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L’Italia e la macchina del fango

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Papa Francescodi Stefania Paradiso

IQ. 15/03/2013 – Sembra che in Italia senza utilizzare la macchina del fango non ci si possa più stare. Nemmeno il tempo di diventare Papa e subito i media, alternativi ovviamente, ci hanno chiesto con fare maligno se davvero sapevamo tutto di questo uomo che sembra così genuino. Jorge Mario Bergoglio, argentino di origini piemontesi, ovvero papa Francesco, nemmeno ha avuto il tempo di affacciarsi a San Pietro, che la macchina del fango lavorava già a pieno ritmo.

I segnali positivi sulla genuinità di questo uomo ci sono e non sono nemmeno dettagli trascurabili: ha rinunciato alla sontuosa mozzetta bordata di ermellino, ha voluto la croce pettorale d’argento e non d’oro, ha  pagato il conto in albergo e si sa che da cardinale girava con mezzi pubblici. Ma nulla, nessuno ha voluto aspettare di vederlo all’opera prima di giudicarlo, e subito si sono rincorse, in un tam tam in Rete,  voci di collusione con la dittatura argentina. Così come a Joseph Ratzinger si attribuirono simpatie naziste a papa Francesco si assegnano legami col dittatore Argentino Jorge Rafael Videla ed lo si accusa di aver fatto la spia nei confronti di due suoi confratelli gesuiti. Poco importa se in difesa di Bergoglio si è schierato il premio Nobel per la pace, Adolfo Perez Esquivel (vittima delle torture del regime argentino), che  ha dichiarato alla Bbc: “Non ha avuto  nessun legame con la dittatura, possono esserci state omissioni, ma  non complicità”. Il fango ormai è stato lanciato e difficile sarà non farsi mettere nessuna pulce nell’orecchio. Wikipedia definisce così la macchina del fango; “è una locuzione della lingua italiana, diffusasi nel linguaggio giornalistico e politico per la sua potenza evocativa nell’indicare l’azione coordinata di un gruppo di pressione, che sarebbe volta, soprattutto per via mediatica, a delegittimare o a ledere la credibilità e l’onore di una persona giudicata come “avversario” del gruppo e perciò da intimidire, punire o condizionare. Il destinatario delle attenzioni della macchina delegittimante può appartenere a un’ampia varietà di categorie: di volta in volta, potrà essere un politico, un giornalista, un funzionario statale, un personaggio dello spettacolo, un capitano d’industria, ecc. Il meccanismo di delegittimazione si servirebbe della cassa di risonanza offerta dai mezzi di informazione”. Di casi di persone infangate ce ne sono molti. Il problema non è il riportare notizie o il cercare di porre l’attenzione su cose o fatti ambigui, ma sul delegittimare una persona al fine di sminuirlo agli occhi del pubblico, per ottenerne eco e risonanza, in termini di pubblicità. Alle persone bisognerebbe lasciare il tempo di fare. Al di là della religione, quest’uomo è stato chiamato a diventare Papa. E’ giusto conoscerlo meglio ma è altrettanto corretto lasciarlo proseguire il nuovo cammino e raccontare quello che egli fa e farà nel nuovo compito assegnatogli.

 

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