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Verso Tirana .

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È finale per la Roma, 31 anni dopo l’ultima volta, era il 1991 e la competizione si chiamava ancora coppa UEFA, il formato del torneo non prevedeva i gironi di qualificazione ma direttamente la fase ad eliminazione diretta che iniziava a settembre. Quel cammino cominciato in Portogallo contro il Benfica, ha visto le vittorie della Roma contro Valencia, Bordeaux, Anderlecht e Brondby.

La finale venne giocata con gare di andata e ritorno e l’ultimo atto si svolse allo Stadio Olimpico, con avversaria l’Inter di Trapattoni. La partita di andata si concluse sul risultato di 2-0 per i milanesi con le marcature di Matthaus e Nicola Berti, e soprattutto l’ottima prestazione del reparto difensivo dell’Inter fu determinante per mantenere inviolata la porta difesa da Walter Zenga. Nel match di ritorno il gol di Rizzitelli non fu sufficiente per raggiungere i supplementari lasciando Aldair, Giannini e Voller senza il titolo europeo che avrebbe impreziosito una grande stagione nella quale la Roma vinse la Coppa Italia. Rudi Voller due anni dopo ebbe la sua rivincita raggiungendo la vittoria della Champions League vestendo la maglia del Marsiglia.

31 anni dopo la Roma è tornata in una finale Europea, a seguito sicuramente di un cammino non facile, iniziato in estate contro il Trabzonspoor nel turno preliminare, e poi passato attraverso una complicata fase a gironi durante la quale rimane impressa la dura sconfitta in Norvegia contro il Bodo Glimt. I 166 tifosi romanisti che hanno sfidato le basse temperature e si sono spinti oltre il circolo polare artico per vedere la loro squadra incassare 6 gol da questi rivali norvegesi sono stati premiati dalla società con un biglietto gratuito per la finale di Tirana.

Oltre al Bodo nella fase a gironi i giallorossi hanno affrontato CSKA Sofia e Zorya classificandosi comunque al primo posto, potendo così evitare il primo turno ad eliminazione diretta. Nella seconda fase dopo una vittoria tranquilla contro il Vitesse, l’avversaria è stata di nuovo il Bodo Glimt nei quarti. All’andata è arrivata una seconda sconfitta in Norvegia, ma al ritorno in uno stadio Olimpico pieno Mourinho ha vinto 4-0 raggiungendo la semifinale.

Per la partita di ritorno con il Leicester i biglietti sono stati venduti in meno di 24 ore, registrando il quindicesimo sold out stagionale. Il girono in cui i tagliandi sono stati messi in vendita si sono verificate lunghe file sul sito della squadra, che hanno superato le sei ore di attesa, e molti tifosi non sono riusciti ad assicurarsi un posto allo Stadio. I 70000 che ci sono riusciti invece hanno dato vita ad uno spettacolo mozzafiato; in molti hanno risposto all’appello della società lanciato attraverso le pagine social di portare una bandiera in ogni settore dipingendo lo stadio con i colori della città.

L’amore per i tifosi per la loro squadra è sconfinato, e lo hanno dimostrato fin dai momenti che hanno preceduto l’ingresso in campo dei giocatori durante gli inni scritti da Lando Fiorini, Marco Conidi e Antonello Venditti. “Semo romani, ma romanisti de più” la strofa cantata da tutto l’Olimpico, che ha poi ha continuato lo show con “Mai Sola Mai” e “Roma Roma Roma”, e non ha sbagliato una parola neanche dello storico inno “Campo Testaccio” scritto nel 1931 e che recita “ogni romano è n’bon tifoso e sa strillà”; e il ruggito dell’Olimpico per aver conquistato anche una banale rimessa laterale ha dimostrato che quasi cent’anni dopo la nascita di tale inno i tifosi della Roma sanno sempre rendere magica una serata nel loro stadio.

Oltre al gol di Abraham che ha deciso l’incontro, è stato molto emozionante l’omaggio che i tifosi hanno riservato a Claudio Ranieri, seduto in tribuna d’onore, al quale l’intero stadio, tifosi ospiti compresi, ha dedicato una standing ovation. Il mister ha esordito da giocatore con i colori della Roma nel 1973, nel 2010 sulla panchina della sua squadra sfiorò la vittoria dello scudetto perdendo con la Sampdoria in una partita che ancora oggi viene ricordata per l’arbitraggio di Damato e per la doppietta di Pazzini; nel 2016 Ranieri è il protagonista, sulla panchina del Leicester, della più grande impresa della storia recente del calcio: la vittoria della Premier League. Un allenatore rimasto nel cuore di entrambe le squadre e per questo che le due tifoserie hanno partecipato insieme all’ovazione.

Adesso la tappa finale è Tirana, l’avversaria sarà il Feyenoord, una squadra che riporta alla mente uno spiacevole precedente; nel febbraio 2015 la squadra olandese affrontava la Roma in Europa League, e in quell’occasione i tifosi ospiti si resero protagonisti di una guerriglia contro le forze dell’ordine a Piazza di Spagna durante la quale danneggiarono anche la fontana della Barcaccia realizzata dal Bernini. In quell’occasione gli ultrà olandesi ferirono 22 agenti della polizia e sei di loro vennero arrestati. A seguito di quei fatti la società decise di finanziare la ristrutturazione di alcune fontane nella zona dello stadio, nei pressi di una di esse oggi sorge un bar centrale per la movida della zona nord della capitale.

L’avversaria che si troverà davanti Mourinho è una squadra solida, attualmente terza in Eredivisie, nonché una bella vetrina di giovani talenti come Geertruida, Malacia, Kokcu, Walemark, Nelson e soprattuto la stella più luminosa Luis Sinisterra, al quale Mancini, Ibanez e Smalling dovranno prestare particolare attenzione. Oltre a lui sarà una concreta minaccia il capocannoniere della Conference Dessers.

I tifosi sono pronti a riempire anche l’Arena Kombetare di Tirana per accompagnare Mourinho fino alla fine, e anche in Albania sentiremo l’ormai celebre coro “Se i tuoi colori sventolo”.

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