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MARINO, UIL LAZIO: PIU’ RISPARMIO, PIU’ DONNE, MENO DELIBERE RISPETTO AD ALEMANNO

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Un risparmio di 900 mila euro (-28,3%), un numero inferiore di sedute di Consiglio e un incremento della presenza femminile e dei contratti stabili. Queste le caratteristiche più evidenti della giunta Marino rispetto al periodo Alemanno durante il loro primo anno di attività, rilevate dalla UIL di Roma e del Lazio, in collaborazione con l’Eures, nell’ambito dell’Osservatorio sui costi della politica.

Complessivamente i costi per le retribuzioni annuali dei rappresentanti politici ammontano attualmente a 2,3 milioni di euro (1 milione per la Giunta, 1,2 per i consiglieri), a fronte di 3,2 milioni di euro del primo anno di Alemanno sindaco (1,3 per la Giunta, 1,8 milioni per il Consiglio), con un risparmio quindi di 300 mila euro per gli organi di Giunta e 600 mila per il Consiglio.

“Risparmio – spiega il segretario generale della UIL di Roma e del Lazio, Pierpaolo Bombardieri – dovuto soprattutto alla riduzione del numero di assessori e consiglieri, sancita dalla spending review, ma anche alla minore attività svolta dall’attuale Consiglio, cui va aggiunto negli ultimissimi mesi la riduzione volontaria degli stipendi del sindaco e degli assessori. A fronte di un risparmio politico, però, rimangono ancora troppo elevati i costi delle collaborazioni avviate durante quest’ultimo anno: ben 96, con un’uscita di bilancio preventivata pari a 12,5 milioni di euro. E soprattutto un costo medio pro capite pari a 130 mila euro. Stipendi che, in periodo di crisi, rappresentano davvero un insulto per il lavoratore medio, per i tanti dipendenti comunali che hanno rischiato  di veder decurtati 200 euro dalla propria busta paga di 1200 – 1300 euro mensili. Per non parlare dello schiaffo verso i tantissimi disoccupati e i 40 mila cassaintegrati del Lazio”.

Pierpaolo Bombardieri: Segretario Confederale della Uil di Roma e Lazio
Pierpaolo Bombardieri: Segretario Confederale della Uil di Roma e Lazio

Ammontano a 24,5 milioni di euro, infatti, le spese per i dirigenti e, a sorpresa, il livello retributivo medio delle donne (111,2 mila euro) è leggermente superiore a quello dei colleghi uomini (110,8 mila euro). Gap ancora più marcato nei Municipi dove i compensi delle donne rimangono invariati (111,2 mila euro), mentre quelli degli uomini “scendono” a 106,5 mila euro.

Sono state 48 le sedute di Consiglio convocate fino allo scorso aprile, mentre erano state  67 quelle dei primi 10 mesi della precedente legislatura. Gli attuali consiglieri sono stati impegnati quindi per  238 ore, ovvero 30 giorni lavorativi. Erano 315 le ore di Consiglio con Alemanno, pari a 39 giorni. Se minore è l’attività consiliare rispetto ai predecessori, maggiore è però la partecipazione dei consiglieri alle sedute, pari al 93,2%, contro l’88,2% del primo anno Alemanno. Record di presenze (100%) per il Movimento 5 Stelle, seguito da Fratelli d’Italia e UDC che però hanno un solo rappresentante. Grandi assenti i consiglieri Alemanno e Marchini, unici due ad aver partecipato solo al 62% delle riunioni.

Dei 570 atti approvati da giugno 2013 ad aprile 2014 dalla giunta Marino, il 26,7% è relativo a incarichi di lavoro. Seguono le delibere relative alla finanza locale (14,3%), alle società partecipate (9,8%), urbanistica (7,9%), affari istituzionali (6,8%). Stessa classifica di priorità per la giunta Alemanno che però nello stesso arco temporale aveva approvato 771 atti, ovvero il 26,1% in più rispetto all’attuale. Dal confronto tra gli atti approvati e il numero delle sedute emerge una maggiore capacità di produzione della giunta Marino: nei primi 10 mesi di Governo in ogni seduta consiliare sono state infatti approvati 11,4 atti, a fronte dei 10,4 riscontrati per la Giunta Alemanno. Ma a fronte di tale maggiore produttività dei Consiglieri – che hanno approvato, in media, 6,3 atti a testa contro 5,2 per Alemanno – la Giunta mostra una minore capacità normativa: ciascun assessore ha approvato 22,2 delibere di Giunta, a fronte di 28,8 per Alemanno.

“Il problema non è ovviamente il numero in più o in meno di atti – spiega Bombardieri – ma la loro capacità di incidere sulla vita delle persone. Roma ha bisogno di cambiare realmente. E’ necessario scardinare certi meccanismi che l’hanno resa sempre più simile a una grande borgata che a una capitale europea. Per farlo, non servono soltanto annunci e buone intenzioni. Ma soprattutto una forte dose di coraggio anche nell’affrontare questioni scottanti e difficili. Sradicare realmente la cultura, o meglio la non cultura, del compromesso significa anche andare contro tendenza. Significa riuscire a scardinare gli equilibri fittizi su cui si regge l’economia di questa città. Significa soprattutto riuscire ad eliminare davvero i privilegi di pochi a favore dei tanti lavoratori e cittadini che non continueranno a subire passivamente tassazioni elevate e servizi sempre meno efficienti. Noi ci siamo. E l’abbiamo ripetuto in più occasioni. Come sindacato – conclude Bombardieri – siamo pronti a scendere in campo ed attivarci, nel rispetto dei ruoli, al fianco delle istituzioni coraggiose. Ma siamo anche pronti a dar battaglia a chi invece continuerà a non agire. A chi vorrebbe farci sparire. E far sparire così i diritti dei lavoratori. I diritti umani. Perché calpestare il diritto al lavoro, allo studio, alla sanità pubblica, al trasporto pubblico vuol dire cancellare i diritti di ognuno di noi”.

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