Tennis, il ricollocamento dei limiti: Sabalenka e Zverev, una foto per cambiare tutto

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Cambiare il mondo con uno smartphone è possibile? Queta è la domanda del futuro, la domanda che si porranno le nuove generazioni digital dipendenti costantemente persi tra i Tik Tok, i Reels e l’universo interattivo contenuto nelle loro mani, a portata di clic. Sappiamo senza dubbio che ormai si può lavorare con il nuovo telefono e non solo Chiara Ferragni lo ha insegnato, ma pensiamo anche ai migliaia di social media manager che svolgono una professione inimmaginabile solamente 15 anni fa. “Potremmo metter via i cellulari e parlare come delle persone normali, si potremmo ma grazie a Steve Jobs non dobbiamo farlo”, un esilarante scambio di battute tratto da Big Bang Theory che fa riflettere sul mondo contemporaneo che ci riporta direttamente nel futuro e a chiederci dove arriveremo con questo mondo digitale e soprattutto, avendone capito le potenzialità che ci porta a riflettere cercando i limiti della rivoluzione digitale. Fino anche punto può cambiarci la vita? Come sarà il futuro, è vero che siamo sempre più connessi ma sempre più soli? Si può cambiare tutto con uno smartphone? Lo scopriremo solo vivendo dice Lucio Battisti, però quel che sappiamo è che questa condivisone spasmodica  e incontrollata della vita e delle opinioni ha avuto anche una ripercussione sportiva e questi giorni nel tennis lo si è notato distintamente. Come dimenticare il giorno in cui Francesco Totti dopo un gol nel derby, un capolavoro d’arte caclistica, entrò nella memoria dei tifosi non tanto per quella spaccata volante sotto la sua curva, ma per il gesto dell’esultanza: una corsa con il telefono in mano e un autoscatto che proprio in quegli anni si stava affermando con lo slang contemporaneo di selfie. Ci sembrava qualcosa di assurdo, di memorabile, un calciatore era riuscito a portare a tutti i suoi fan l’immagine da dentro il campo, andando ad infrangere diritti televisivi e pratiche burocratiche solamente postando, condividendo quella foto. Non c’era nulla di polemico,  non c’era alcuna volontà dimostrativa, era presente però un’anticipazione di quello che accadrà poi. Ormai siamo abituati a scorrere la nostra “Bacheca” a trovare la documentazione di allenamenti e della vita quotidiana dei nostri idoli sportivi, Totti quel giorno con il suo selfie divenne un precursore dei tempi, un anticipatore. Oggi invece il gesto polemico è presente, la contestazione, la voglia di cambiare e nello sport passa anche attraverso i social, ce lo hanno insegnato Aryna Sabalenka e Alexander Zverev

Zverev, Sabalenka: la crociata contro la tecnologia passa dai social

Sembra un paradosso e una contraddizione ma la crociata dei tennisti contro il dominio tecnologico artificiale passa attraverso la massima espressione dell’innovazione tecnologica- digitale moderna, ossia i social network. Come da dogma religioso la perfezione non è raggiungibile dall’uomo poiché non può egoisticamente spingersi a superare il suo Creatore, allo stesso modo la tecnologia non può sostituirsi al suo creatore umano. “Il successo nella creazione dell’intelligenza artificiale potrebbe essere il più grande evento nella storia umana. Purtroppo potrebbe anche essere l’ultimo, a meno che non impariamo a evitarne i rischi” diceva Stephen Hawking la mente dell’universo contemporaneo che ammoniva e prevedeva il dibattito sull’IA, annoso e se vogliamo scolare e non certo limitato alla minaccia di giornalisti e scrittori intimoriti da questi software in grado di svolgere il loro -il nostro, ndr- lavoro in frazioni di secondo. Hawking ha dei precursori filosofici, che hanno da sempre acceso il dibattito tecnologico-umano articolando sul tema del lavoro e dell’occupazione. Pensiamo a Marx e Rousseu che hanno elaborato la loro infrastruttura filosofico-politica anche sul tema del progresso tecnologico. Arriviamo quindi al tennis, rivoluzionato dalla decisione di mandare in pensione anticipata i giudici di linea anche sulla terra rossa, dove erano ormai diventati un tutt’uno con il campo. Essi sono stati sostituiti dall’Hawk eye, altro non è che un insieme di telecamere posizionate nei punti adeguati per triangolare le esatte coordinate di impatto della pallina con il suolo per agevolare il lavoro del giudice di sedia nelle chiamate più difficili da scorgere ad occhio nudo. Non è un’innovazione di quest’ultimo anno, siamo abituati alle immagini dell’occhio di falco ormai da anni, dallo scontro tra Serena Williams, Jennifer Capriati e la giudice Mariana Alves allo US Open del 2004, la partita che portò all’introduzione del cosiddetto “Challenge”, altro non è che la moviola in campo, che viene messa in mano ai giocatori stessi. Qualcosa che nel calcio è arrivato grazie al VAR che ancora manca però della “chiamata” come accade appunto nel tennis e in altri sport come la pallavolo. Come nello sport più amato e più praticato la tecnologica era entrata timidamente all’interno dei tornei, doveva essere un supporto, un aiuto aggiuntivo al giudice (o all’arbitro nel calcio) che è un essere umano e come abbiamo detto nessun essere umano può essere perfetto e può quindi commettere degli errori. Torniamo quindi al punto di partenza e cerchiamo di realizzare un sillogismo sportivo teologico: se l’uomo non può raggiungere la perfezione superando il suo Creatore, e se allo stesso modo la tecnologia non può superare l’essere umano, ciò significa che neanche l’innovazione scientifico tecnologica sarà mai in grado di raggiungere la perfezione. Ecco che infatti ci ritroviamo a commentare gli errori del VAR nel calcio e oggi anche dell’occhio di falco nel tennis. Torniamo quindi all’introduzione del paragrafo ad Aryna Sabalenka e ad Alexander Zverev che hanno scelto di combattere l’errore del giudice digitale con il loro personale mezzo digitale, ossia il loro profilo social. Sulla terra rossa è stato introdotto l’occhio di falco ma su questa superficie la pallina lascia tracce, lascia sempre una piccola cicatrice sul terreno di gioco che permette di capire l’esatto punto di impatto che è proprio il momento, il graffio scuro sulla polvere di mattone che Alex e Aryna hanno deciso di pubblicare suo loro social.

Caso Zverev e Sabalenka: da Fucsovics a Sinner i precedenti

Divergenza totale, ma non con l’arbitro che questa volta non ha alcuna colpa pur volendo assumersela. La contestazione è direttamente rivolta all’innovazione tecnologica che sta oltrepassando i propri confini e ricollocando nuovi limiti (sbagliati evidentemente del campo da gioco). Entrambi dopo una chiamata in disaccordo della telecamera si sono fermati e con il loro smartphone hanno fotografato il segno sulla terra rossa lasciato dalla pallina per poi pubblicarlo sui social. Se dobbiamo diventare vittima di un errore che sia di un nostro pari, non di un computer mal funzionante, sembra voler dire il loro gesto. Ecco come cambiare il mondo, del tennis, con una foto. Ora stiamo parlando di dei giocatori che sono numero uno del ranking femminile e numero tre di quello maschile e quindi la loro alta classifica ha amplificato per forza di cose il gesto. Ma Alex e Aryna non sono stati innovatori in tal senso come lo è stato Totti con il suo Selfie. Era il 2019 e una calda giornata di maggio era il teatro della prima domenica, del primo turno degli internazionali BNL d’Italia al Foro Italico. Marton Fucsovics contro Nikolosz Basilashvili si affrontavano sul Centrale. L’abritro di linea chiama doppio fallo al georgiano in un momento importante della partita, nel tie break poi decisivo. Interviene il giudice di sedia con il cosiddetto overrule e quindi seguendo la piramide gerarchica dei direttori di gara va a scavalcare la prima chiamata, punto a Basilashvili che può servire per il match e non sbaglia. Fucosvics non ci sta, furioso, indignato prima di salutare Roma testa bassa e borsone in spalla estrae il suo smartphone va a fotografare il segno della palla del suo avversario per poi spostarlo sui social “questo è stato l’ultimo punto della mia partita” seguito da un sondaggio per i suoi followers che gli hanno pienamente dato ragione. Situziaonei simili, ma opposte a quelle di Stoccarda e Madrid. Fucsovics in quel caso contestava la decisione del giudice di sedia che ha scavalcato il giudice di linea, Sabalenka e Zverev chiedevano invece una sorta di overrule contro il giudice di linea digitale meccanicizzato chiamato Hawk eye. D’altronde è un dibattito che ci riguarda da vicino anche a noi tifosi del tennis italiano perchè se siamo arrivati a questa situazione lo dobbiamo anche al nostro Jannik Sinner. Al torneo di Montecarlo 2024 Jan veniva eliminato da Stefanos Tsitsipas per un errore, per una svista sulla quale non si poteva tornare indietro da parte della giudice di sedia Aurelie Tourte. Mancava l’occhio di falco sulla terra rossa, dopo quel giorno all’improvviso è diventato indispensabile e adesso? Il tennis cambierà ancora? Basteranno due foto, basteranno le storie su Instagram a cambiare il mondo della racchetta?

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