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Rafael Nadal: il Farewell Tour della Rockstar con la racchetta nella mano sinistra.

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Ogni nuovo inizio, è la fine di qualche inizio” sono le parole di Jon Bon Jovi che si adattano perfettamente a quanto sta accadendo in questi primi giorni della stagione tennistica. Si perché le prime settimane di gennaio 2023, che antecedono gli Australian Open, rappresentano il nuovo inizio della stagione e la fine, ci auguriamo momentanea, della favola del ritorno di Rafael Nadal. Se n’è iniziato a parlare ormai da mesi di un suo possibile tour finale, un ultimo giro del mondo come quello delle rockstar. Elton John il suo ultimo giro del mondo lo ha chiamato “Farewell Yellow Brick Road Tour”, un titolo traslato dal suo concept album che tratta proprio l’argomento del passaggio ad un’età più adulta della vita, quella che per gli atleti è rappresentata dal ritiro. Già il ritiro, un’ipotesi che a Nadal, ai suoi tifosi e a tutto il mondo del tennis è sempre sembrata remota, qualcosa di certo ed inevitabile ovviamente, ma che è sempre apparsa come lontana. Invece la vita di Rafa post tennis ha, probabilmente iniziato a delinearsi in una giornata ben precisa: il 15 settembre 2022, il giorno del ritiro di Roger Federer. Alla O2Arena era diventato chiaro che neanche un’icona globale, il volto tangibile di un intero sport, avrebbe giocato in eterno e Rafa seduto su quella panchina con il suo amico-rivale piangeva. Piangeva per il ritiro di Roger, certo, ma in cuor suo sapeva benissimo che entrare nell’anno primo d.R. (Dopo Roger), significava avvicinarsi, vertiginosamente anche al giorno della sua ultima apparizione sul campo.

Rafael Nadal campione a Roma

Il tempo scorre anche per le rockstar

Era sempre il 2022, pochi mesi prima del 15 settembre, quando Rafa vinceva quello che attualmente è il suo ultimo Roland Garros. Di sicuro non stava pensando al tour d’addio, ne tantomeno al ritiro in quel periodo anche perché per dirla con i Pink Floyd: “Tu sei giovane e la vita è lunga e c’è del tempo da sprecare oggi”. Anche in Time tuttavia, nel capolavoro del gruppo di Gilmour tratto da The Dark Side of the Moon, ci si accorge troppo lentamente che il tempo passa rapidamente (“And then one day you find, ten years have got behind”) e Nadal, solamente un anno dopo aver vinto quella finale a Parigi è costretto a dare forfait al suo torneo, non potendo partecipare al suo Roland Garros. Nel 2024 Rafa ha preso un aereo per l’Australia, sapendo, più che altro sperando, di essere pronto al suo Farewell Tour, al suo passaggio all’età adulta, quella del dopo carriera, ma non senza un ultimo ballo. Il suo ultimo giro del mondo ha preso il via da Brisbane, ma ancor prima di iniziare si è dovuto fermare, questa volta con un certo stupore poiché il Rafa Nadal visto contro Thiem era “ad un livello che non pensavo potesse già raggiungere” ha detto lo zio Toni, storico coach. Certo c’è da dire che Carlos Moyà non era così ottimista nel raccontare i difficili mesi post operazione di Rafa, un periodo in cui allenandosi per massimo 20 minuti due volte a settimana, lo spettro del ritiro si stava facendo sempre più concreto: “Anche io ho avuto dei dubbi, ho avvertito la sensazione che potesse essere arrivata la fine e che non ci fossero più chance di tornare a giocare, è stato il momento più difficile che io abbia mai vissuto con lui”, si legge sulle pagine de La Gazzetta dello Sport.

Rafael Nadal è una rockstar dello sport, lo è diventato il giorno in cui ha scelto di cambiare mano e adattarsi a giocare a tennis con la sinistra, lui che di natura nasce destro. Come non si può fermare la spinta coinvolgente e irrefrenabile del rock n roll, il maiorchino non si è lasciato ostacolare dal dolore e dall’operazione all’ileopsoas, e andando a giocare a Brisbane ha come minimo regalato a se stesso e ai suoi tifosi il sogno poter riabbracciare il vero campione, di poter rivedere immagine del Rafa vincente, o anche solo di poter ripetere mentalmente la procedura scaramantica che anticipa i suoi servizi. Un rituale minuzioso che i suoi fans imparano a memoria: aggiustarsi i pantaloncini, toccarsi la spalla sinistra, poi quella destra, grattarsi il naso, spostarsi i capelli dietro l’orecchio sinistro poi di nuovo il naso e alla fine i capelli dietro l’orecchio destro; se non porta a termine tutta la sequenza si può star certi che Nadal non batterà il servizio. Per due partite in Australia abbiamo potuto goderci il tennis psichedelico del maiorchino, un gioco difficile da spiegare perché inimitabile e soprattuto inarrivabile Tutte le rockstar hanno in mano un microfono o una chitarra, ma sono i particolari, i dettagli che le rendono uniche: il fulmine di David Bowie, la bandana di Axl Rose, i capelli a caschetto dei Beatles. Allo stesso modo ogni tennista ha una racchetta in mano, ma sono i dettagli unici che ltrasformano alcuni di loro in rockstar dello sport: l’eleganza di Re Roger, il servizio di Isner, la volèe in tuffo di Panatta e il “gancio” mancino di Rafa Nadal. Lo abbiamo rivisto per quelle due partite, la vittoria con Thiem e la sconfitta con Thompson e nonostante il nuovo infortunio che lo ha messo sull’aereo di ritorno verso l’Europa ancor prima di prendere la via di Melbourne, possiamo sperare in un tour d’addio intenso ed emozionante del king of clay: bentornato Rafa ti aspettiamo in campo.

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