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Voucher: il governo si rimangia tutto per far piacere alla Coldiretti

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IQ. 20/02/2013 – Dichiarazione del segretario generale della Uila-Uil Stefano Mantegazza

 In merito alla nota del Ministero del lavoro del 18 febbraio u.s che ha per oggetto il lavoro accessorio, il segretario generale della Uila Stefano Mantegazza ha scritto la seguente lettera, inviandola ad agenzie e giornali nazionali.

Il Presidente del consiglio Mario Monti, nel recente incontro con gli amici della Coldiretti aveva preso un impegno formale: chiedere al Ministro Fornero di rivedere, nel settore agricolo, i vincoli previsti dalla nuova normativa sui voucher, già esplicitamente indicati, un mese fa, nella circolare n. 4/2013 del ministero del welfare.

È stato di parola! Tanto che lo stesso ministero del welfare, con una nota del 18 febbraio, ha cambiato le regole del gioco.

In base alla nuova interpretazione, i voucher in agricoltura non valgono più 10 euro l’ora ma un importo che prende a riferimento “la retribuzione oraria delle prestazioni di natura subordinata” (chiaro per tutti o no?); la durata temporale di 30 giorni nell’utilizzo dei voucher non si applica più per il settore agricolo e, “dulcis in fundo”, il datore di lavoro non sarà più sanzionabile per una serie di inadempienze formali.

Ecco come si vuota di ogni significato una legge che interessa un milione di persone, a cinque giorni dalle elezioni politiche.

È una triste prassi nel nostro paese, quella di leggi interpretate a favore degli amici; una prassi alla quale non ci abitueremo mai, ma di cui dobbiamo prendere atto!

Il potere è proprio questo: decidere che una nuova legge, appena interpretata, si può interpretare in maniera opposta solo per un settore, quello agricolo.

Agli amici della Coldiretti il nostro applauso: hanno saputo esercitare al meglio il loro potere nell’interesse dei propri associati.

Al Presidente del consiglio e al Ministro del Welfare, la nostra piena e convinta disistima per i danni fatti agli italiani; la avevamo già espressa in tutte le sedi, la confermiamo oggi in maniera ancora più netta ed esplicita: “non ci sentiamo rappresentati da voi”.

 

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