Home Rubrica LA STELE DI ROSETTA I DRUIDI, GLI ANTICHI SACERDOTI DEI CELTI.

I DRUIDI, GLI ANTICHI SACERDOTI DEI CELTI.

SACERDOTI, ASTRONOMI, GIUDICI, MAGHI, E ALTRO ANCORA. QUESTO SONO STATI I DRUIDI, FIGURE FONDAMENTALI DEL MONDO CELTICO, AVVOLTE OGGI DA UN ALONE DI MISTERO DOVUTO ALLA PERDITA DI QUASI TUTTO IL LORO IMMENSO PATRIMONIO CULTURALE, IN PARTE RICOSTRUITO DALLE TESTIMONIANZE LETTERARIE E DALLE SCOPERTE ARCHEOLOGICHE.

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È quasi un’impresa titanica affrontare un tema come quello dei Druidi. Durante le ricerche finalizzate all’acquisizione del necessario materiale su di essi, ci siamo resi conto di quanto la figura del Druido sia oltremodo complessa. Il sapere di cui questi sacerdoti (ma è un termine parecchio riduttivo) erano depositari rappresentava l’essenza di una civiltà, quella celtica, che solo di recente è stata riscoperta e studiata in modo adeguatamente approfondito. Figure arcane rivestite di mistero, dal senso del sacro e da quel sostrato magico che ne segnava la cultualità, erano i protagonisti assoluti di un’era remota che si perde nella notte dei tempi. Quando pensiamo al Druido, lo immaginiamo come un uomo anziano dalla lunga barba bianca che, quasi come un benevolo Gandalf, impartisce saggezza all’ombra di una vecchia quercia. Oppure somigliante a Panoramix, il simpatico personaggio dei fumetti della serie Asterix, creato dal duo francese Renè Goscinny e Albert Uderzo, dedito alla preparazione della famosa pozione magica che conferiva la forza fisica necessaria a contrastare le legioni di Cesare. Lo si immagina anche in una veste più inquietante quando, con il capo coperto da un cappuccio, illuminato dalla Luna si accinge a compiere un lugubre sacrificio umano all’interno di un cerchio di pietre. Beh, il druido era veramente tutto questo, ma non solo. Chissà, forse ha anche ispirato la figura degli Istari, nel “Signore degli Anelli” … E, considerato che questo articolo ha avuto in sorte di essere pubblicato nel giorno di quella che era la festa celtica di Samhain, che si celebrava appunto dal 31 ottobre al 1° novembre, crediamo che sia più che appropriato farci un giro alla scoperta dell’affascinante mondo dei Druidi.

Gandalf il Bianco: ispirato agli antichi druidi?

Contenuti dell’articolo:

PERCHE’ “DRUIDO”?

Questo nome apparentemente bizzarro, nei suoi diversi generi, declinazioni e forme, è stato citato da Cicerone, Plinio il Vecchio, Tacito, Lucano, Pomponio Mela, Svetonio, Ausonio, Ammiano Marcellino, Cesare, Aristotele, Clemente Alessandrino, Diodoro Siculo e Strabone. I dati che possediamo circa la tradizione irlandese, che maggiormente ha conservato le radici celtiche, riportano il termine druì-druid-druith.

Per quanto riguarda le possibili origini etimologiche del termine, le versioni sono parecchio contrastanti. Plinio ci dà una prima etimologia, designando per il termine una discendenza dalla parola greca Drus, la quercia, dato che i sacerdoti tenevano in grande considerazione tale albero. Secondo Jean-Baptiste Bullet, invece, deriverebbe dal termine Derwydd, che in celtico significa “saggio”, “indovino”. Invece, lo studioso di filologia celtica Rudolf Thurneysen spiegò che il termine derivava dal prefisso intensivo dru- unito a vid- (“sapere”), traducendolo quindi con “sapientissimi” o “molto sapienti”, quasi a voler rimarcare il carattere magico-operativo di questi sapienti-maghi.

Analizzando più a fondo l’origine di questo nome, si rileva che è analogicamente relazionabile alla radice linguistica dru-wid, che vuol dire “conoscenza della quercia”, in cui wid è traducibile come “conoscere” o “vedere”.

Attualmente i linguisti sono ancora in disaccordo a proposito dell’etimologia di questo termine.

ORIGINI DELLA CLASSE DRUIDICA

In modo del tutto ipotetico, si potrebbe far risalire l’origine dei Druidi nell’età della raccolta del cibo, precedente al 4000 a.C., quando estese foreste di querce coprivano l’Europa e la conoscenza degli alberi permetteva di acquisire tecniche di sopravvivenza e, quindi, di saggezza. I primitivi cacciatori vedevano nella quercia un albero più che degno di venerazione, il più robusto e il più utile poiché forniva ghiande come risorsa alimentare, legname per riscaldarsi e dimore in cui ripararsi. Fatto non secondario è il suo aspetto maestoso e la sua longevità, se rapportata ad altri alberi. Da considerare, inoltre, che ritroviamo la quercia in tutte le mitologie europee come simbolo del dio del tuono, il padre degli dèi. Infatti, tra le rappresentazioni sacre incarnate dalle querce ricordiamo la Quercia di Zeus, situata a Dodona, quella di Giove Capitolino presso Roma, la Quercia di Ramowe in Prussia e quella di Perun, sacra agli Slavi.

I DRUIDI E LA QUERCIA

La quercia incarnava il simbolo dell’albero per eccellenza e configurava l’Asse del Mondo, come testimoniano le credenze celtiche e quelle greche. In ogni caso, l’accostamento tra i druidi e la quercia aveva una sua ragion d’essere di natura simbolica, poiché in qualità di sacerdoti, i Druidi avevano diritto alla saggezza e alla forza. La sua importanza, quale albero sacro, è attestata dalle numerose e antiche chiese che, non a caso, sorgono nei luoghi delle querce druidiche. Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis Historia, menziona una cerimonia che si svolgeva il 6 di ogni mese, data rituale in cui i druidi, vestiti di bianco, salivano sugli alberi di quercia e, con un falcetto d’oro, tagliavano i rami che venivano deposti in un secondo tempo su candidi panni.

LE CATEGORIE DI DRUIDI

Stando alle fonti antiche, i Druidi non erano tutti uguali, nel senso che vi erano distinzioni inerenti alle loro diverse “specializzazioni”, per così dire. Secondo Strabone, nella sua “Geografia”, esistevano tra le genti galliche tre categorie di persone che venivano onorate in modo particolare: i bardi, i vati e i druidi. I Bardi erano cantori e poeti; i Vati erano divinatori e filosofi della natura; i Druidi studiavano contemporaneamente la filosofia della natura e quella morale. Erano considerati i più giusti fra gli uomini e per questo si ricorreva a loro sia per dispute private sia per problemi della comunità.
Le funzioni attribuite ai Druidi erano le seguenti: il brithem era il magistrato che conosceva e applicava le leggi; il sencha era lo storico; il cainte era l’invocatore che lanciava maledizioni e benedizioni, oltre ad evocare gli spiriti con il canto magico; lo scelaige era il narratore, esperto dei racconti epici; il dogbaire conosceva il potere delle erbe e praticava la chirurgia; il vate compiva predizioni, a volte ottenute con il sacrificio rituale degli animali; il cruitire era l’arpista, tenuto in grande considerazione per la sua musica.

I DRUIDI E IL VISCHIO

L’immagine del Druido che raccoglie vischio è un classico dell’immaginario comune. Non è un segreto che il vischio contenga delle sostanze medicamentose, come ormai accertato dalla scienza, ma per i sapienti celtici era anche un potente amuleto volto ad allontanare la folgore e a prevenire o contrastare le pratiche occulte negative. La raccolta del vischio, che cadeva nel periodo con la sesta Luna, era legata ad un’importante festività per i Celti, ossia l’inizio del nuovo anno. Il vischio, una pianta cespugliosa emiparassita di numerosi alberi ospiti, era considerato una pianta sacra e dono degli dèi. Le sue bacche venivano adagiate su un manto bianco e successivamente i druidi componevano con esse numerose sostanze utilizzate a scopo terapeutico. Essi avevano scoperto che il vischio era in grado di favorire la fecondità e di sconfiggere gli effetti di qualunque veneficio. Le bacche appena spremute fornivano un succo nel quale erano presenti colina, acetilcolina e viscotossina, sostanze che sono in grado di abbassare la pressione sanguigna.

Come nota a margine, dobbiamo dire che in forma concentrata il vischio è potenzialmente letale: gli estratti concentrati possono causare una grave intossicazione che può manifestarsi con confusione mentale, allucinazioni, convulsioni. Non a caso, i Druidi, durante i loro riti, entravano in uno stato di trance nel quale entravano in contatto con il dio, stato di trance evidentemente indotto o favorito dalle proprietà psicotrope di alcune piante tra le quali, appunto, il vischio.

Una pianta di Vischio.

I DRUIDI E LE PIANTE “MAGICHE”

Tra le altre piante “magiche” conosciute ed adoperate dai Druidi troviamo una particolare pianta il cui nome latino era rodarum, efficace contro i tumori, gli ascessi e tutte le forme infiammatorie, come testimoniato dallo stesso Plinio. E, ancora, il samolus e il selago, l’una da cogliere con la mano sinistra e l’altra con la destra infilata nella manica sinistra di una veste bianca. Un elemento occulto dai contorni misteriosi ed enigmatici era costituito dall’anguinum, un uovo magico delle dimensioni di una mela il quale, pur contenendo veleno di serpente, proteggeva chi lo possedeva ed era particolarmente consigliato nel corso di una causa giudiziaria. Plinio non ci ha fornito particolari rilevanti in merito e sia il samolus, il selago e l’anguinum restano avvolti nel mistero.

I DRUIDI E L’ASTRONOMIA

Si hanno prove di una certa conoscenza dell’astronomia da parte dei druidi. Essi conoscevano i movimenti del cielo e delle stelle, spiegavano il fenomeno delle maree e l’effetto che ha su di esse la Luna, così come le cause del Sole di Mezzanotte. Come abbiamo visto, osservavano il corso della luna per stabilire il momento propizio al taglio del vischio e alla raccolta delle erbe.

A causa del fenomeno della precessione degli equinozi, nel 500 a.C. (il periodo del massimo sviluppo della cultura celtica in Europa), il cielo era leggermente diverso da quello che osserviamo oggi, e quindi la stella più vicina al polo Nord celeste era Kochab della Costellazione dell’Orsa Minore. Ciò rendeva possibile osservare dalla Gallia alcune costellazioni oggi visibili solo dall’emisfero australe. In corrispondenza della festa di Samhain (il 1° Novembre) era in levata eliaca (ossia quasi contemporaneamente al Sole) Antares, della Costellazione dello Scorpione. A Imbolc (1°Febbraio), sorgeva Capella, della Costellazione dell’Auriga. A Beltaine (1°Maggio) sorgeva Aldebaran, la più luminosa stella della Costellazione del Toro. A Lughnasadh (1°Agosto) sorgeva Sirio, della Costellazione del Cane.

LA FESTA DI SAMHAIN E IL CALENDARIO DI COLIGNY

La “Ruota dell’Anno”.

E visto che, come abbiamo detto, questo articolo viene pubblicato proprio durante la Festa di Samhain, riteniamo doveroso spendere due parole su questa importante ricorrenza celtica. Essa cadeva nel mese lunare di Ottobre/Novembre, identificato nel Calendario di Coligny con il nome di Samonios, il “Tempo della Fine dell’Estate”. Samhain segnava la fine dell’anno vecchio e l’inizio di quello nuovo e perciò era simbolo di morte e rinascita contemporaneamente. Le mandrie e le greggi venivano riunite e si macellavano tutti gli animali, tranne quelli destinati a riprodursi durante la stagione seguente. La Festa di Samhain, quindi, si trasformava in un grande banchetto a cui partecipava tutto il popolo. In tale occasione non venivano praticati sacrifici umani, come narrato da fonti posteriori che avevano tutto l’interesse a screditare la cultura celtica in favore di quella cristiana.

31 ottobre festa: per i Celti è il Samhain, il Capodanno Celtico, ricco di fascino e mistero.

Poiché per i Celti il sacro permeava ogni aspetto della vita, oltre al lato prettamente fisico delle celebrazioni di Samhain questa festa aveva anche la sua controparte magica, che si manifestava apertamente durante la notte della vigilia, il 31 ottobre. In quella sera, al calar del sole, la terra entrava nella metà oscura dell’anno e le “porte dell’Altromondo” si aprivano per mettere in comunicazione il reame del Sidh (l’Oltretomba della mitologia celtica) con quello terreno. Gli spiriti degli antenati tornavano a camminare tra i vivi, a raccontare storie e a ricordare avvenimenti della loro vita. Ma gli antenati si avvicinavano al mondo terreno anche per proteggere i mortali dall’intrusione di esseri diversi, demoni e spiriti feroci, che avrebbero approfittato dell’apertura creatasi per giungere sulla Terra e scorrazzare indisturbati, causando guai agli umani.

Il Capodanno celtico era quindi un giorno al di fuori del tempo e dello spazio in cui era possibile innalzare la propria coscienza e modificare il proprio stato di consapevolezza.

Ovviamente il Cristianesimo ostacolò i festeggiamenti delle antiche tradizioni celtiche, ma quando la popolazione dimostrava ad esse un attaccamento troppo forte per poter essere sradicato, la chiesa ne ha trasformato i nomi e adattato la loro simbologia a quella della nuova, invadente, religione. Ed è così che nei paesi di lingua inglese, la vigilia di Samhain, il 31 Ottobre, prese il nome di Allhallows’ Eve (Vigilia di Ognissanti), più popolarmente conosciuta come la Notte di Halloween, durante la quale le persone vanno in giro mascherate da mostri, streghe e folletti, riprendendo l’antica pratica del travestimento rituale utilizzata dagli sciamani che, assumendo le sembianze di esseri soprannaturali, si mettevano in comunicazione con la realtà spirituale. Oggi, purtroppo, le radici celtiche di questa festa sono state obliate da dinamiche consumistiche e gli Statunitensi, dimostrando come al solito una straordinaria capacità nel corrompere e rovinare tutto ciò che toccano, hanno trasformato un’importante ricorrenza dal profondo significato in un’americanata yankee.

I Druidi, durante la notte della Vigilia di Samhain ordinavano che tutti i fuochi d’Irlanda fossero spenti ed essi accendevano ritualmente un nuovo fuoco in un luogo elevato dal quale partivano dei messaggeri che portavano le fiamme in tutte le case del territorio. Nel periodo medievale streghe e maghi attendevano questa notte per riunirsi e fare grandi incantesimi.

Il Calendario di Coligny

La festa di Samhain è l’unica ad essere indicata nel Calendario di Coligny, un’epigrafe in bronzo del II secolo d.C. ritrovata in Francia. Di fatto è il ritrovamento più importante che stabilisce le conoscenze dei Celti in fatto di astronomia. La sua impostazione corrisponde ad un sistema lunisolare molto complesso, che presuppone una conoscenza secolare dei moti degli astri, nonché la capacità di costruire modelli matematici che ne descrivano le regole. Grazie ad esso ci sono prevenuti i nomi dei 12 mesi ordinari, indicati per esteso o in abbreviazione.

Il Calendario di Coligny. Museo della Civiltà Gallo-Romana di Lione, Francia.

DRUIDESSE?

La tradizione celtica menziona l’esistenza di alcune donne dedite al Druidismo conosciute come le Bandruaid, Banfhlaith oppure Banfhilìd. Le Druide erano le custodi del fuoco sacro (in analogia con le Vestali di Roma) e il loro operato è descritto in un documento, il Dinnsenchus di Rennes. Queste sacerdotesse e indovine celtiche erano versate nella magia tempestaria (ossia il dominio degli elementi e i riti volti a influenzare il tempo atmosferico) e la loro presenza si spiega con il culto di numerose divinità originariamente femminili, e servite da donne intrise della cultura tribale. Successivamente le loro funzioni rituali passarono agli uomini che diedero vita alla grande casta sacerdotale. Tuttavia, la cultualità femminile sopravvisse e le donne proseguirono, in maniera sporadica, a servire le dee celtiche.

Il ruolo delle Druidesse non è ancora emerso con estrema chiarezza. Un aspetto molto importante è che la donna celtica era molto più libera di quella greca e romana, al punto che essa poteva assumere ruoli di grande potere e responsabilità tali da intimorire addirittura gli uomini romani, poco abituati a confrontarsi con donne potenti e guerriere. C’è chi ritiene che le Druidesse fossero anche guerriere, oltre ad essere sacerdotesse. Ma le fonti più ricche sono forse relative al loro ruolo di profetesse. Tacito parla delle Druidesse in relazione al massacro dei Druidi avvenuto sull’isola di Mona, in Galles: secondo il suo racconto, le “bandrui”, vestite di nero, simili a Furie, scapigliate e con fiaccole in mano, tentavano, mediante invocazioni e incantesimi, di difendere l’isola, maledicendo gli invasori.

Forse le donne definite “streghe” nel Medioevo potrebbero essere state le eredi della tradizione delle Druidesse, forse le sacerdotesse della Luna e della Dea che perpetrarono nei boschi l’antico culto pagano, la cura con le erbe e gli incantesimi, la profezia.

LA SCUOLA DRUIDICA

Essendo i Druidi i detentori del sapere, erano anche insegnanti ed educatori, e i loro allievi non erano necessariamente aspiranti druidi, ma più generalmente coloro che desideravano la conoscenza. Per quanto riguarda invece coloro che volevano diventare Druidi, era necessario formarsi presso una scuola dove apprendere la difficile arte di operare magicamente, la cui durata si aggirava intorno ai venti anni. Gli insegnamenti ricevuti dovevano rimanere in forma orale, per un preciso divieto di affidare alla scrittura le regole e le formule del corpus dottrinale druidico. Ciò si spiega con il timore di veder profanato il cuore della ritualità e delle pratiche che non dovevano cadere in mani sbagliate, e ciò spiega anche perché il quasi tutto il sapere dei druidi sia andato perduto con il loro sterminio da parte dei Romani prima e con l’avvento del cristianesimo poi.

Da queste “accademie”, poste nel cuore della foresta, in sacrari all’aperto chiamati nemeton, uscivano personaggi di rilievo ed alti dignitari. Oltre alla magia, si studiava anche la filosofia naturale e la scienza naturale, quindi la natura dell’universo fisico e dei suoi rapporti con il genere umano.

Il Nemeton, luogo di insegnamento druidico.

I ROMANI CONTRO I DRUIDI

I Druidi erano considerati essenzialmente non-Romani. Un editto di Augusto vietò ai cittadini romani di praticare riti druidici. Sotto il regno di Tiberio, i Druidi furono soppressi con un decreto del Senato, ma questo editto dovette essere in seguito rinnovato da Claudio, che li considerava dei nazionalisti fanatici.

Il massacro dell’Isola di Mona, il santuario principale del druidismo

L’Isola di Mona (oggi Anglesey, in Galles) fu uno dei luoghi in cui si rifugiarono i Druidi perseguitati. Qui continuarono a praticare la loro religione e a formare nuovi allievi. Ciò intimoriva i Romani, i quali sapevano che i Druidi erano la classe più prestigiosa della società celtica e avevano una visione del mondo diversa da loro. Nel 61 d.C., il governatore di Britannia, Svetonio Paolino, determinato a porre fine al potere dei Druidi, che fomentavano rivolte nella provincia, decise di attaccare l’isola, convinto che avrebbe acquisito una posizione strategica per completare la sottomissione della Britannia. Con un’operazione anfibia, la Legio XIV Gemina e la Legio XX Valeria Victrix vennero traghettate su imbarcazioni. In tutto circa 11.000 uomini abituati a combattere e a non indietreggiare mai che, però, rimasero bloccati di fronte allo spaventoso spettacolo di uomini e donne che lanciarono contro di loro le peggiori maledizioni. Inoltre, i legionari avevano sentito dire che nei boschi dell’isola si praticavano sacrifici umani. Vero o no, la diceria ebbe un effetto paralizzante in tutti coloro che sapevano del massacro di Teutoburgo dove, nel 9 d.C. i legionari di Augusto vennero orribilmente sacrificati ancora vivi dai Druidi. Tuttavia, Paolino non era un tipo da farsi bloccare dalle paure ancestrali e, spronando i suoi, li getta all’assalto: donne violate ed uccise, uomini uccisi anche se supplicanti. Non venne risparmiato nessuno. Il santuario e gli alberi sacri vennero distrutti. La classe sacerdotale di Mona non esisteva più. Secondo lo storico Richard Williams Morgan, questa carneficina provocò una guerra di religione nel paese, dalla quale il Druidismo non si riprese mai più.

Il massacro dell’Isola di Mona fu l’evento chiave che portò alla rivolta di Boudicca, di cui abbiamo già ampiamente trattato in un precedente articolo (per chi vuole approfondire, clicchi qui), perché Paolino, attaccando l’isola, lasciò il resto del Paese esposto agli attacchi dei ribelli.

ROMA: STRAGE DEI DRUIDI. “Distruzione dei Druidi a Mona da parte dei Romani.” 
Massacro dei Druidi durante la conquista romana della Gran Bretagna, c61 d.C. incisione, inglese, c1875.

IL COLPO DI GRAZIA: IL CRISTIANESIMO

Alla fine del VI secolo d.C., gli ultimi baluardi della tradizione religiosa celtica cedettero alla quasi raggiunta supremazia del cristianesimo e nell’VIII secolo i seguaci dei riti pagani trovarono un nemico sia nell’organizzazione statale sia in quella ecclesiastica che si servì del potere militare di Carlo Magno per reprimere quello che la forza della sola dottrina non riusciva a sradicare dalla mentalità degli ultimi Celti continentali. Tuttavia, furono necessari molti secoli ancora e milioni di martiri pagani, torturati e bruciati in nome di Cristo, perché le antiche credenze cedessero definitivamente il passo ai simboli della nuova ed invadente religione.

Le figure dei Druidi furono perseguitate nell’Europa continentale fino a costringere gli uomini sacri dei Celti a fuggire solitari nelle foreste, sulle isole, nelle brughiere scozzesi.

Il Concilio di Arles del 452 d.C. emanò un editto che vietava l’adorazione degli alberi, delle fontane e delle pietre, e quelli di Tours del 567 e Nantes del 568 d.C. si scagliarono in modo veemente contro chi praticava il culto “sacrilego” nei boschi e presso gli alberi “consacrati ai demoni”. I Capitolari del 789 d.C. denunciavano “gli insensati che accendono candele e praticano ogni sorta di superstizione presso gli alberi, le pietre e le fonti”.

EPPURE, QUALCOSA SOPRAVVISSE…

Il Druidismo, sorprendentemente, nonostante le persecuzioni, sopravvisse…all’interno della Chiesa stessa! Un chiaro esempio ne possono essere le abbazie irlandesi in cui molti monaci erano Druidi e Bardi che con la loro opera codificarono le conoscenze e le leggende dell’antica religione, dimostrando una certa indipendenza dalla chiesa di Roma.

Molti autori sono convinti che San Bernardo da Chiaravalle, monaco cistercense, fosse una delle più grandi figure druidiche del XII secolo, e l’affermazione trova sostegno nell’immensa opera ispiratrice che il santo ebbe per quanto riguarda il culto mariano (la Dea nella sua forma cristianizzata), la costruzione delle cattedrali, vere e proprie “foreste di pietra”, che spesso sorsero nei luoghi prima occupati dai boschi sacri druidici e nella creazione dell’Ordine Templare, ritorno alla Via del Guerriero come strada spirituale.

LIPPI, Apparizione filippina della Vergine a San Bernardo. Olio su tavola. 1489-1491. Chiesa della Badia, Firenze.

IL DRUIDISMO OGGI

La forza che presiede al Druidismo ed alla magia celtica è ancora viva ed interagente con la nostra epoca. Gli echi di questa affascinante dottrina non cessano di catturare l’attenzione di chi è attratto da una visione magica del mondo. Nell’ambito del fenomeno detto “Neopaganesimo”, che raccoglie una serie di movimenti ispirati alle religioni pagane praticate nell’età antica in Europa e nel Medio Oriente, il Druidismo moderno è un insieme di associazioni religiose e ordini druidici sorti in principio nelle Isole Britanniche e in Francia e successivamente anche in diverse regioni della Spagna, in Austria e in Italia settentrionale, con l’”Ordine dei Bardi, Ovati e Druidi”, costituito nel 1964.

La cerimonia druidica che il britannico “Druid Order” celebra a Stonehenge ogni Solstizio d’Estate.

Le cerimonie druidiche di oggi includono incontri in luoghi boscosi, tenuti solitamente una volta alla settimana, anche se molti gruppi si basano sul calendario lunare. I maggiori giorni sacri sono quelli in cui cadono i solstizi e gli equinozi e i festival. Un valore fondamentale è quello dell’ecologia, vista come unica via attraverso cui mantenere il legame naturale tra l’uomo e gli spiriti della natura.
Poca roba, secondo noi. L’impressione che la profonda tradizione celtica sia ridotta ad una specie di movimento hippy o new age è particolarmente forte. E avvilente.

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