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Recensione del film Henry

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HenryRiceviamo dagli amici e colleghi di Vento Nuovo.

di Francesco Losito

IQ. 30/12/2012 – Dopo i precedenti successi dei lungometraggi La Capa Gira (1999) e Mio Cognato (2003), che raccontano rispettivamente il microcosmo criminale barese e l’odissea di due uomini alla ricerca di un’auto rubata, Alessandro Piva affronta con il suo terzo film il dramma sociale della droga vissuto in una Roma come forse non si era mai raccontata negli ultimi anni, una Roma noir e metropolitana, una città notturna con le sue sfaccettature tetre e violente, estranea a se stessa che ruota intorno alle vicende dei diversi personaggi che ne fanno parte: una bella insegnante di aerobica e il suo ragazzo, un tossicodipendente, due poliziotti che indagano su un duplice omicidio, un gruppo di malavitosi meridionali e una banda di africani. Unico comune denominatore: il mercato dell’eroina (Henry appunto, così come viene definita in gergo dagli afro-americani di New York).

Piva è riuscito a mettere in risalto una Roma ben diversa da quella turistica e papale che siamo abituati a conoscere, spostando l’attenzione dello spettatore sulle diverse psicologie dei personaggi e sul lento evolversi della trama.

Molto azzeccata la scelta del cast che comprende alcuni fra i nomi più interessanti non solo delle ultime generazioni di attori: Claudio Gioè, Carolina Crescentini, Pietro De Silva, Dino Abbrescia, Paolo Sassanelli, Max Mazzotta, David Coco, Michele Riondino.

Liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Giovanni Mastrangelo, pubblicato da Einaudi nel 2006, il film ha ricevuto il premio del pubblico alla 28 edizione del Torino Film Festival.

Genere: Azione, Drammatico

Durata: 86 minuti

 

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