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Stati Uniti. Allarme jihadisti “made in USA”

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“Il problema più grande per la lotta contro l’Isis negli Stati Uniti è quello endogeno: persone nate qui, con passaporto americano che si sono radicalizzate. Negli ultimi due o tre anni sia gli attentati legati all’Isis che quelli non legati a Isis, ma di matrice jihadista, arrivano da soggetti che sono americani, se non nati, cresciuti negli Stati Uniti”. Lo ha detto Lorenzo Vidino, autore di “Isis in America. From Retweets to Raqqa”, uno studio pubblicato dalla George Washington University sulle attività e sulle possibili minacce del gruppo dello Stato islamico in America. Vidino – che dirige il Program on Extremism dell’ateneo di Washington ed è autore di diversi libri sull’estremismo di matrice jihadista – ha poi parlato della questione dei rifugiati e delle possibili infiltrazioni di miliziani dell’Isis negli Stati Uniti: “Se si guarda il trend del passato, il legame non è forte ed è più o meno la stessa cosa che succede in Europa. Nello studio abbiamo guardato alle 71 persone arrestate [dal marzo 2014 ad oggi, ndr.] e neppure uno ha un background da rifugiato, la maggior parte sono persone nate e cresciute in America”. Vidino ha sottolineato come su oltre 250 persone arrestate dall’11 settembre 2001 al 2015, solo “due erano rifugiati, due iracheni nel Kentucky, qualche anno fa. Detto ciò è chiaro che è un problema potenziale di difficoltà nel controllare il background di soggetti che arrivano esiste ma il tema deve essere visto in maniera equilibrata”, ha detto mettendo in luce come la questione sia stata estremizzata da parte del partito repubblicano e dei candidati alle primarie.

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