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Pensioni di invalidità, l’Inps torna indietro

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pensioni invaliditàdi Riccardo Fanales

IQ. 17/01/2013 – Pensioni di invalidità, l’Inps torna indietro

L’Inps ha fatto retromarcia, tutto torna com’era prima: per la pensione di inabilità, che spetta alla persona invalida al 100%, si continuerà a far riferimento al reddito personale, senza prendere in considerazione anche il reddito del coniuge.

In effetti, il 28 dicembre 2012 la Direzione Centrale delle Prestazioni dell’Inps aveva introdotto per via amministrativa una novità rilevante: nel reddito, considerato per valutare il superamento della soglia per l’ottenimento della pensione, rientrava non solo il reddito personale ma anche quello del coniuge.

La decisione si basava su una sentenza della Corte di Cassazione (la n° 4677 del 2011), con cui la Sezione Lavoro della Corte aveva respinto l’impugnazione di una cittadina contro Inps e ministero delle Finanze che in precedenza le avevano respinto la domanda di inabilità civile.

La nuova decisione è stata ufficializzata dalla nota 717 del 14/01/2013 del direttore generale Mauro Nori, secondo cui “in attesa della preannunziata nota ministeriale a chiarimento della complessa materia dei limiti reddituali delle pensioni di inabilità civile…si ritiene di non modificare l’orientamento amministrativo assunto a suo tempo dal Ministero dell’Interno e successivamente confermato nel tempo da questo Istituto”.

In realtà il dietrofront è stato voluto dal ministro del Welfare , Elsa Fornero, la quale aveva chiesto all’Istituto di previdenza sociale di sospendere l’applicazione della nuova normativa e di avviare un’istruttoria per valutarne attentamente tutti gli aspetti giuridici e di equità connessi alla applicazione della nuova soglia reddituale fino al completamento dell’istruttoria stessa.

Per il Ministero il problema deve essere poi affrontato in modo organico e socialmente equo attraverso un intervento normativo adeguato.

Sulla vicenda anche le principali associazioni delle persone con disabilità e i sindacati avevano espresso forti critiche all’Inps, accusandolo di cambiare le regole in via amministrativa. Alcuni di essi, tra cui i sindacati Cgil e SFIDA, avevano depositato una interrogazione parlamentare ritenendo incostituzionale il provvedimento.

La FISH, che aveva subito alzato la voce contro la misura, esprime una perplessa soddisfazione. Da un lato questa sospensione elimina le diffuse legittime preoccupazioni di moltissime persone con disabilità, ma dall’altro lato rimangono aperti numerosi interrogativi sull’immediato passato e sull’imminente futuro.

“Temiamo che rientri di sottecchi una tentazione già più volta espressa in questi anni e più volte rigettata dal Parlamento. – sostiene Barbieri – L’unica soluzione è un intervento deciso delle Camere che bonifichi l’altalenante prassi amministrativa di questi ultimi anni, sempre più incerta e sempre più vessatoria nei confronti dei Cittadini, e che ponga l’azione di INPS sotto un più attento controllo di garanzia.”

 

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