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Nel 2021 più di 15mila donne hanno contattato il numero contro violenze e stalking.

Lo certificano i numeri dell'Istat. Oltre il 60% delle chiamate si riferisce a violenze subite per anni, quota che supera il 75% per le casalinghe e il 70% per le pensionate, le ritirate dal lavoro, le lavoratrici in nero.

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 Nel 2021, sono state 15.720 le donne che hanno contattato il “1522”, il numero di pubblica utilità contro la violenza e lo stalking, un dato stabile rispetto al 2020 (15.128) ma quasi raddoppiato dal 2019 (8.427). Lo ha riferito Linda Laura Sabbadini, direttrice della Direzione centrale per gli studi e la valorizzazione tematica nell’area delle statistiche sociali e demografiche dell’Istat, nel corso dell’audizione alla Commissione lavoro della Camera su ‘disposizioni per l’inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza di genere’.

Oltre il 60% delle chiamate – ha sottolineato – si riferisce a violenze subite per anni, quota che supera il 75% per le casalinghe e il 70% per le pensionate, le ritirate dal lavoro, le lavoratrici in nero. Il dato è comunque al disopra della media anche per le donne prive di lavoro.

La situazione è “relativamente” migliore – ha proseguito Sabbadini – per le occupate e le studentesse che subiscono violenze da minor tempo: prevale la frequenza “da mesi” per il 32% delle prime e per il 29,3% delle seconde.

Tuttavia, le studentesse segnalano anche di aver subito più spesso singoli episodi di violenza rispetto alle altre donne (ben tre volte di più, 18,8% contro il 6% della media). Quest’ultimo dato, però, è strettamente legato anche al tipo di violenza subita. Le studentesse, infatti, segnalano piu’ di frequente gli stupri, che si caratterizzano come episodi unici.

Le violenze sessuali che escono allo scoperto sono infatti più spesso quelle subite da estranei e conoscenti e meno quelle che avvengono nel rapporto di coppia.

Le donne che presentano situazioni economiche più svantaggiate subiscono più di frequente violenza dai partner con cui vivono, in particolare ciò si verifica per le disoccupate (41,7%), le casalinghe (47,1%) e le lavoratrici in nero (45,5%), mentre per le donne occupate è relativamente piu’ frequente la violenza subita dagli ex partner (37,0%), seguite dai partner attuali (32,4%).

Ad aggravare la situazione economica di queste vittime è anche l’onere di avere dei figli a carico: il 48,3% delle casalinghe e il 41,6% delle lavoratrici in nero ha figli minorenni. Per le occupate, disoccupate e le donne in cerca di prima occupazione, la percentuale è pari rispettivamente a 33,6%, 29,2% e 28,5%.

Le donne pensionate e ritirate da lavoro, ma anche le studentesse, sono invece vittime piu’ spesso dei familiari, rispettivamente il 61,6%, 45,5% e 45,4%. L’Istat stima che circa 21 mila donne che hanno iniziato un percorso di uscita dalla violenza presso i servizi specializzati potrebbero beneficiare degli interventi di inserimento lavorativo previsti dalle proposte di legge Frassinetti, Fragomeli e Spadoni.

Nel corso di un’audizione alla Commissione lavoro della Camera, la direttrice della Direzione centrale per gli studi e la valorizzazione tematica nell’area delle statistiche sociali e demografiche dell’Istat, Linda Laura Sabbadini, ha sottolineato che tale stima può offrire solo una indicazione parziale della platea di riferimento dei provvedimenti sia perche’ le informazioni a disposizione sono parziali, sia perche’ la componente seguita dai servizi territoriali non e’ nota e perche’ il fenomeno della violenza di genere e’ generalmente sottostimato.

Fonte: AGI

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