Quel “venticello leggero” che “pian piano” s’insinua nelle menti, ha un ruolo centrale tanto nella psicologia individuale quanto nella struttura sociale e teatrale. Vediamolo da tre prospettive: psicologica, antropologica, e drammaturgica.
Il pettegolezzo nel genere teatrale
Il pettegolezzo è un motore drammaturgico ricorrente nella commedia dell’arte, nella commedia di costume, e nella commedia musicale come il Barbiere di Siviglia.
Serve a:
- muovere la trama: spesso un malinteso o una diceria crea l’intreccio;
- generare comicità: esagera i vizi sociali e i tic psicologici;
- smascherare le ipocrisie: i personaggi più ridicoli sono spesso quelli che spettegolano o ne sono vittime inconsapevoli.
Nel Barbiere, il celebre aria del Don Basilio (“La calunnia è un venticello”) è un vero e proprio trattato teatrale sul potere del pettegolezzo, che parte sottile e si ingrandisce fino a travolgere il bersaglio.
Profili psicologici dei pettegoli
Chi sono i pettegoli? Dal punto di vista psicologico, possiamo identificare diversi tratti di personalità:
– Bassa autostima: chi spettegola può sentirsi insicuro e usa l’informazione sugli altri per guadagnare potere o attenzione. Denigrare gli altri può essere un modo per nascondere un proprio senso di inferiorità o per contrastare chi viene percepito come “migliore”.
– Bisogno di controllo: il pettegolezzo è un modo per manipolare la percezione altrui.
– Bisogno di appartenenza: condividere segreti o giudizi sugli altri crea un legame di complicità nel gruppo, favorendo l’inclusione.
– Narcisismo sociale: si cerca di essere al centro dell’attenzione tramite la “rivelazione”. Il pettegolo manipola le informazioni per posizionarsi come “detentore della verità” o per indebolire altri.
Proiezione e rivalità: si spettegola per ridurre l’altro, spesso proiettando su di lui le proprie debolezze.
Funzione antropologica del pettegolezzo
Sul piano antropologico e sociale, il pettegolezzo ha funzioni molto importanti:
– coesione sociale: aiuta a rafforzare norme condivise all’interno di un gruppo (“quello che ha fatto X non si fa!”).
– controllo del comportamento: la paura del giudizio limita gli eccessi individuali.
– scambio di informazioni: in assenza di media o istituzioni forti, il pettegolezzo è una forma di intelligence popolare.
– costruzione del mito e dell’identità: nelle comunità tradizionali, le storie e le dicerie formano l’identità collettiva.
In teatro, queste dinamiche si riflettono nei ruoli fissi: l’informatore, il servo furbo, il moralista, il borghese ipocrita.
Danni per le vittime del pettegolezzo
Il pettegolezzo può essere leggero o devastante. Nei casi più gravi, può comportare:
– Danno reputazionale.
– Isolamento sociale.
– Stress psicologico.
– Perdita di opportunità.
Il pettegolezzo non logora solo chi lo subisce: mina anche il tessuto sociale, la collettività.
Avremo con noi anche gli autori di tre libri “pettegoli”:
Francesca Sgorbati Bosi, con le sue: La Guida pettegola al Settecento inglese e La Guida pettegola al Settecento francese.
Antonio Riccio con il suo saggio antropologico Gossip & Oral Sex
Parliamo di Pettegolezzo e sue conseguenze il 13 maggio alle 21:00 su Clubhouse in GrandiDonne.
Raggiungici!
Luogo: online sulla app gratuita vocale Clubhouse.
Titolo della room (le room sono le trasmissioni di tipo radiofonico che si tengono su Clubhouse): Donne For Peace e Ucraina il valore della conoscenza.
- Martedì 13 maggio, dalle 21:00 alle 23:00.
Come collegarsi per ascoltare “Quel “venticello” del pettegolezzo
profili psicologici, funzione antropologica, genere teatrale e gossip settecentesco”:
- scaricare sul cellulare la app gratuita Clubhouse e crearsi un account
- cercare e collegarsi alla house GrandiDonne e/o all’account @soniarm
- martedì 13 maggio dalle 21:00 entrare in Clubhouse e poi nella room: Quel “venticello” del pettegolezzo
profili psicologici, funzione antropologica, genere teatrale e gossip settecentesco.
Parliamone con:
- Tatjana Callegari, assistente europarlamentare, criminologa e regista di opere a carattere sociale;
- Barbara Nocella, psicologa del lavoro e delle organizzazioni, esperta in criminologia investigativa;
- Antonio Riccio, etnoantropologo;
- Francesca Sgorbati Bosi, lingue e letterature moderne. Settecentista focalizzata sul Settecento francese e inglese;
- Sonia R. Marino, architetta, ergonoma, fondatrice di ‘donna immagine città’.
- Stefania Capati, direttrice Radio Tuscia Event;
- Valeria Casati, Imperfezione creativa;
- Domenico Creazzo, imprenditore;
- Eleonora G. Giallombardo, consulente comunicazione;
- Mehret Tewolde Weldemicael, Associazione Le Réseau e Italia Africa Business Week;
- Giulia Parini Bruno, NuoveRadici APS;
- Leda Tripodi, ASVIS Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile;
- Casimiro Vizzini, consulente per Africa-Europe Foundation e responsabile dello Human Cell Atlas all’UNESCO.
‘donna immagine città’, per la promozione della parità e il contrasto agli stereotipi, è stata fondata da Sonia R. Marino ed è composta da:
- Integronomia, ricerca e formazione in ergonomia / ingegneria dei fattori umani e sostenibilità;
- I.N.B.B. Istituto Nazionale Biosistemi e Biostrutture, Consorzio Interuniversitario;
- ErgolabUnitus presso Agraria dell’Università degli Studi della Tuscia.
Per aggiornamenti sul programma andare sul sito: www.immaginecitta.org
