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Intervista a Federico Apolloni, discobolo dell’aeronautica militare

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di Cristina Caracci

Come hai scoperto la passione per il lancio del disco e quando hai iniziato a gareggiare?

La passione per il lancio del disco nasce con la “scoperta” dell’atletica: partecipando a delle gare scolastiche ho conosciuto il mio attuale allenatore Filippo Monforti e lì il colpo di fulmine con il lancio del disco. In base al regolamento non è possibile gareggiare prima dei 14 anni di età, quindi mi sono cimentato nel lancio del peso, nel salto in lungo e nella velocità. La mi prima gara ufficiale è stata nel marzo del 2001 a Valmontone, quasi 34 metri e mi sentivo un campione!

Nel corso degli anni hai incontrato persone che hanno segnato positivamente il tuo percorso sportivo? C’è qualcuno che vuoi ringraziare per il tuo successo?

Sicuramente nella mia carriera ho incontrato molte persone che mi hanno aiutato a crescere e a maturare sia come atleta che come uomo… ma la persona che devo ringraziare in primis è il mio attuale allenatore Filippo Monforti (detto Pippo). Con lui ho inziato e con lui sto continuando la mia carriera. Per me è un punto di riferimento sia in pedana che fuori, la cosa che stimo di più in lui è che ha sempre pensato prima all’aspetto umano e poi a quello sportivo, non smetterò mai di ringraziarlo per questo… ringrazio il centro sportivo dell’Aeronautica Militare che mi ha dato la possibilità di diventare professionista, e ringrazio Walter Superina, un uomo con la U maiuscola e con il quale da un paio d’anni ho iniziato una splendida collaborazione che sta dando ottimi risultati. Infine ringrazio tutti gli amici con i quali ho condiviso gioie e dolori che questo sport mi ha regalato… ma prima di ogni cosa devo ringraziare la mia famiglia: mamma Anna, papà Sergio e Lavinia (Lalla), la sorella più invidiabile del mondo… sono loro la mia vera vittoria, il lancio più lungo, la medaglia più preziosa!

Illustraci una tua giornata tipo

La mia giornata iniza alle 7.45… il tempo di fare colazione (2 toast, 2 kiwi, 3 fette biscottate con la marmellata e una bella spremuta) e alle 9.30 sono in pedana: questa prima fase di allenamento è essenzialmente tecnica e richiede notevole concentrazione, si svolgono circa 40/50 lanci e si termina con degli esercizi atti a curare l’esplolsività. Alle 12.30 in punto si pranza e dalle 15.00 alle 18.00 si va in palestra per iniziare la seconda fase dell’allenamento che ha come tema centrale quello della FORZA.

Discobolo

Ti alleni da solo o con compagni di squadra?

In pedana spesso mi ritrovo solo con a Pippo. A volte però si aggrega un collega dell’Aeronautica, Marco Zitelli… il campo tuttavia è pieno di ragazzi che nonostante pratichino specialità diverse hanno tutti un unico obbiettivo: MIGLIORARE.

Cosa ti regala una gara?

Le emozioni che ti regala una gara sono indescrivibili, sia nel bene che nel male. La gara spesso è la fine di un percorso che comporta sacrifici, duri allenamenti e momenti difficili, quindi viene vissuta come una sorta di “recita di fine anno”, si sta attenti a tutto, dalle scapre, alle calze, ai capelli, ognuno ha il proprio rituale…per noi atleti è tutto!

Quali sono i tuoi obiettivi futuri?

Varcare la soglia dei 60 metri e partecipare alle universiadi che si terranno in Russia a luglio.

Chi e’ Federico al di fuori dei campi di atletica?

Federico fuori dalla pedana è una persona molto generosa ed estremamente dinamica e preso da mille attività come lo studio, gli amici e la casa da seguire; mi piace stare in compagnia ma non ti nascondo che a volte ho bisogno di stare per i fatti miei e allora spengo il cellulare e me ne vado al mare.

In passato sportivi come Andrew Howe hanno criticato la mancanza di visibilità mediatica dell’atletica. Dal tuo punto di vista, sarebbe opportuno avvicinare i giovani al vostro sport, magari rendendovi protagonisti di campagne di sensibilizzazione all’interno degli ambienti scolastici?

Questa sarebbe veramente una bella iniziativa…l’atletica è uno sport sano, basato su dei principi solidi e indiscutibili come lealtà e rispetto sia delle regole che dell’avversario…sarebbe di grande aiuto ai ragazzi di oggi!

Una curiosità: lo scorso novembre sei stato convocato dal d.t. azzurro Antonio Tartaglia per sperimentare una nuova disciplina sportiva, il bob. E’ stato difficile rapportarti con un nuovo sport e con i tuoi nuovi compagni di allenamento?

Sicuramente un ambiente nuovo comporta un periodo di adattamento, ma grazie ad Antonio Tartaglia e ai miei compagni di squadra ho fatto un’esperienza bellissima che ho interrotto per ora, ma che avrei piacere a riprendere in futuro…la discesa con il bob è qualcosa di incredibile!

Cosa vuol dire per te essere un atleta? Si può essere un atleta pur non praticando lo sport agonistico?

Per me essere un’atleta è più uno stile di vita che una professione…la mia vita è incentrata su questo, su uno stile di vita sano e su dei valori che come ho detto prima sono indiscutibili… chiunque affronta la gara della vita con lealtà, onestà, educazione e rispetto può ritenersi un’atleta!

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