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Elogio critico di B.

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Il personaggio e le critiche-E’ morto Silvio Berlusconi, aveva 86 anni. Per comprendere la parabola e la personalità di quello che comunque verrà ricordato come uno dei più importanti italiani di sempre è necessario pensare al periodo in cui avvenne la sua formazione. Quando ha dieci anni riapre la Scala di Milano, chiusa a causa delle macerie della guerra, quando ne ha venti il nostro paese e la Lombardia in particolare sono prossimi al boom economico. La sua generazione è quella che cresciuta durante il conflitto e nell’epoca difficile della ricostruzione, diventa adulta nella seconda metà del cinquanta, cresce nei sessanta consolidandosi nel decennio successivo. Il dinamismo dell’epoca gli è favorevole ma ancora di più nella sua ascesa repentina e imponente contano le sterminati doti che l’uomo di Arcore aveva.

Piccolo, non bello ma sempre curato e narciso, Silvio era un chanteur dolce e vellutato capace di sedurre ragazze e attempate nelle navi da crociera, un cabarettista dirompente con tempi scenici perfetti , un leader naturale bravo a organizzare, trascinare, disciplinare in possesso di un’ oratoria chiassosa ma comprensibile. Ricco di energia solare più che di soldi, intraprendente sin da quando da ragazzo vendeva spazzole, B si afferma prima nell’edilizia, poi nella televisione e nel calcio infine in politica. I critici fanno notare come i fondi e le frequentazioni con cui ha costruito le sue imprese non siano propriamente immacolati . Le polemica è tuttavia tardiva per la cronaca, precoce per la storia. Ci limitiamo a ricordare che non esiste potere senza “ non olet” e che dietro tutti gli “ imperi” ci sono i “corsari”. E’ certo che Berlusconi deve i suoi tanti successi non semplicemente ai compromessi che avrebbero fatto in tanti, ma alla lungimiranza , alla genialità, alla capacità di leadership e al realismo che lo hanno sempre contraddistinto. Ricco di calore umano e accattivante simpatia, fine stratega e abile manovratore B amava in tutte le cose il pressing come quello del suo Milan ma all’occorrenza, “ concavo e convesso”, sapeva tener fronte agli avversari con palleggio a centrocampo e difesa d’acciaio. Nonostante la cipria e i capelli tinti era autentico. “Bullo con pupe” era esattamente come si presentava. La dimostrazione evidente e urtante al fatuo ed elegantissimo Agnelli e ai politici perbenisti che in Italia i soldi e le imprese erano frutto dei sanguigni “cumenda” come lui.

Il politico-Quando nel 1993 grazie a Tangentopoli il pentapartito viene praticamente messo in galera e la gioiosa “ macchina da guerra” si accinge a conquistare il potere, è lui l’outsider che dà vita e guida la coalizione alternativa. Nasce Forza italia , per qualcuno il “partito di plastica” per altri “ liberale di massa”. Il successo è clamoroso e cambia tutto. Si arriva al Berlusconi I che dura poco, travolto da un avviso di garanzia ad hoc su un’ inchiesta farlocca. Resta per qualcuno memoria di quei primi anni ,in un clima che da quel momento diventa a tinte forti divisivo, della rinnegata “rivoluzione liberale” di Antonio Martino. All’opposizione Silvio cambia pelle e con “il patto della crostata” prende corpo “l’inciucio”. Tornato a Palazzo Chigi nel 2001 il vecchio sogno di pancia “ dell’Italia dei liberi e della produzione” fa posto al “Silvio c’è”.

Il risanamento del debito, che nel 2007 è sotto il 100%, viene ignorato anche dall’opposizione non solo per la crisi economica internazionale ma anche a favore delle spese folli delle regioni. Sono gli anni dei reality, delle veline e dei sessismo pecoreccio. Il colbertista Tremonti salva quel che resta dell’industria di stato, ma la politica di sviluppo non decolla. Classismo e “peronismo” diventano note trasversali. In politica estera B dà il meglio di sé. Difende gli interessi nazionali dalle mire franco tedesche, stringe asse con gli Usa nel periodo difficile post 11 settembre e stringe un rapporto di amicizia con Putin. Riesce persino nel 2002 con il vertice di Pratica di Mare a creare un’ intesa tra Russia e Nato delineando quella “ grande alleanza” che veramente allora avrebbe potuto contenere la Cina e gli “ stati canaglia”. Pensa in grande B, da “principe mercante” vuole una “nazione globale” aiutata sui mercati dalla comunità degli italiani all’estero. Arriva con il suo ultimo governo a stringere un accordo privilegiato con la Libia con cui regola l’immigrazione clandestina e forniture energetiche. Il G7 dell’Aquila segna il suo apogeo. La Chiesa conservatrice di Benedetto XVI lo guarda con interesse. E’ lui il contraddittorio leader delle feste di Arcore e del nuovo partito popolare .Quell’Italia però tifosa e manichea si interroga sul moralismo invece che su temi politici . I girotondi, Moretti e la Guzzanti sostituiscono Keynes. Il conflitto di interessi , i provvedimenti ad hoc e il culto del capo diventano più importanti delle riforme e delle visioni politiche. L’errore fu bipartisan e quando la Francia decise con la complicità della signora Clinton di destabilizzare la Libia per toglierci sovranità e petrolio, il nostro Paese non fu in grado di fare squadra e imporre il suo interesse nazionale. Ancora una volta nella storia d’ Italia “l’ impero” si mostra di cartone e non supera la tempesta. Tutto è stato poi conseguenza: la speculazione internazionale sui titoli di stato, Monti e l’austerity in nome del “ più Europa”, Grillo. L’ultimo Silvio quello che sopravvive al 2011 è un capitolo politico importante ma minore. . Renzi lo imita, i 5 stelle ne superano il populismo, Salvini e poi Giorgia Meloni gli scippano la leadership.

Il limite storico-Come Mussolini e Crispi, sia pure in un contesto diverso, Berlusconi non ha curato i mezzi della propria strategia. Al di la’ dei condoni fiscali, dei generosi scritti di Tremonti e di una certa propensione per la tutela delle industrie di stato , la detassazione dei redditi in sé non arricchisce l’economia reale. Il suo sogno di un secondo miracolo economico ha ignorato il problema dello sviluppo che si sarebbe potuto realizzare razionalizzando con sensibilità sociale welfare e spesa e avviando politiche industriali attraverso anche la promozione della ricerca scientifica, tecnologica e una seria riforma della scuola e del sistema formativo rendendo meno “asimmetrico” il rapporto con l’Unione. Se il Pd ha avuto problemi di strategia, il centro destra è stato a mio avviso incapace di costruire un sistema ordinato di gestione dell’economia.

Nel bene e nel male Berlusconi ha segnato la nostra storia nazionale. I suoi umanissimi difetti e i suoi misteriosi compromessi vanno letti tenendo conto anche delle tante virtù e della sua politica che ha avuto in parte spunti positivi su cui sarebbe opportuno riflettere. Lo stesso “berlusconismo” del resto è solo un lato di un’ Italia orfana di sostanza che dall’altro è sprofondata in uguale retorica priva di contenuto. Inseritosi nel vuoto creato da chi avrebbe dovuto custodire e far crescere la cosa pubblica, quest’ uomo geniale e dalla personalità carismatica non è riuscito a rendere solida la sua azione di stato forse proprio perché dedito ad un individualismo immaturo che non sa concepirsi civico. Non è stato il solo e, a differenza d’altri, può dirsi coerente. Figlio della vecchia Italia ruggente del boom di cui aveva l’energia e l’entusiasmo ,Berlusconi ha avuto il limite di non saper trasformare le sue geniali viscere in qualcosa di diverso dal “ particulare” e di accettare pertanto il gioco ovattato della grande palude “ controriformistica” dell’Italia del “quasi sempre” lasciando così cadere il sogno di un paese più liberale e moderno. All’Italia, quella profonda che sentiva dentro di sé, più che spettacolo avrebbe dovuto dare un concreto disegno politico e riformatore. Ma ora il suo tempo è compiuto e lo saluta con un paradosso. Non sarà l’esoterico mausoleo della sua villa faraonica a dargli immortalità ma la Storia, dimensione che più di tutti rimanda al collettivo. Spetterà a chi verrà saperla leggere e trarne tra luci e ombre insegnamento da quello che fu senz’altro un personaggio controverso ma grande.

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