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Storace: La Destra che verrà

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storaceIQ. 27/04/2013 – Lo choc. La scomparsa di Teodoro Buontempo ha scosso tutta l’area di destra del nostro Paese, la destra sparpagliata, dispersa, smarrita, che ieri si e’ ritrovata con migliaia di persone nella chiesa di San Marco a Roma, troppo piccola per quella folla enorme”.

Così scrive Francesco Storace, Segretario Nazionale de La Destra, sul sito del partito e sull’editoriale de Il Giornale d’Italia.

“Dall’alba di mercoledì, quando Teodoro e’ spirato, sono stati tre giorni di vera e propria passione. In clinica, in Campidoglio, in chiesa, ho incontrato tantissimi dirigenti di quella che fu Alleanza nazionale; di più, di quello che fu il MSI; e tutti, ma proprio tutti, chiedono che ora ci si muova. Riunire la destra che costruimmo nel nostro Paese ben prima del Pdl.

La nostra destra probabilmente dovra’ essere diversa da quella che fondammo. E i giovani ai quali abbiamo chiesto di lavorare per darci una proposta per la convention di Orvieto, sentano una responsabilità in più per il futuro. Teodoro la voleva la destra, la destra sociale, la grande destra sociale.

Ma la responsabilità la avvertano tutti, e mi rivolgo innanzitutto a chi milita nel Pdl e in Fratelli d’Italia; e per la verità anche a chi ha militato nella formazione politica fondata da Fini, Futuro e Libertà. C’è una destra diffusa che dobbiamo ricondurre a uno, per restituire speranza a troppi che sembrano averla persa.

Ne ho parlato tantissime volte proprio con Teodoro Buontempo. Se avevamo un rammarico comune, era proprio quello di vedere cancellata una presenza politica di destra organizzata nella società, oltre che in Parlamento. O meglio: una presenza che si indirizzava verso chi di destra non e’. Berlusconi e’ sicuramente il leader del centrodestra, ma la nostra cultura, il nostro dna, sono diversi. L’elettore di destra vota Pdl per Berlusconi e non per i pochi parlamentari di destra che nel Pdl militano. E’ drammatico, credo di poter dire.

Nelle prossime settimane prenderemo l’iniziativa di riaprire il dialogo con chi sta altrove rispetto a noi. Dal funerale di Buontempo apriamo un testamento morale che ci impone di farlo”.

 

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