg la leader Pd raccoglie il 47,3% delle citazioni.

Ferlaino: “Presto per risultati ma polarizzazione vincerà le elezioni”

“È troppo presto per anticipare i risultati delle prossime elezioni, ma almeno un dato è sicuro: la polarizzazione vincerà le elezioni”, spiega Luca Ferlaino, partner di SocialData.

Fonte: ADNKRONOS.COM

Napoli e il sogno americano con la Banda dell’Arma dei Carabinieri e il Rotary Club Roma Sud per sostenere progetti solidali di natura inclusiva.

L’emarginazione delle persone senza una fissa dimora, spesso evidente ai margini delle grandi città, si accompagna alla quasi totale assenza di opportunità relazionali e si colloca all’interno di un contesto sociale che ostacola di fatto la pur minima possibilità di recuperare la socialità e di avviare un inserimento lavorativo capace di restituire la dignità perduta. Disporre di beni di prima necessità resta tuttavia un obiettivo prioritario come anche il soddisfacimento dei bisogni essenziali legati alla cura della persona e al ricovero notturno, soprattutto nelle stagioni climaticamente avverse. Presso la Stazione Termini di Roma, il ‘Centro di aggregazione e accoglienza Binario 95’, situato in Via Marsala, rappresenta un presidio di emergenza, accoglienza e recupero che contribuisce a sostenere le persone bisognose fornendo loro percorsi legati alla socialità e all’acquisizione di una formazione di base utile per riacquistare l’autonomia di sussistenza.

Attraverso l’attivazione di svariati progetti inclusivi e raccolta fondi, il Rotary Club Roma Sud interviene regolarmente a supporto di ‘Binario 95’ ed assicura anche il sostegno nell’acquisto di beni di prima necessità che poi vengono consegnati dai suoi operatori presso l’Help Center di Porta San Lorenzo.

La Banda dell’Arma dei Carabinieri e il Rotary Club Roma Sud uniti nel promuovere progetti solidali e inclusivi

Simpaticamente condotta dall’attrice Matilde Gioli la serata di beneficenza, organizzata in collaborazione con la ‘Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri’ il 23 aprile scorso presso il Teatro Sistina, è stata finalizzata a sostenere i progetti sociali, di natura inclusiva, promossi dal Rotary Club Roma Sud e illustrati al numeroso pubblico presente in sala dalla Presidente Maria Rosaria Ramondelli.

Molto impegnati sul fronte educativo, il Rotary Club Roma Sud collabora con il personale docente di alcuni istituti scolastici della Capitale mediante la realizzazione di interventi tematici finalizzati a favorire la partecipazione civica attiva e a diffondere presso le giovani e giovanissime generazioni i Valori della legalità, della democrazia rappresentativa e i Princìpi basilari della Costituzione italiana.

Il Progetto ‘È piccolo… ma crescerà’, ancora una volta in collaborazione con il Rotary Club Roma Sud, vede impegnati ragazze e ragazzi con disabilità intellettivo-relazionali in interventi di messa a dimora di una siepe di arbusti mediterranei e alberi da frutto nel giardino dell’Asilo ‘La Caracolita’. Collaborativi anche con i piccoli frequentatori dell’asilo, i giardinieri di Happy Time Infernetto APS conducono il lavoro di cura del giardino secondo un diario stagionale predisposto con il personale scolastico ma, soprattutto, generano un felice approccio nel contesto della scuola praticando il valore dell’apprendimento inclusivo.

Attenti alla salute fisica e psicologica delle giovani e dei giovani in età adolescenziale, i componenti del Rotary Club Roma Sud intervengono ancora una volta con uno speciale progetto negli istituti scolastici superiori per promuovere la salute, attraverso interventi mirati tenuti da personale medico specializzato, diffondere la cultura della prevenzione andrologica e ginecologica ed informare sulle Infezioni Sessualmente Trasmissibili (ISS).

Napoli e il sogno americano

‘Napoli e il sogno americano’, questo è stato il fortunatissimo titolo dello spettacolo musicale, a scopo di beneficenza, messo in scena nel prestigioso palcoscenico del Teatro Sistina a Roma alla presenza di spettatori motivati che, nell’apprezzare i brani musicali in programma, hanno applaudito gli interpreti con un calore fuori dal comune.

Teatro Sistina di Roma – Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri.

Magistralmente diretta dal Col. Massimo Martinelli a partire dal 1° luglio del 2000, la Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri ha offerto la sua anima migliore, quella che più di tutte la avvicina al pubblico lasciando sempre al suo seguito una scia di emozioni irrefrenabili, coinvolgenti ed evocative. Accompagnati dalla voce di Peppe Servillo e dal pianoforte di Danilo Rea, la Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri ha intrattenuto gli ospiti presenti interpretando brani musicali conosciutissimi anche oltre i confini nazionali, attinti dalla tradizione partenopea più autentica e accompagnati dal sempre vivo sogno americano.

Il programma della serata

Il lungo viaggio musicale ha avuto inizio con la ‘Rapsodia Partenopea’, praticamente un omaggio al carattere gioviale del popolo napoletano, capace di esprimere con naturalezza, umorismo, vivacità e nostalgia ed è continuato con ‘Tu Si Na Cosa Grande’ e ‘Miss mia Cara Miss’, due capolavori rispettivamente di Domenico Modugno e di Antonio De Curtis. ‘Caruso’ di Lucio Dalla, nell’interpretazione di Peppe Servillo e di Danilo Rea con l’accompagnamento della Banda, è stato seguito da ‘Napoli 44’ di Norman Lewis con le memorie militari trascritte durante la campagna d’Italia nella seconda guerra mondiale. Entrambe le interpretazioni hanno incantato il pubblico grazie alla magistrale esecuzione di tutti gli artisti presenti sul palco. ‘Caravan Petrol’ di Renato Carosone è stata interpretata con ironia sul palcoscenico del Sistina da Peppe Servillo e Danilo Rea seguita dal grande successo di ‘Tu Vuo Fa L’Americano’, sempre a firma di Renato Carosone.

Il ‘sogno americano’ si è materializzato con il brano ‘Glenn Miller Story’, trascritto per banda e con una potente carica ritmica che ripercorre le tappe della carriera di Glenn Miller, famoso direttore d’orchestra statunitense e ‘The Stars and Stripes Forever’, la Marcia Ufficiale della Federazione statunitense.

La serata si è infine conclusa, con il plauso corale di tutti i partecipanti presenti al Teatro Sistina, con la ‘Fedelissima’, la Marcia d’Ordinanza dell’Arma dei Carabinieri composta da Luigi Cirenei che dal 1930 costituisce un modello di marcia di elevata statura professionale, apprezzatissima da tutti e con l’Inno Nazionale Italiano o ‘Il Canto degli Italiani’, scritto da Goffredo Mameli nel 1847 e messo in musica da Michele Novaro.

Ringraziamenti

La Redazione di Informazione Quotidiana e la curatrice della Rubrica ‘Percorsi Inclusivi’ ringraziano Maria Rosaria Ramondelli, Presidente del Rotary Club Roma Sud e la Banda Musicale dell’Arma dei Carabinieri per l’organizzazione e la realizzazione di uno spettacolo indimenticabile caratterizzato dal sostegno a progetti importanti sul piano inclusivo destinati alle persone bisognose, agli studenti e alle ragazze e ai ragazzi con disabilità.