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UNA GIORNATA CON L’IMPERATORE (Prima parte: le abitudini)

NELLA QUOTIDIANITA' DEGLI IMPERATORI, LE TRADIZIONI, GLI OBBLIGHI FONDAMENTALI E I MOMENTI PIU’ IMPORTANTI DELLA VITA ROMANA, ESIGONO UN IMPIEGO DEL TEMPO MINIMAMENTE DISCIPLINATO CHE, MALGRADO I CAPRICCI DELL’UNO O L’ANTICONFORMISMO DELL’ALTRO, È NECESSARIO AL PRINCIPE, COME A TUTTI I BUONI CITTADINI.

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Contrariamente a quanto si è portati a pensare, la vita di un imperatore romano non era quella di un pelandrone intento ad oziare. Lo sfarzo e la magnificenza del palazzo e della corte di cui si circondava possono essere fuorvianti per la reale comprensione del protocollo a cui era necessario attenersi. Certo, ad un plebeo, che faticava a mettere insieme il pranzo con la cena, la corte imperiale appariva sicuramente sfolgorante ed irraggiungibile e quindi immaginava che all’interno di essa si celassero meraviglie e benessere. Sicuramente. Tuttavia, anche l’imperatore più stravagante doveva attenersi ad una disciplina fatta di orari scanditi e di funzioni di routine. Anche fuori di Roma e del Palatino, quando il principe era in viaggio o partecipava ad una guerra, egli osservava certi riti e adempiva all’amministrazione della giustizia o il disbrigo della corrispondenza, senza parlare degli obblighi religiosi di carattere pubblico.

In questo quadro ufficiale si iscrivono le variazioni individuali, più o meno sensibili. Quando leggiamo di imperatori debosciati, dediti ad ogni sorta di vizio, dobbiamo sempre tenere presente che questa immagine proviene da fonti ostili e riguarda comunque la loro vita privata, vista attraverso la lente deformante di una letteratura avversa che aveva tutto l’interesse a tramandare, tramite la damnatio memoriae, l’immagine negativa di un personaggio non più gradito.

Ed è in quest’ottica che desideriamo avventurarci in una nuova miniserie estiva nella quale saremo a fianco dell’imperatore nel corso della sua giornata tipo.

Le fonti
Gli imperatori facevano redigere un diario delle proprie attività quotidiane e, quando erano occupati nelle campagne militari, magari sulle rive del Reno e dell’Eufrate, il segretario di stato maggiore dell’Impero annotava con cura le tappe, i nomi delle montagne valicate, dei fiumi oltrepassati, delle città attraversate, assediate o conquistate, i dettagli tecnici e strategici, persino i minimi imprevisti, come testimonia la cronaca scolpita sulla Colonna Traiana che, in parte, descrive i ricordi di guerra pubblicati da Traiano dopo le sue due spedizioni in Dacia (101-102 e 105-107).

Ricostruzione della Colonna di Traiano. In origine era decorata con vivaci colori, oggi scomparsi.

Parallelamente a questi “taccuini di viaggio”, alcuni principi redigevano un diario più personale, dal quale avrebbero tratto le loro memorie, il più delle volte apologetiche (ossia celebrative, difensive o esaltatorie), come quelle di Augusto, di Tiberio, di Claudio, di Adriano o di Settimio Severo.

Il registro degli atti imperiali (commentarii diurni, commentarii principales), era conservato nella biblioteca di Apollo Palatino. I senatori potevano chiedere l’autorizzazione alla consultazione, in particolare per conoscere le denunce di un qualche delatore che si fosse manifestato sotto il regno di un imperatore defunto. Ma quando l’imperatore era vivo, gli atti restavano inaccessibili, salvo indiscrezioni o complicità del personale amministrativo.

Nell’Historia Augusta, il biografo di Aureliano sostiene di aver consultato il “diario” che l’imperatore avrebbe fatto scrivere su libri di lino, depositati nella biblioteca del Foro di Traiano. Come tutti i Cesari, Aureliano aveva disposto che venissero annotati quotidianamente tutti i fatti che lo riguardavano, e un procurator ab ephemeride ne aveva la responsabilità.

Testa in bronzo dorato di Aureliano. Museo di Santa Giulia, Brescia.

Tutta questa documentazione è andata perduta, anche se deve essere stata utilizzata da Svetonio, da Cassio Dione e dagli scrittori dell’Historia Augusta. È ai commentarii o ephemerides del segretario particolare di Vespasiano e di Settimio Severo che dobbiamo la conoscenza di certi dettagli delle loro abitudini giornaliere.

La giornata dell’imperatore
Iniziamo con Augusto. Sappiamo che fa fatica ad alzarsi presto perché dorme poche ore in tutto e si sveglia più volte durante la notte. Così, spesso, sonnecchia dopo l’alba, il che è contrario alle abitudini dei Romani. Quando deve alzarsi di buon’ora per un obbligo qualsiasi (matrimoni, fidanzamenti, cerimonie di famiglia, sacrifici), preferisce dormire in prossimità della casa o del tempio dove la sua presenza è richiesta, nell’abitazione di uno dei suoi liberti e, preferibilmente, in una camera ai piani superiori, per non essere disturbato dal rumore. Nella mattina riceve tutti quelli che vengono a salutarlo. Amministra la giustizia in modo attivo e scrupoloso, a volte fino a tardi; quando è stanco, però, lavora nella sua stanza, al Palatino. In città si sposta a piedi o in lettiga (dove spesso si assopisce) e dopo la colazione di mezzogiorno, schiaccia un pisolino, stendendosi sul letto tutto vestito e con i calzari ai piedi. Fino ad una certa età, si mantiene in forma giocando a pallacorda o a palla: in seguito, camminerà un po’ e ogni sera finirà la sua passeggiata correndo o saltellando. La sera, dopo il bagno, si fa frizionare; poi cena e si ritira in una lettiga dove lavora fino a notte inoltrata.

Ottaviano Augusto.

Sembra che la giornata di Vespasiano sia rigorosamente calcolata al minuto: piuttosto che restare sveglio fino a tardi come Augusto, preferisce lavorare all’alba per esaminare egli stesso i casi difficili. Riceve nella sua camera i suoi diretti collaboratori, che fa sedere sul letto; essi lo mettono al corrente delle questioni che è meglio non divulgare e, insieme a loro, l’imperatore rivede alcuni dispacci e i rapporti dai diversi uffici. Più tardi, accoglie gli amici e i cortigiani venuti a dargli il buongiorno, me senza perdere tempo: mentre quelli lo salutano, si infila le scarpe e si veste, rispondendo agli uni e agli altri. Assiste volentieri alle sedute del Senato, ma spesso è rappresentato dal figlio Tito, che poi detta lettere in suo nome. Amministra la giustizia al Foro. Poi, dopo aver sistemato gli affari ordinari e urgenti, si fa scarrozzare in giro, prima di distendersi in compagnia di una tra le tante concubine. Prima di mettersi a tavola, Vespasiano passa direttamente dalla camera ai bagni: è il momento migliore dell’imperatore, quello per cui i domestici approfittano per rivolgere una richiesta e ottenere una risposta positiva. A cena è di buonissimo umore, e sembra che non si sia mai attardato nelle orge notturne. A differenza di suo figlio Domiziano, si concede il tempo di cenare e ama farlo in compagnia.

Vespasiano.

La corrispondenza con il retore Frontone, maestro di Marco Aurelio, fornisce notizie sulla vita privata e familiare di quest’ultimo. Una lettera dell’alunno, scritta quando non era che un principe ereditario, ci riassume una giornata estiva a casa dell’imperatore Antonino Pio. Marco Aurelio si sveglia quando è ancora notte per leggere e scrivere, per tre o quattro ore. Verso le sette del mattino, prima di rientrare nella sua stanza, dove farà gargarismi con acqua e miele, va a salutare l’imperatore, da cui tornerà anche più tardi, per assistere al sacrificio quotidiano. Dopo uno spuntino, partecipa alla vendemmia fino a mezzogiorno; si ritorna quindi a casa per leggere o per fare quattro chiacchiere, quando risuona un colpo di gong: è l’ora in cui Antonino passa nel bagno, imitato dai suoi ospiti. Più tardi, giunge la cena, che si svolge in famiglia e, verso la fine, in presenza anche dei contadini che, senza complimenti, vengono a rallegrare la compagnia.

Marco Aurelio. Musei Capitolini, Roma.

Grazie a Cassio Dione, possiamo avere un’idea delle abitudini quotidiane di Settimio Severo. Come Vespasiano, si alza presto e lavora prima dell’alba ad una qualche pratica o alla redazione delle sue Memorie; poi cammina un po’, passeggiando in compagnia dei suoi più stretti collaboratori, con i quali discute degli affari di Stato. In seguito, senza essere precipitoso, amministra la giustizia, ascoltando a lungo i richiedenti e i difensori, lasciando ai suoi consiglieri il tempo di esprimere liberamente la loro opinione. L’imperatore interrompe questa attività a mezzogiorno, ma invece di pranzare subito dopo, va a cavallo prima di un po’ di ginnastica e di un bagno. È allora, verosimilmente verso l’una e mezzo del pomeriggio, che viene predisposto un pasto piuttosto abbondante: poi dorme un po’; una volta sveglio si concede una passeggiata culturale, discutendo di scrittori greci e latini con gli eruditi al suo seguito. Alla fine del pomeriggio, Settimio Severo ripeterà il bagno e cenerà col suo seguito più vicino, salvo in occasione di banchetti ufficiali.

Settimio Severo.

Se dobbiamo credere all’Historia Augusta, il pronipote acquisito di Settimio Severo, Alessandro Severo, aveva giornate impegnatissime. Quando non aveva trascorso la notte con la moglie, si alzava presto offrendo un sacrificio davanti al suo larario; quando non soggiornava al Palatino, girava in carrozza o passeggiava, andava a caccia o a pesca, per dedicarsi poi agli affari di Stato; ma quando lo richiedeva l’urgenza, era capace di mettersi al lavoro più di un’ora prima dell’alba. La maggior parte delle questioni erano però esaminate e sbrigate dai suoi collaboratori, supervisionati dalla terribile madre Giulia Mamea. Alessandro Severo dedicava buona parte della mattinata alla lettura di autori greci e latini; quindi, passava allo sport e al gioco della palla, prima di fare un bagno. Evitava quelli caldi e preferiva la vasca con l’acqua fredda, dove rimaneva per circa un’ora. Uscito dall’acqua, si concedeva uno spuntino (pane, latte, uova, vino mielato) che precedeva il pasto di mezzogiorno, ma a volte gli capitava di non toccare cibo fino all’ora di cena. Il pomeriggio, firmava a letto la corrispondenza in presenza dei segretari imperiali, addetti agli affari e alla “memoria” dell’imperatore, che hanno già organizzato il lavoro. In seguito, riceve amici e collaboratori per sistemare eventuali pratiche legislative e giudiziarie, in particolare quelle che tratta il giurista Ulpiano, suo prefetto del Pretorio. Le sue cene sono allietate da letture e non degenerano mai in orge notturne. Quando cena in privato, tiene un libro in mano.

Alessandro Severo.

In linea di massima, gli imperatori che sentono il peso della loro responsabilità, si alzano abbastanza presto per esaminare faccende delicate e per sbrigare almeno una parte della loro corrispondenza personale. Che lavori o no prima dell’alba, nel II secolo d.C. l’imperatore comincia la giornata prendendo una dose di contravveleno. Marco Aurelio, che è debole di petto e di stomaco, beve una dose di teriaca (una specie di polifarmaco dalle supposte virtù miracolose), e da allora la moda di questa medicina preventiva farà furore nell’alta società romana.

Sin qui, una panoramica sulle abitudini generiche degli imperatori. Nelle prossime puntate andremo nello specifico e parleremo nel dettaglio dei vari compiti e obblighi a cui l’imperatore doveva ottemperare. In particolare, nella seconda parte vedremo come veniva espletata la consuetudine della salutatio.

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