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LE CITTA’ IMPOSSIBILI 1: DERINKUYU

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lunedì, Ottobre 7, 2024
L’ingresso al sito sotterraneo di Derinkuyu.

Città e siti che non dovrebbero esistere, almeno per l’archeologia ortodossa, e che però esistono e impongono una riflessione sulle origini della civiltà umana. Si, perché secondo la letteratura scientifica convenzionale, la più antica civiltà del mondo è quella sumera. Antecedente ad essa, l’uomo era un cacciatore-raccoglitore che, proprio per la natura della sua attività, non aveva necessità di insediamenti stabili, i quali vennero realizzati solo dopo il passaggio all’agricoltura, e con essi la costituzione di una società organizzata a più livelli divenne il nuovo modus vivendi dell’essere umano. Tuttavia, alcune recenti scoperte archeologiche mettono in seria discussione la narrazione che abbiamo imparato sui banchi di scuola e allargano in modo esponenziale l’orizzonte della Storia. Sapere che alcune città sono più antiche delle piramidi egizie (e non di pochi anni, ma di migliaia di anni!) potrebbe essere sconvolgente perché le implicazioni di tali affermazioni rivoluzionerebbero le nostre conoscenze, obbligandoci a porci domande sulla vera storia dell’umanità. Con questo articolo, il primo di una serie che si snoderà in sei puntate, riprendiamo una consuetudine iniziata l’anno scorso (vedi “Una giornata con l’imperatore”), ossia quella di trascorrere il periodo estivo con una raccolta monotematica, che si concluderà poco prima dell’equinozio d’autunno. Ogni puntata sarà dedicata ad un sito diverso che, per le sue caratteristiche, sfida ogni nostra conoscenza convenzionale, supera le barriere del tempo, piegandole fino a farlo diventare un sito inspiegabile, un sito, appunto, impossibile. L’articolo d’esordio di oggi è dedicato ad una meraviglia di proporzioni gigantesche rimasta nascosta per secoli, un insediamento della Cappadocia, in Turchia, scavato interamente nella roccia, la cui conformazione e complessità sono a dir poco scioccanti. In questo nuovo articolo della “Stele di Rosetta”, in esclusiva per IQ, vi diamo il benvenuto a Derinkuyu, la misteriosa città sotterranea.

TABELLA DEI CONTENUTI

UNA SCOPERTA CASUALE

LA CAPPADOCIA: UNA TERRA MAGICA

UNA METROPOLI SCAVATA A MANO

LE CARATTERISTICHE DI DERINKUYU

I LIVELLI E GLI AMBIENTI SOTTERRANEI

CIFRE REALISTICHE?

LA STORIA “UFFICIALE” DI DERINKUYU

I COSTRUTTORI DI DERINKUYU: UN MISTERO

PERCHE’ FU COSTRUITO DERINKUYU?

LE LEGGENDE SU DERINKUYU

DERINKUYU, MA NON SOLO

UNA SCOPERTA CASUALE

 Localizzazione di Derinkuyu.

Derinkuyu è una città e distretto dell’Anatolia Centrale (o Cappadocia), in Turchia. La città si trova nella provincia di Nevşehir, lungo la strada che congiunge le località di Nevşehir e Niğde. Nel 1963, quello che doveva essere un semplice miglioramento della casa nella città di Derinkuyu si rivelò una delle scoperte più straordinarie dell’archeologia. Infatti, fino agli anni Sessanta del secolo scorso, poco o nulla si sapeva delle incredibili città sotterranee della Turchia. Poi un uomo decise di ristrutturare la sua casa antica. Nascosta dietro una parete della cantina, scoprì una camera di cui aveva ignorato l’esistenza. E venne alla luce un’intera città. Quella camera “segreta” era soltanto l’inizio di un gigantesco sistema di tunnel che si estendeva nel sottosuolo suddiviso in diversi livelli, piani sovrapposti muniti di cisterne, ampie sale, scale, panche, pilastri, canali di areazione depositi di cibo secco, stalle per il bestiame, scuole, cantine e persino una cappella. Dopo la scoperta, gli archeologi accorsero in massa al sito. Seguirono importanti scavi e la città sotterranea di Derinkuyu fu aperta al pubblico nel 1969.

LA CAPPADOCIA: UNA TERRA MAGICA

Le tipiche mongolfiere che sorvolano la Cappadocia.

La Cappadocia è un territorio montuoso al centro della penisola anatolica, da molto tempo noto per le sue grotte-abitazioni, per i “Camini delle fate”, bizzarre formazioni rocciose appuntite come cappucci che, viste dall’alto, sembrano tanti trulli naturali. Uno spettacolo unico, meta delle variopinte mongolfiere che trasportano turisti di tutto il mondo. Già in epoca antica si favoleggiava sulla bellezza delle donne e dei cavalli della Cappadocia. Il nome stesso della regione, Katpadukya, potrebbe derivare dal persiano antico e significa “Terra dei bei cavalli”. Dal 1985, questo paesaggio di selvaggia bellezza è patrimonio culturale dell’UNESCO. Nacque da violente eruzioni di più vulcani, avvenute milioni di anni fa, che ricoprirono la regione con colossali quantità di lava e cenere, che si depositarono in una roccia morbida e porosa chiamata tufo. Fra tutti i vulcani il primo fra tutti è l’imponente Erciyes. La montagna s’innalza a sud di Kayseri e raggiunge i 4000 metri di altezza.

Le “particolari” formazioni di origine vulcanica della Valle dell’Amore.

Questi centri di eruzione, potenti focolai nel cuore della Terra, hanno cessato le loro attività in superficie da decine di migliaia di anni (ad eccezione di episodi isolati avvenuti in epoca storica). L’erosione degli agenti atmosferici ha completato l’opera lavorando le colate vulcaniche raffreddate, sublimandole in forme curvilinee da sogno, scolpendovi le onde chiare di un vasto mare di tufo, le alte cime aguzze che si stagliano contro l’azzurro del cielo.

UNA METROPOLI SCAVATA A MANO

Il sito di Derinkuyu presenta caratteristiche impressionanti, sia per l’estensione che per le soluzioni tecniche adottate. È una città di oltre 460 km2, strutturata su 18 livelli e dotata di 600 tra ingressi e gallerie di collegamento con gli altri insediamenti sotterranei. Poteva ospitare fino a 20.000 persone, una cifra enorme se pensiamo che esse vivevano sottoterra in modo praticamente autosufficiente. Alcuni si spingono ad estendere tale stima, arrivando ad ipotizzare addirittura una popolazione di 50.000 persone. Numeri impressionanti, che potrebbero avere fondamento (anche se, come vedremo in seguito, si dovrebbero ridimensionare), perché la città sotterranea era strutturata in modo tale da consentire una vita confortevole e sicura, nonostante la deprivazione sensoriale della luce del sole. Derinkuyu è un’impresa sbalorditiva, ed è davvero sbalorditivo come l’uomo antico sia stato in grado di costruire una metropoli sotterranea così sofisticata migliaia di anni fa, qualcosa che anche oggi, con la nostra tecnologia, sarebbe difficile ricreare. Andiamo a vedere, dunque, quali incredibili caratteristiche tecniche vantava questo straordinario sito archeologico.

LE CARATTERISTICHE DI DERINKUYU

Il morbido terreno roccioso di natura vulcanica della Cappadocia, facilmente scavabile e privo di umidità, possiede ottime proprietà termiche, per cui la temperatura delle camere ricavate dal tufo (questo è, infatti, il nome della pietra sedimentaria originata dalle eruzioni vulcaniche) risulta mite sia durante la calura estiva che durante i lunghi, freddi mesi invernali. È chiaro come questi vantaggi abbiano ispirato la costruzione di ambienti vivibili all’interno delle rocce, oltre alla creazione di varie città sotterranee. Infatti, ne esistono molte (circa 200) ma ciò che rende Derinkuyu così straordinaria è la sua scala e complessità.

Ingegneria di alto livello
A causa della morbidezza della pietra, gli antichi costruttori dovevano stare molto attenti a fornire abbastanza supporto ai piani superiori con i pilastri, altrimenti ci sarebbero stati crolli catastrofici. Invece, è sorprendente l’assenza di qualsiasi traccia di collasso grave, quindi dobbiamo supporre che dovessero essere particolarmente abili e conoscessero molto bene il materiale roccioso. Tutte le pareti sono lisce e regolari e dimostrano una precisione che sfida le moderne tecnologie.

Uno dei pozzi di ventilazione.

I pozzi di ventilazione
Una delle caratteristiche più straordinarie di Derinkuyu è il suo sofisticato sistema di ventilazione. Pozzi d’aria strategicamente posizionati consentivano alla città sotterranea di mantenere una circolazione d’aria costante, garantendo un ambiente abitabile anche ad una numerosa popolazione. Questo sistema dimostra una conoscenza avanzata dell’ingegneria idraulica e aerodinamica, che ha consentito agli abitanti di Derinkuyu di sopravvivere anche nelle condizioni più difficili. Finora sono stati individuati cinquantadue pozzi d’aerazione principali e 15.000 pozzi più piccoli che fungono da camini e fanno circolare aria fresca anche al livello più basso, scendendo fino alla profondità di ottantacinque metri, che hanno consentito un flusso d’aria naturale tra le numerose case e passaggi. I pozzi sono sapientemente distribuiti in tutta la città per prevenire un attacco potenzialmente fatale alla sua fornitura d’aria.

La luce entra in minima parte dai pozzi di ventilazione.

Questi pozzi lasciano entrare anche un minimo di luce e aiutano a regolare la temperatura, che nella maggior parte delle zone della città è mantenuta a 13 °C tutto l’anno. L’ambiente fresco rappresenta una protezione dalle stagioni estreme della regione (le estati sono torride, mentre gli inverni sono gelidi) e fornisce le condizioni ottimali per conservare grano e altri prodotti alimentari. La gente del posto ha ripreso la tradizione di usare le città sotterranee della regione come centri di stoccaggio alimentare.

Ambienti labirintici per confondere gli invasori.

Un avanzato sistema di sicurezza
Entrando in città, non si può fare a meno di sentirsi claustrofobici. Alcuni tunnel sono alti solo un metro e mezzo e possono a malapena contenere una persona nel punto più stretto. I passaggi, specialmente vicino alla superficie, sono stati costruiti per essere il più piccoli possibile per rallentare gli invasori nemici. I corridoi brevi e volutamente stretti costringevano a spostarsi nel labirinto di corridoi e abitazioni rannicchiati e in fila indiana, una posizione ovviamente inopportuna per gli intrusi.

Una pietra a scorrimento laterale. Da notare il foro centrale, forse usato come “spioncino”.

Ci sono giganteschi massi di forma discoidale che fungevano da porte blindate, sigillando l’accesso alla città nei punti strategici e proteggendola da un’eventuale penetrazione nemica. Questi massi discoidali pesano mezza tonnellata ed erano così costruiti che, una volta spinti in posizione di chiusura ingresso, non potevano essere rimossi dall’esterno ma soltanto da chi si trovava all’interno della grotta. Un indizio più che evidente della funzione primaria di queste città sotterranee, quella di rifugio sicuro contro attacchi ostili. Posizionate su piani scorrevoli, potevano essere spostati con facilità da una sola persona. Uno zoccolo assicurava la loro posizione, mentre un orifizio nel centro del masso permetteva di vedere gli assalitori ed anche di ucciderli con la lancia. Inoltre ogni piano o livello di Derinkuyu avrebbe potuto essere bloccato individualmente con combinazioni diverse, rendendo così più efficace la difesa della città.

I LIVELLI E GLI AMBIENTI SOTTERRANEI

Ogni livello della città è stato attentamente progettato per usi specifici. Fino ad oggi, nonostante siano stati esplorati circa 20 livelli sotterranei, solo otto sono visitabili e gran parte della città sotterranea deve ancora essere svelata. Tuttavia, gli otto piani aperti al pubblico ci danno un’idea di come nulla sia stato lasciato al caso.

Le stalle, al primo livello.

Stalle per il bestiame
Al primo livello sotterraneo si trovavano le stalle per il bestiame. Tale scelta non fu casuale: infatti, animali come pecore e capre sono riluttanti ad andare sottoterra, quindi aveva senso che vivessero al piano più alto. Ma lo scopo principale fu anche quello di ridurre l’odore e i gas tossici prodotti dal bestiame, nonché di fornire uno strato caldo di isolamento vivente per i mesi freddi. Le stalle erano attrezzate con lunghe mangiatoie sulle pareti e con piccole vasche per l’abbeverata.

L’aula Bizantina, con la volta a botte e le panche laterali.

Una scuola bizantina
Identificabile per i suoi unici soffitti a volta a botte, al secondo piano si trova una tradizionale scuola missionaria bizantina. Costruita quando la diffusione della fede cristiana era considerata un dovere, presenta due sale studio laterali e un battistero. Due lunghe panche laterali di tufo convergono verso la cattedra del maestro. Nelle vicinanze si trovano un luogo di sepoltura e uno spettacolare confessionale: una stanza buia con un ingresso su entrambi i lati, dove il sacerdote entrava da un’estremità, mentre il confessando entrava dall’altra.

I magazzini.

Magazzini per lo stoccaggio alimentare
Il secondo piano ospita anche i granai della città. Il pane era l’alimento base delle civiltà che hanno abitato la metropoli sotterranea nel corso dei secoli. Per garantire che ce ne fosse abbastanza per tutti gli oltre 20.000 residenti, era necessario molto spazio sufficiente ad immagazzinare il grano, che sarebbe stato utilizzato anche per nutrire gli animali. Se le forze ostili fossero state in agguato, raccogliere fieno e altri mangimi per animali dai campi soprastanti sarebbe stato difficile se non impossibile, quindi erano necessarie grandi scorte di grano per mantenere in vita il bestiame.

Uno dei tunnel di collegamento.

Tunnel di collegamento
Tra il terzo e il quarto livello si dirama una serie di scale verticali che conducono ad una chiesa al livello più basso (quinto).

Al terzo livello si trova un tunnel che collega alla città sotterranea di Kaymakli, a circa sei miglia di distanza, nonché scale verticali che scendono ai piani inferiori.

Inoltre, un passaggio conduce al monastero sotterraneo di Hagia Maryeros, che si dice sia stato il primo manicomio del mondo ed era considerato un luogo di cura e religione.

All’interno della città era presente tutto il necessario per i suoi abitanti.

Aree abitative
Il quarto livello era riservato a salotti, camere da letto e ulteriori magazzini di generi alimentari. Il piano in cui gli abitanti della città sotterranea trascorrevano gran parte del loro tempo libero sarebbe stato costellato di mobili e decorazioni semplici, in contrasto con come appare oggigiorno. Le camere si presentano, infatti, per lo più vuote, prive di orpelli e decorazioni. In alcune sono ancora visibili degli utensili della vita quotidiana come macine, forni d’officina, otri di pietra per la conservazione degli alimenti.

Il palmento.

Non lontani erano i palmenti (vasche ampie e non troppo profonde per la fermentazione del mosto) e i trappeti, gli opifici per la spremitura e la conservazione del mosto e dell’olio: curiosa è l’ampia vasca per la pigiatura dell’uva, con la canaletta che adduceva il succo direttamente alle botti. L’acqua era prelevata dai pozzi sotterranei che raggiungevano la falda freatica con il metodo tradizionale dell’argano e del secchio. La riserva di acqua naturale era fornita da un fiume sotterraneo, quindi pressoché inesauribile, ciò che rendeva la città completamente autonoma. Vicino ai pozzi si trovano anche bacili di pietra utilizzati per lavare.

Le cucine.

Molto interessanti sono le cucine, locali dotati di ripiani e depositi, che hanno sul pavimento il foro circolare del focolare su cui si alzava il treppiede che sosteneva i recipienti di cottura. Vi erano anche i bagni rupestri, utilizzati come servizi igienici, nei quali si utilizzavano tecniche naturali di depurazione. L’illuminazione era garantita da lucerne alimentate probabilmente con olio di lino e collocate in piccole nicchie sulle pareti.

La chiesa.

Una chiesa e spazi comuni
Più si scende in profondità, e più il numero delle camere diminuisce, mentre aumenta invece la loro ampiezza.

Il settimo e l’ottavo livello più bassi sono i più intriganti di tutti. Ospitano una chiesa a forma di croce, anche se alcuni studiosi hanno sostenuto che la struttura è a forma di trifoglio, il che implicherebbe che sia stata costruita dagli antichi Ittiti, che veneravano il simbolo.

La Sala riunioni.

La chiesa, preceduta da un’ampia sala riunioni, colpisce per l’accuratezza dello scavo. Da segnalare è anche la vasca gradinata per il battesimo a immersione.

I livelli più bassi ospitano anche una sala riunioni punteggiata da tre grandi colonne di pietra scavate nella roccia. Si dice che la sala un tempo fungesse anche da prigione e si dice che nel complesso siano state scoperte delle tombe.

Altri spazi ai piani più bassi sfidano ogni spiegazione e il loro utilizzo resta un mistero, anche perché solo il 10% della città è aperto al pubblico, mentre il resto rimane curiosamente interdetto (si dice per motivi di sicurezza), lasciando spazio alle più disparate teorie complottiste.

CIFRE REALISTICHE?

Uno dei pozzi di Derinkuyu.

Come abbiamo detto, si stima che Derinkuyu potesse ospitare fino a 20.000 persone. Secondo altri, anche 50.000. Ma quanto queste stime sono realistiche? Le città sotterranee erano state concepite per essere del tutto autonome, quindi al loro interno vi erano latrine, cisterne, magazzini, pozzi, cucine, scuole, chiese, e tutto ciò che serviva alla vita di una comunità. In particolare a Derinkuyu la riserva di acqua naturale era fornita da un fiume sotterraneo, quindi pressoché inesauribile. Aperture poco appariscenti che davano direttamente all’esterno favorivano il cambio d’aria. E tutto questo significa che erano state realizzate allo scopo di dover trascorrere lunghi periodi lì sotto. Ebbene, la presenza di 20/50.000 persone nel sistema sotterraneo di Derinkuyu avrebbe portato ben presto gravi problemi di natura igienica a causa della scarsezza dei servizi sanitari; di veloce esaurimento dei viveri per la ristrettezza delle zone magazzino; nonché di difficoltà causate dal sistema di areazione che, a lungo andare, si sarebbe rivelato insufficiente. Una densità troppo alta, anche per le circa 400 camere abitabili la cui esistenza è stata verificata all’interno della città ipogea. Più realistica appare invece la cifra di circa 2000 – 4000 abitanti.

LA STORIA “UFFICIALE” DI DERINKUYU

Non sappiamo chi costruì realmente questa città sotterranea o, almeno, chi o quale civiltà ne realizzò il primo nucleo. La pietra non può essere datata col metodo del radiocarbonio e pertanto ci si può affidare solo alle fonti antiche ed ai ritrovamenti effettuati. Ciò che si sa è che la città venne ampliata nel corso dei secoli da popoli che si avvicendarono nella regione, aggiungendo livelli e stanze a quelli già esistenti. Ovvio, però, che il ritrovamento di manufatti ittiti o bizantini non significa che il complesso sia stato concepito da questi popoli, che sembra abbiano semplicemente occupato un sito già esistente. Per fare un esempio pratico: se vai ad abitare in una casa, vuol dire che l’hai costruita tu?

Senofonte.

La fonte più antica: Senofonte
La più antica fonte scritta riguardante le città sotterranee è lo storico e filosofo ateniese Senofonte (V-IV secolo a.C.). Fu scrittore versatile del quale ci sono pervenute tutte le opere complete, una circostanza che ha fatto di lui una delle fonti maggiori per la conoscenza dei suoi tempi. In particolare da lui, oltre che da Platone, provengono molte notizie riguardanti la vita e i detti di Socrate, del quale fu alunno. È stato soprannominato dalla Suda (un’enciclopedia bizantina del X secolo) “l’ape attica”, per la semplicità e la chiarezza della sua prosa.

Nella sua Anabasi, egli scrive che la gente che viveva in Anatolia aveva scavato città sotterranee per viverci con le famiglie, gli animali domestici e le vettovaglie necessarie alla sopravvivenza:

Le abitazioni erano sotto terra, all’entrata strette come l’apertura di un pozzo, si allargavano procedendo verso il basso. Gli accessi per il bestiame erano stati scavati e le persone scendevano giù per mezzo di scale. Nelle abitazioni c’erano capre, pecore, manzi e volatili con la loro prole.

(Senofonte, “Anabasi”, libro IV, 5.25)

Un altro passaggio dell’Anabasi (nel libro I) racconta di come i Frigi, per sfuggire all’arrivo imminente del persiano Ciro (VI secolo a.C.), abbandonarono le loro città e si rifugiarono sulle montagne. Ed è probabile che queste popolazioni abbiano iniziato già alcuni secoli prima, per difendersi dagli attacchi degli Assiri, a costruire il sistema di tunnel sotterranei. I rifugi possono aver assunto la funzione di città anche per un periodo abbastanza lungo. Una sorta di “bunker” del passato, in cui le persone dovevano avere la possibilità di continuare la loro vita di sempre in sicurezza, partecipando alle funzioni religiose, occupandosi dell’istruzione dei figli, organizzando assemblee e feste della comunità.

Localizzazione della Frigia.

I Frigi
I Frigi furono uno dei primi imperi più importanti dell’Anatolia. Si svilupparono nell’Anatolia occidentale intorno alla fine del primo millennio a.C. e avevano un debole per la monumentalizzazione delle formazioni rocciose e la creazione di notevoli facciate scavate nella roccia. Sebbene sfuggente, il loro regno si espanse fino a includere la maggior parte dell’Anatolia occidentale e centrale, compreso Derinkuyu. Lo storico Erodoto di Alicarnasso li definì “i primi abitanti della Terra”.

Greci e Bizantini
Quando la lingua greca sostituì la lingua frigia qui in epoca romana, gli abitanti ampliarono le loro caverne in profonde strutture a più livelli aggiungendo cappelle e iscrizioni greche.

La città di Derinkuyu fu completamente formata nell’era bizantina, raggiungendo il massimo delle sue potenzialità, quando fu ampiamente utilizzata come protezione dai musulmani arabi durante le guerre arabo-bizantine (780-1180 d.C.). La città era collegata con un’altra città sotterranea, Kaymakli, attraverso 8-9 km di tunnel. Alcuni reperti scoperti in questi insediamenti sotterranei appartengono al periodo bizantino medio, tra il V e il X secolo.

Queste città continuarono ad essere utilizzate dai nativi cristiani come protezione dalle incursioni mongole di Tamerlano nel XIV secolo.

Gli Ottomani
Dopo che la regione cadde in mano agli Ottomani, la città fu usata dai nativi come rifugio contro i governanti musulmani turchi.

Nel XX secolo, le città sotterranee erano ancora utilizzate dai greci e dagli armeni della Cappadocia per sfuggire alle periodiche persecuzioni. Richard MacGillivray Dawkins, un linguista di Cambridge che condusse ricerche dal 1909 al 1911 sui nativi di lingua greca della Cappadocia nella zona, registrò un evento del genere come avvenuto nel 1909:

Quando giunse la notizia dei recenti massacri di Adana, gran parte della popolazione di Axo si rifugiò in queste camere sotterranee e per alcune notti non si avventurò a dormire sopra terra

Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan.

La persecuzione ottomana contro le comunità cristiane dell’impero si intensificò negli anni ’10, culminando nel genocidio armeno (genocidio la cui storicità è ancora oggi negata con vergognosa veemenza dall’attuale presidente turco Recep Tayyip Erdoğan) e nel genocidio dei greci cristiani e delle popolazioni assire. Si stima che siano stati assassinati circa 1,5 milioni di armeni, mentre si pensa che siano morti fino a 350.000 greci e 500.000 assiri. Inutile dire che i cristiani della Cappadocia si rifugiarono sottoterra per cercare sicurezza, trasferendo le loro case al quarto piano della città.

Nel 1923, gli abitanti cristiani della regione furono espulsi dalla Turchia e trasferiti in Grecia nell’ambito dello scambio di popolazione tra Grecia e Turchia (operazione che coinvolse 1,6 milioni di persone). Sradicati con la forza, i greci della Cappadocia fuggirono in massa dalla regione. La loro città sotterranea, che si era dimostrata preziosa quando si trattava di proteggere la popolazione dall’aggressione ottomana, fu abbandonata senza tante cerimonie. Incredibilmente, la metropoli sotterranea fu completamente dimenticata in Turchia, e i suoi ricordi svanirono nel corso dei decenni quando, 40 anni dopo, non venne riscoperta.

I COSTRUTTORI DI DERINKUYU: UN MISTERO

Rimangono le inquietanti domande: chi costruì queste città sotterranee e a quale scopo? Da chi o che cosa voleva proteggere sé e la propria gente? L’enigma della datazione persiste. Come abbiamo già visto, nella città sotterranea di Derinkuyu sono stati trovati utensili di origine ittita. Sappiamo che questo territorio fu occupato dagli Ittiti (II millennio a.C.), ma è possibile che i reperti siano finiti laggiù anche più tardi, in un secondo tempo. Le chiese di Derinkuyu sono situate nei livelli inferiori del sistema sotterraneo. Tracce della presenza di comunità cristiane nella regione risalgono al I secolo d.C. Sicuramente nelle grotte trovarono rifugio anche i cristiani minacciati dalle persecuzioni degli Arabi e dei Bizantini iconoclasti. Altre notizie sulle città sotterranee della Cappadocia ci raggiungono dal XIII secolo dopo Cristo grazie alla penna del letterato Teodoro Scutariota, il quale evidenziò l’ottima situazione climatica nelle caverne di tufo. E dunque chi li costruì? Furono gli Ittiti, i misteriosi ingegneri del passato? Oppure i Frigi? O forse, in epoca più tarda, i cristiani?

Gli Ittiti.

Non si può escludere che tutte queste genti abbiano contribuito, durante i secoli e i millenni, sia alla costruzione che all’ampliamento delle città ipogee. Ma in base alle informazioni di Senofonte, è probabile che almeno un nucleo del sistema sotterraneo esistesse già all’epoca dei Frigi. Molti studiosi sostengono che Derinkuyu sia considerevolmente più antico di quanto gli storici e gli archeologi credano. Lo scopo, comunque sia, è ormai chiaro: protezione da una grande minaccia esterna.

PERCHE’ FU COSTRUITO DERINKUYU?

Arriviamo quindi alla domanda principale: da chi o da cosa si cercava protezione nel rifugio di Derinkuyu? Si, perché la città non era certo un semplice magazzino per lo stoccaggio dei generi alimentari, ma un bunker progettato per vivere con un’autonomia di circa tre mesi. Gli storici pensano che la funzione della città fosse quella di difendere i suoi abitanti dagli attacchi intorno all’800 a.C., ma molti studiosi non sono d’accordo, sostenendo che sarebbe stata una straordinaria impresa ingegneristica, troppo avanzata, solo per essere usata per proteggere le persone dall’invasione.

Cambiamenti climatici?
Secondo alcuni esperti che hanno esaminato la città sotterranea di Derinkuyu, il motivo per cui migliaia di persone si sono precipitate sottoterra potrebbe essere collegato ai cambiamenti climatici. Secondo le stime dei climatologi tradizionali, l’ultima era glaciale ha raggiunto il picco circa 18.000 anni fa e si è conclusa circa 10.000 anni fa (eh, sì: i cambiamenti climatici fanno parte della natura del nostro pianeta. Difficile pensare che anche allora la colpa fosse dell’uomo che inquinava, no?).

Tale teoria è collegata al culto di Zoroastro, una delle più antiche tradizioni religiose dell’umanità, a cui la Cappadocia è particolarmente legata. Fondata intorno al VI secolo a.C., il suo dio principale è il creatore Ahura Mazda. Nel secondo capitolo del testo sacro zoroastriano, l’Avesta, Ahura Mazda salva l’intero genere umano da un disastro ambientale globale, un po’ come la storia di Noè nella Bibbia.

Ahura Mazda.

Secondo i testi sacri, il grande il profeta Yima fu incaricato di costruire un rifugio sotterraneo, chiamato il Palazzo Vara di Yima, simile a Derinkuyu, dal dio del cielo Ahura Mazda, per proteggere un gruppo scelto di persone ed animali da un’era glaciale globale. Questo riferimento alle strutture sotterranee potrebbe spiegare in parte l’esistenza delle numerose città sotterranee in Cappadocia. Se così fosse, allora lo scopo della costruzione di Derinkuyu potrebbe avere un sorprendente nucleo storico, per quanto labile e mancante di prove concrete, che consentirebbe anche di far risalire di molte migliaia di anni la costruzione della città, ma farebbe sorgere anche la domanda su chi fosse veramente l’Ahura Mazda che ne avrebbe ordinato la realizzazione. E qui ci fermiamo, non potendo sostenere né accettare le teorie degli antichi astronauti (per quanto suggestive ed affascinanti), preferendo rimanere con i piedi ben piantati sul solido terreno dei fatti.

LE LEGGENDE SU DERINKUYU

Derinkuyu è avvolta da numerose leggende e storie affascinanti che aggiungono ulteriore mistero a questa città. Ne elenchiamo un paio, tanto per farci un’idea di come esse riflettano le credenze e l’immaginario delle popolazioni che l’hanno abitata.

Gli Spiriti Guardiani
Una storia popolare racconta di spiriti guardiani che sorvegliano le sale e i corridoi di Derinkuyu. Secondo la leggenda, questi spiriti proteggono i segreti della città sotterranea e guidano o talvolta sbarrano la strada a coloro che osano esplorare troppo profondamente i suoi misteri.

Portale per un altro Mondo
C’è anche chi crede che certe parti di Derinkuyu possano funzionare come portali o passaggi verso mondi o dimensioni non ancora compresi dalla scienza moderna.

DERINKUYU, MA NON SOLO

Mappa della Cappadocia, con i siti delle altre città sotterranee.

Sebbene la costruzione di Derinkuyu sia stata davvero ingegnosa, non è l’unica città sotterranea della Cappadocia. Con i suoi 445 chilometri quadrati, è semplicemente la più grande delle almeno 200 città sotterranee sotto le pianure anatoliche.

Più di 40 di queste città più piccole si trovano a tre o più livelli di profondità sotto la superficie. Molti sono collegati a Derinkuyu attraverso tunnel accuratamente scavati, alcuni dei quali si estendono fino a 9 km. Tutti sono dotati di vie di fuga di emergenza nel caso sia necessario un immediato ritorno in superficie.

Ma non tutti i segreti sotterranei della Cappadocia sono stati portati alla luce.
Nel 2014, sotto la regione di Nevsehir è stata scoperta una nuova città sotterranea, potenzialmente ancora più grande.

Derinkuyu, un mondo sotterraneo, estremamente organizzato, ma ancora da esplorare, capace di catturare la nostra attenzione per la sua straordinaria bellezza e gli incredibili segreti ancora sepolti in esso.

Si conclude, così, la prima puntata di questa miniserie estiva dedicata alle città impossibili.

Nel prossimo episodio: un’antichissima città della Valle dell’Indo appare edificata con criteri moderni, era dotata di un sistema idrico e fognario avanzato e bagni in tutte le case. La città e la civiltà cui apparteneva scomparvero misteriosamente. E poi ci sono quei poveri resti calcinati che parlano di una morte violenta e improvvisa. Scheletri radioattivi e rocce vetrificate: un’esplosione nucleare migliaia di anni fa? Benvenuti nell’enigmatico sito di Mohenjo-Daro.

Mohenjo-Daro.

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