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Pensione e permessi 104: un traguardo a rischio

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di Riccardo Fanales

IQ. 04/11/2013 – Nelle scorse settimane forte e crescente disappunto diffuso fra le persone con disabilità e i loro familiari in merito ad un particolare aspetto della riforma pensionistica “Fornero”: permessi e congedi per l’assistenza a persone con gravi disabilità incidono negativamente sul riconoscimento della cosiddetta “pensione anticipata”.

La pensione anticipata viene concessa a chi ha un’anzianità contributiva di almeno 42 anni e 1 mese se uomo o 41 anni e 1 mese se donna. Questi requisiti contributivi sono aumentati di un ulteriore mese per il 2013 e per il 2014.

Per richiedere la pensione anticipata non è prevista un’età anagrafica minima, ma chi la richiede prima dei 62 anni subisce una penalizzazione pari all’1% per ogni anno di anticipo entro un massimo di due anni e al 2% per ogni anno ulteriore rispetto ai primi 2.

La Legge 14/2012 ha precisato che le penalizzazioni non operano se quell’anzianità contributiva “derivi esclusivamente da prestazione effettiva di lavoro, includendo i periodi di astensione obbligatoria per maternità, per l’assolvimento degli obblighi di leva, per infortunio, per malattia e di cassa integrazione guadagni ordinaria.”.Sono esclusi dal computo, quindi, permessi e congedi fruiti dai lavoratori per assistere i familiari con grave disabilità.

In Commissione Affari sociali: è stato approvato uno specifico emendamento nel disegno di legge di conversione del decreto-legge 101/2013. L’emendamento abroga di fatto la norma restrittiva della “riforma” previdenziale Fornero.

Ma alla Camera la Commissione Bilancio ha bocciato per mancanza di copertura l’emendamento invece approvato dalla Commissione Affari sociali. Il testo approvato sana la discriminazione pensionistica per chi ha usufruito di permessi per donazione sangue e congedi di paternità e maternità. La penalizzazione economica resterebbe per i congedi e permessi ex legge 104.

Molto dura la reazione di Pietro Barbieri, presidente della Fish: «Si continua ad ignorare incredibilmente il lavoro di cura: eppure l’Istat certifica che due terzi delle persone con gravi disabilità (70,1%) non fruiscono di alcun supporto domiciliare pubblico, valore che sale all’83,2% nella fascia di età tra gli 11 e i 64 anni. Secondo il Parlamento, chi si prende cura di quelle persone?

Anziché incentivare flessibilità lavorativa, sostegno alle famiglie, risposte a lavoratori che per decenni si dividono fra lavoro e assistenza, si erodono continuamente anche quei pochi benefici raccolti in questi anni”.

Ora il provvedimento torna alle Camere, ma è più probabile che si tenti di sanare la penalizzazione dei caregiver famigliari nella discussione in aula della legge di stabilità. La Fish si appella con forza ai parlamentari e al Governo, più precisamente al ministro Giovannini, perché questa ingiustizia venga rimossa.

 

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