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PERFEZIONISMO E QUALITA’ DELLA VITA

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L’Angolo della Psicologa della Dott.ssa Marisa Nicolini

PERFEZIONISMO E QUALITA’ DELLA VITA

La malattia del nostro tempo è il perfezionismo

Konrad Adenauer

Perfezionismo: per·fe·zio·nì·ṣmo (sostantivo maschile)

  1. 1. Tendenza nevrotica di tipo ossessivo, che impedisce spesso all’individuo di attuare cose relativamente semplici, per eccesso di narcisismo e di autocritica.
  2. 2. In senso più generico, aspirazione, talvolta eccessiva, a raggiungere, nell’ambito della propria attività o del proprio lavoro, la perfezione.

 Tecnicamente il perfezionismo è connotato da un insieme di comportamenti tesi al raggiungimento di mete eccessivamente elevate, difficilmente raggiungibili e, di conseguenza, altamente frustranti. Il perfezionista ha, altresì, attese molto alte nei confronti di se stesso e degli altri: affidabile, preciso, puntale, responsabile, serio, il perfezionista si contraddistingue per l’eccezionalità con la quale tende a declinare le sue aspirazioni e il suo impegno, con il risultato che spesso si rovina la vita con un inappagabile senso di soddisfazione, alla ricerca di obiettivi sempre più elevati.

Il perfezionista, in realtà, non conosce esattamente le sue possibilità e, seppur sembri considerarsi onnipotente, nel suo intimo soffre di bassa autostima, sensi di colpa, paura del giudizio altrui.

marisa 31 gennaio

Queste insicurezze paiono legate fondamentalmente all’ansia (che poi vanno a rinforzare, in un circolo vizioso senza fine) e alla ricerca di un perfetto ordine esterno che rappresenterebbe un ‘sedativo’ del predetto senso di ansia.

L’imperativo categorico di questa tipologia di persone è, quindi, il dovere, da cui consegue che l’Io ha valore in quanto si fa tutto come si deve, al meglio, perfettamente.

Ma questa è solo una pia illusione!

Perfezionisti si nasce o si diventa?

In genere il perfezionista è passato attraverso un’infanzia densa di critiche per gli errori commessi e sugli altri, critiche rivolte a un ampio spettro di atteggiamenti ritenuti inadeguati, inaccettabili. E’ evidente che queste critiche e le aspettative di perfezione sottostanti il più delle volte derivino dai genitori.

L’insicurezza del perfezionista, quindi, è il frutto di contesti familiari e sociali che chiedono molto, i quali portano alla formazione di un cosiddetto “dialogo interno negativo”, una sorta di grillo parlante che spinge a un eccesso di severità verso se stessi e ad avere pretese impossibili dagli altri.

Non di rado, poi, tale “asticella” posta sempre più in alto fa vivere il perfezionista in uno stato di allerta continua e di frustrazione perenne, ossia con sentimenti di colpa e vergogna per non essere mai abbastanza adeguato.

Corretto vs perfetto: una questione di limiti

Nella mia pratica clinica mi è dato spesso di notare che la differenza tra un individuo sano, onesto, impegnato, desideroso di fare bene il proprio lavoro e di comportarsi correttamente con gli altri e il perfezionista risiede nell’incapacità di percepire un limite tra il giusto e il troppo.

Il perfezionista, infatti, sente il dovere assoluto di dimostrarsi all’altezza in ogni momento e di impegnarsi senza risparmio per mantenere alto lo standard delle prestazioni che impone a se stesso e che ritiene gli vengano richieste dal mondo esterno.

In poche parole, non è in condizione di scegliere quando spendersi di più o di meno rispetto ai suoi obiettivi; non sa dare un limite a ciò che ritiene suo dovere; non sa porre un confine tra ciò che ritiene doveroso e ciò che può essere trascurato; non sa scegliere, il senso del dovere gli si impone. Con il risultato che il perfezionista non sa rilassarsi, non sa percepire il piacere, non sa quando può dire “Basta” e lasciarsi andare. Insomma, un inferno!

Conclusioni

Come genitori, cerchiamo di trasmettere il senso del giusto e dell’impegno, ma insegniamo ai nostri figli anche a “staccare la spina” ogni tanto. Non pretendiamo da loro il meglio a costo del loro benessere: prima va salvaguardata una sana autostima, poi si può aumentare il livello delle richieste. Sbagliare, in fondo, vuol dire imparare, non fallire. E se ci scopriamo con dei difetti, viva Iddio, avremo anche i nostri pregi!

L’eccesso di disciplina e di rigore diventa patologico, può causare sindromi ansiose e depressive: un prezzo francamente troppo alto per raggiungere il meglio. Contentiamoci del bene, e poi cresciamo serenamente, perché in questi casi “Il meno è più”!

Siamo umani,
Non siamo perfetti.
Siamo vivi,
Proviamo a fare delle cose,
Commettiamo degli errori.
Inciampiamo, cadiamo e ci facciamo male.
Ci alziamo e proviamo ancora.
Continuiamo ad imparare.
Continuiamo a crescere e…
siamo grati per questa

opportunità senza prezzo che chiamiamo
VITA

La vita non deve essere perfetta per essere meravigliosa!!

 

Dott.ssa Marisa Nicolini

La Dott.ssa Marisa Nicolini è psicologa e psicoterapeuta, abilitata all’insegnamento della Psicologia Sociale e Consulente Tecnico d’Ufficio del Tribunale di Viterbo.

Collabora, tra l’altro, con la Casa di Cura “Villa Rosa” di Viterbo e con la “Clinica Parioli” di Roma e riceve presso lo Studio di Psicologia Clinica e Giuridica in Via A. Polidori, 5 – Viterbo, cell. 3288727581, e-mail m_nicolini@virgilio.it

Collabora con le Associazioni AIAF (Avvocati di Famiglia e Minori), Donne per la Sicurezza onlus ed è membro del Comitato Scientifico del Centro studi Criminologi, Giuridici e Sociologici di Viterbo.

Potete conoscere meglio le sue attività al seguente link:

www.marisanicolinipsicologaviterbo.freshcreator.com

Inoltre potete seguire le sue attività consultando la pagina Facebookhttp://www.facebook.com/pages/Studio-di-Psicologia-Clinica-e-Giuridica-Drssa-Marisa-Nicolini/177076385739068?ref=ts&fref=ts

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