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Viva Papa Francesco, Viva Lincoln.

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Papa Francescodi Cristiano Ottaviani (*)

IQ. 07/09/2013 – Viva Papa Francesco, Viva Lincoln.

Papa Francesco ha indetto per oggi una giornata di preghiera e digiuno per scongiurare la guerra con la Siria.

Sempre oggi il Presidente Obama ha chiesto al senato americano di votare una risoluzione per dare appoggio ad un eventuale intervento armato americano nel paese mediorientale.

Papa Francesco è tutto meno che un politico.

La sua aspirazione è quella di parlare alla coscienza delle persone, non determinare gli equilibri internazionali, cosa che delega pienamente alla sua segreteria.

La Chiesa infatti è anche un regno terreno con una raffinata diplomazia. Da laici, se osserviamo la storia anche recente, dobbiamo riconoscere che la segreteria vaticana ha avuto una visione più lunga rispetto a molti stati , americani compresi. La curia, forte di una tradizione millenaria, sa bene che ci sono momenti in cui è necessario usare le armi, ma non è così in Siria dove un intervento rischia di creare più danni rispetto a quelli che vorrebbe risolvere.

Oggi davanti a questa crisi il calcolo politico ben si sposa con il carisma caritatevole del nuovo Vescovo di Roma

Chi scrive è atlantico e fervente occidentalista.

Pensa che la Nato abbia rappresentato, e ancora sia per il nostro paese e, un’ Europa imbambolata, il richiamo ai mai scontati ideali di democrazia e libertà. Da italiano, mi sento amico ed estimatore dell’America senza cui, occorre ricordarlo, oggi saremo una colonia nazista o sovietica. Senza gli alleati americani non riesco a vedere un futuro di una civiltà basata sulla dignità dell’individuo e sulla solidarietà umana.

Sia chiaro gli Stati Uniti hanno una marea di difetti ma più di altri sanno cambiare.

E’ stata una ferita la guerra in Iraq che portò alla destabilizzazione anche economica che ancora paghiamo, ma quando Obama ha vinto l’elezioni siamo stati felici. Vero è che a un pericoloso casinista come George Bush jr avremmo preferito persino qualche politico di casa nostra, ma nel nuovo Presidente abbiamo trovato qualcosa in più di una semplice alternativa alla strampalata politica di chi lo ha preceduto. Nella sua vittoria ci è parso il riscatto di un grande popolo che nella crisi sceglie ricordando forse Lincoln quando, a Gettysburg, nel 1863, pronunciò in piena guerra civile queste parole “Questa nazione, guidata da Dio, rinasca nella libertà; che l’idea di un governo del popolo, dal popolo, per il popolo, non abbia a perire sulla terra”

Il difficile scopo di Obama, fare riforme in un paese divenuto negli ultimi tempi chiuso in se stesso e spaventato, non può che suscitare anche in noi speranza.

Se fossi americano, pur avendo stima di alcuni repubblicani presenti e passati , voterei per i democratici di Kennedy e Roosvelt, ma, come si usa li , non senza riserve.

Obama secondo me si e’ trovato a fare fino ora un po’ quello che Zapatero ha combinato in Spagna qualche anno fa. Non potendo offrire benessere economico ha dato ai suoi elettori il bromuro del laicismo a tinte forte e qualche cannonata a salve di demagogia; cosa pericolosa in America dove tra i chiacchieroni alla moda che amano esagerare l’eco degli gli interventisti è superiore a quello dei pacifisti.

Nell’ottica americana la Siria serve per riordinare lo scenario mediterraneo dove l’Europa frammentata fa poco e solitamente male.

In Siria però non sono in gioco gli interessi del cattivo Assad contro rivoltosi buoni ,ma c’è una guerra combattuta solo da cattivi a discapito degli inermi.

Se Assad è un personaggio che in altri contesti insieme agli americani saremmo stati lieti di poter consegnare alla “ pattumiera della storia”, oggi le cose sono più complesse.

Tra i nemici del dittatore ci sono molti uomini di Al Queda e tutti sappiamo quello che significa.

Fazioni islamiche ricche e fanatiche, solo più furbe rispetto a Bin Laden, da tempo stanno tentando di creare un nuovo ordine nel mediterraneo islamico instaurando governi amici. La Francia e, a titolo diverso, la Turchia sono stati individuati come i partner da “stimolare” per costruire un equilibrio diverso grazie anche ad una America sempre più smarrita e ripiegata su di sé

Il disegno sovversivo non è democratico, ma autoritario e pericoloso, anche e sopratutto perché rischia di creare un sistema, se non puramente aggressivo, chiuso e svincolato dall’occidente vero, che è Washington non Parigi.

A complicare il tutto ci sono poi una serie di cose di cui occorre tenere conto.

L’Iran sciita teme il fondamentalismo sunnita. Putin, che non ha certo intenzione di rinunciare alle zone petrolifere caucasiche a prevalenza etnica islamica, non può tollerarne sovversioni nazionalistiche e, mentre la Cina aspetta silenziosa, oculata, costante, i fondamentalisti fremono

Questa guerra insomma ha tutti i presupposti per infognarci in un pantano di morte e disordine che nella migliore delle ipotesi porterà gravi complicazioni economiche.

Una soluzione potrebbe essere quella di superare la crisi riallacciando i rapporti con Putin per condizionare Assad e iniziare una strategia di attenzione verso il nuovo Iran moderato. Difficile? Senz’altro, ma più pratico e lungimirante di un conflitto di cui non si sanno le conseguenze; più vigile dell’ignavia che prima o poi finirà per punirci.

Obama fino ora, differentemente dal suo predecessore, ha fatto una politica estera accorta. Non è riuscito però a costruire una non facile architettura di relazioni multipolari che oggi sarebbe l’unica capace di evitare problemi come quelli che stiamo vivendo. Le sue difficoltà sono alimentate anche dal moralismo del suo paese che unisce destra e liberal nel giudicare espressione del male tutti gli altri popoli non egualmente “benedetti e predestinati dal signore.”

E’ un interpretazione opinabile a cui noi, da poveri cattolici, contrapponiamo dalla “dottrina” l’espressione evangelica “ costruttori di pace” che non significa pacifismo ingenuo e isterico né importare la democrazia con le bombe, ma creare un ordine più giusto

Ci auguriamo con la nostra supplica e con il digiuno di oggi che Obama si renda conto di quanto nelle preghiere di un Papa, nato come lui umile e ultimo, possa esservi non solo Verità ma la via attraverso cui , con la “ libertà” e chinata a “ Dio”, l’idea di un governo del popolo, dal popolo, per il popolo, non abbia a perire sulla terra”

(*) Giornalista Pubblicista – Vicecaporedattore Nazionale Informazione Quotidiana

 

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