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Lo strappo di Nautica con Confindustria.

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I big della nautica italiana dicono addio a Confindustria. “Immobile, vecchia”. Confindustria replica ribadendo che, per regolamento, non è possibile l’esistenza di due associazioni a rappresentare un solo comparto. E Ucina Confindustria Nautica accusa i grandi marchi di “disprezzo della democrazia”.

Si è conclusa in questi termini una giornata che, per la nautica italiana, ha visto consumarsi lo “strappo” definitivo tra i grandi marchi della nautica italiana e associazione degli industriali italiani. Dopo essere usciti da Ucina Confindustria nautica un anno fa, dando vita alla associazione Nautica Italiana, quindici dei principali gruppi italiani del settore – da Azimut/Benetti a Ferretti, da Baglietto a Perini – hanno deciso di lasciare definitivamente Confindustria. “Così non si può andare avanti” ha commentato l’a.d. di Ferretti group, Alberto Galassi. “Questa Confindustria è immobile, vecchia, ha tempi e burocrazie incompatibili con i tempi e i modi del mercato di oggi, in cui operiamo”. In particolare, i quindici si dicono “scandalizzati” dalla mancata risposta ad una loro richiesta precisa: quella di creare con Ucina una federazione nautica all’interno di Confindustria. “Ritenevamo fosse utile riunire sotto lo stesso ombrello confindustriale una rappresentanza del comparto – ha spiegato Galassi -. Ma in otto mesi non abbiamo ottenuto risposta. Una vergogna. Il mondo corre, noi di volta in volta dobbiamo affrontare gli effetti di questioni come Brexit o Turchia, ma questa Confindustria non da’ alcun segno”. Meglio far da soli.

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