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MALATTIA DI BASEDOW-GRAVES: L’IPERTIROIDISMO AUTOIMMUNE.

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La malattia di Basedow-Graves è una delle cause più frequenti di ipertiroidismo (aumento dell’attività della ghiandola tiroide) ed è causata da un meccanismo di tipo autoimmune. Prende il nome di un medico tedesco, Karl von Basedow, che pubblicò a riguardo nel 1840, e di uno irlandese, Robert Graves, che ne descrisse i sintomi nel 1835, anche se ad essi dovrebbe aggiungersi l’eponimo del medico italiano Giuseppe Flajani che descrisse questa patologia nel 1805.

La Tiroide è un organo localizzato appena sopra la trachea, ricoperto e protetto dai muscoli del collo: la sua funzione si esplica nella produzione di ormoni che regolano il nostro metabolismo accelerandolo; ne consegue che la carenza di attività tiroidea, definita come ipotiroidismo, determina sintomi legati ad un rallentamento delle nostre funzioni metaboliche, mentre la situazione opposta, ipertiroidismo, determina un incremento degli stessi processi.

Con una prevalenza nel sesso femminile (come tutte le patologie che riguardano la tiroide che sono, infatti più frequenti nelle donne), la Malattia di Basedow ha una eziologia autoimmune, con una probabile componente genetica. Nei soggetti colpiti vengono prodotti degli anticorpi che hanno attività verso i recettori del TSH, presenti nelle cellule tiroidee; quando una classe di anticorpi si indirizza verso tessuti propri dell’organismo, invece che contro agenti esterni, come dovrebbe accadere nelle normali funzioni del sistema immunitario, si definisce quello che viene chiamato meccanismo autoimmune ed essi prendono il nome di autoanticorpi. In questo caso autoanticorpi anti-TSH.
TSH è la sigla che definisce l’ormone tireotropo, un ormone prodotto dall’ipofisi secondo un meccanismo di feedback che va a stimolare le cellule tiroidee a produrre gli ormoni T3 e T4. Il meccanismo è, semplificato, il seguente: quando i livelli ematici di ormoni tiroidei scendono, l’ipofisi produce TSH, che si va a legare ai recettori presenti sulle cellule della tiroide, che inizieranno a produrre i propri ormoni, ristabilendone i livelli. È un po’ come il climatizzatore dell’automobile che inizierà a far uscire aria fredda quando la temperatura sale oltre un certo valore impostato.

Nella Malattia di Basedow si producono degli autoanticorpi che si vanno a legare ai recettori per il TSH, stimolando la tiroide ad una produzione massiva di T3 e T4 (da qui l’ipertiroidismo); pertanto il tipico assetto di laboratorio di un paziente affetto da questa patologia prevede alti valori di ormoni tiroidei, alti vali di anticorpi anti- TSH e bassi livelli di TSH.

I sintomi tipici sono insonnia, ipertensione, tachicardia, palpitazioni, astenia, tremori, possibile calo della libido nel maschio e irregolarità del ciclo mestruale nella femmina, ansia, depressione, agitazione (sintomi dell’ipertiroidismo); inoltre sintomo caratteristico è l’esoftalmo, cioè la protrusione del bulbo oculare oltre la rima palpebrale, dovuta ad infiltrato infiammatorio composto da linfociti, mastociti e plasmociti che determina fibrosi.
In alcuni casi si può verificare una deformazione del collo, dovuta all’aumento di volume della ghiandola, che prende il nome di gozzo tiroideo. Questa situazione può determinare problemi importanti in quando la compressione sulla trachea può ridurre o arrestare il flusso di aria; inoltre nel collo sono presenti strutture nervose e vascolari importanti, come le giugulari e, soprattutto, le carotidi, la cui compressione può essere fatale.

Si tratta di una patologia dagli effetti potenzialmente gravi: i suoi sintomi cardiaci possono portare al decesso per aritmia o crisi ipertensive; la tachicardia, inoltre, espone ad un aumentato rischio di ictus ed ischemia cerebrale. lo stesso esoftalmo se non trattato può causare l’impossibilità nella chiusura completa delle palpebre, che determina secchezza oculare e rischio di infezioni; inoltre la compressione del nervo ottico può causare dei deficit di campo visivo, fino a determinare cecità.

La terapia è inizialmente medica e consiste da un lato nell’utilizzo di farmaci in grado di determinare una riduzione dell’attività degli ormoni tiroidei, dall’altro lato da terapie atte a risolvere i sintomi, come l’utilizzo di betabloccanti per controllare la frequenza cardiaca o farmaci antipertensivi. Normalmente il trattamento medico prosegue per un anno e mezzo, poi deve essere sospeso: in caso di recidiva, che coinvolge più della metà dei casi, o di impossibilità nella sospensione del trattamento, diventa indicato l’intervento chirurgico di tiroidectomia totale o la radioterapia mediante l’utilizzo di Iodio radioattivo I-131.

Curiosità letteraria: la Malattia di Basedow viene citata nel romanzo di Italo Svevo, La Coscienza di Zeno. Ad esserne affetta è Ada Malfenti, cognata del protagonismo e suo oggetto del desiderio: nelle righe del suo romanzo l’autore descrive il suo “occhio ingrandito” e come la bellezza della donna inizi a sfiorire con il progredire della malattia.

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