Nessuna mediazione, nessuna intenzione di piegarsi al “ricatto” della minoranza: Matteo Renzi traccia una linea retta sulla strada della legge elettorale. “Entro il 27 aprile – scandisce – la legge elettorale deve essere in Aula e a maggio dobbiamo mettere la parola fine: è giunto il momento di decidere, sono contrario a ritoccare il testo”.
E così la riunione della direzione del Partito democratico si trasforma in un ring. Da un lato la minoranza, che annusa aria di elezioni anticipate e, per una volta compatta, va avanti sulla sua battaglia per ottenere alcune modifiche all’Italicum. Dall’altra i renziani, stanchi di essere descritti come “nordcoreani” obbedienti. Alla fine il voto sulla linea del premier è unanime (120 sì), ma solo perché la sinistra dem non vota.