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Italtennis: campione assoluto, la Davis è sempre nostra

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Campioni del mondo, per la seconda volta nel nome di Jannik Sinner, per la terza nella storia del tennis maschile, per l’ottava se contiamo anche i titoli femminili e per la prima volta l’Italia vince la Davis Cup e la Billie Jean King Cup (ex Fed) nello stesso anno. Malaga terra italiana, al successo del 2023 non solo si aggiugne la replica dei ragazzi di Volandri, ma anche il ritorno alla vita della nazionale femminile tornata a festeggiare insieme a Tathiana Garbin. Il trionfo del tennis italiano, su ogni fronte, in ogni parte del mondo da Melbourne a Parigi, e poi Miami, Dubai, Cincinnati, Shangai, Torino, Malaga e New York dove con il successo di Errani Vavassori (che hanno anticipato quello di Jannik) abbiamo avuto un anticipo di questa apoteosi azzurra. Impensabile se solo proviamo a ricordare i tempi bui in cui versava il nostro tennis fino ad alcuni anni fa, quando dovevamo accontentarci di qualche partita combattuta contro dei numeri uno al mondo o esultare per una semifinale Slam caduta dal cielo. Oggi ogni settimana, ogni giorno che si gioca sul campo da tennis il tricolore è presente, e questo si sta trasformando in una meravigliosa normalità. “Non puoi vincere senza aver prima imparato a perdere” diceva Kareem Abdul Jabbar, una frase diventata la legge di ogni sportivo, di ogni agonista dalle grandi ambizioni (una sentenza ribaltata dagli Aerosmith nel ritornello di Dream On “Devi perdere per imparare come vincere”), un mantra destinato a porre le fondamenta di ogni successo. Forse prevedere questo periodo d’oro della racchetta italiana non era plausibile in quel 2018, quando Marco Cecchinato inaugurava la stagione dei grandi traguardi raggiungendo le semifinali del Roland Garros sotto la guida di Simone Vagnozzi (a quel tempo con il palermitano e oggi al fianco di Sinner). Quello, se non l’anno zero, era l’anno -1 del nostro rinascimento tennistico poiché il vero punto di partenza è il 2019: Fabio Fognini vinceva il Master 1000 di Montecarlo, pochi mesi più tardi agli internazionali d’Italia andava in scena una partita delle pre qualificazioni indimenticabile tra due giovanissimi, Jannik Sinner e Lorenzo Musetti. Proprio quell’anno la Volpe Rossa aveva vinto il suo primo challenger, a Bergamo dove dodici mesi prima di lui festeggiava Matteo Berrettini. A quel punto è stato proprio il romano a prendere in mano l’allora presente del tennis italiano con la semifinale allo Us Open e la qualificazione alle Finals. Sembrava una stagione meravigliosa, era solo l’inizio.

Sinner Berrettini Davis

Sinner Berrettini, Ci vorrebbe un amico

Ci vorrebbe un amico. Tra la gioia del successo 2023 Jannik Sinner pensò anche alle parole di Venditti, o almeno al concetto espresso dal cantante romano che nella sua testa richiamavano ad un altro idolo della Capitale. A Malaga 2023 Jan trascinava gli azzurri alla Davis supportato da tutta Italia e più di tutti da Matteo Berrettini, campione ferito che in quella edizione del torneo era fermo per infortunio e ha potuto solamente incitare i ragazzi di Volandri nel ruolo di primo tifoso. “Voglio rivincerla con te” la promessa di Sinner per Berrettini, adesso l’ha mantenuta accompagnandolo Matteo al successo più importante della carriera. Tanti dispiaceri e troppe delusioni; dopo quella festa per aver raggiunto la finale di Wimbledon 2021, vissuta al fianco della Nazionale di calcio campione d’Europa sul pullman per le strade della sua Roma, ci siamo abituati a vederlo più pensieroso e sofferente che sicuro e festante. La vittoria di questa Davis per lui è una rivincita, anzi una rinascita considerando che la maggior parte dei grandi risultati di Berrettini erano rappresentati da finali perse. Su tutte Madrid e Wimbledon, ma anche le partite con Federer, Djokovic e Zverev alle Finals (l’unica vittoria è arrivata ai danni di Thiem), sono insuccessi di prestigio ai quali si aggiungono le semifinali a New York, Melbourne e Shangai. In carriera conta dieci titoli tra cui due al Queens, il secondo giunto nel momento in cui forse stava giocando il miglior tennis della carriera. Era il 2022 e il covid lo fermò proprio alla vigilia del torneo di Wimbledon che avrebbe affrontato rientrando in una ristretta lista di favoriti, vedere Kyrgios in quella finale non ha fatto altro che alimentare i rimpianti. Quello lo stop più doloroso, ma anche quanto accaduto a Flushing Meadows nel 2023 non è da meno, urla di dolore e le lacrime dovute alla consapevolezza di aver chiuso anzitempo la stagione, proprio quella in cui la Davis tornò in Italia. Non è da dimenticare neanche l’amarezza per il ritiro dalle Finals 2021, quando a subentrargli fu proprio Jannik Sinner il quale, al termine del suo match scrisse sulla telecamera “Matteo Sei un idolo“. Ad aprile compirà ventinove anni e non è per niente troppo tardi. Quest’anno si è laureato campione del mondo, non tra i tifosi come nel 2023, ma nelle vesti che indossa meglio, quelle del tennista. Prima era stato lui stesso a trascinare l’Italia nel girone di Bologna in cui sconfisse (oltre al brasiliano Fonseca e al belga Blockx) in tre set proprio quel Van de Zandschulp che ha poi ritrovato anche a Malaga nel giorno più bello. Dopo la sconfitta di Musetti con l’Argentina, Matteo insieme a Jannik ha archiviato la pratica dei quarti di finale eliminando due doppisti di professione come Gonzalez/Molteni. Volandri lo ha poi schierato in singolare aprendo qualche possibile dubbio sulla scelta per un eventuale doppio decisivo. Lui non ha mai tremato e a parte un piccolo incidente di percorso con Kokkinakis ha sollevato il Capitano dalla scelta relativa al doppio, vincendo e lasciando poi all’amico Jannik la formalità (perché di questo si tratta quando in questo periodo in campo scende la Volpe Rossa) di chiudere 2-0 i confronti con Australia e Paesi Bassi. Insieme, Mat e Jan, come da promessa mantenuta.

Sinner/ Berrettini

Davis Cup 2024, ennesimo trionfo

L’ennesimo trionfo, ma non siamo stanchi di contarli, anzi ci divertiamo anche ad infrangere record e fare paragoni con le leggende. Sicuramente qualcuno si sarà chiesto quali nazioni hanno vinto nello stesso anno i due mondiali del tennis, maschile e femminile? Beh ci viene in mente la Russia nel 2021 o la Repubblica Ceca nel 2013, ma anche Stati Uniti ed Australia. Ci siamo poi domandati quale tennista è stato in grado di vincere nello stesso anno Finals, Davis e di mantenere il numero uno a fine anno ed è qui che esploriamo con Jannik un territorio inedito, lui è il primo. I paragoni per la stagione di Sinner si fanno ingombranti poiché lui ha chiuso il 2024 vincendo un set in ogni partita, come Federer, il Re assoluto. L’anno prossimo la Davis si rifarà il look, niente più gironi e il ritorno alle care vecchie partite di qualificazione con la formula casa-trasferta. In prospettiva potrebbe rivelarsi qualcosa di ancor più impegnativo per un giocatore che nel 2024 ha giocato 79 partite (perdendone solamente sei), e proprio per questo non è da sottovalutare il rischio che Sinner possa saltare l’appuntamento di fine stagione (sarebbe una scelta legittima, lo ha detto anche Volandri). Ma lo conosciamo e ricordando le parole di Pelè “Chi pensa che la vittoria non conti non vincerà mai niente” aspettiamo con fiducia la prossima stagione in attesa di nuovi record della Volpe Rossa, anche in Davis dove, se il back to back mancava dal 2012-13 (la Repubblica Ceca di Berdych Stepanek), la tripletta non si vede addirittura dal 1972 quando, agli albori dell’Era open, gli USA vinsero cinque Davis consecutive.

Non che manchino le motivazioni. Quella si Sinner si piazza al nono posto tra le migliori stagioni di sempre di un singolo, 73 vittorie e 6 sconfitte. Il record appartiene a McEnroe che arrivò ad 82 vittorie e sole tre sconfitte, ma parliamo di ere tennistiche diverse. “Gli internazionali d’Italia li vogliamo lasciare là? Non li vinciamo da quasi 50 anni” ha tuonato sorridendo il presidente FITP Binaghi a fine partita e come Berrettini aveva messo nel mirino la Davis da inizio stagione, per gli azzurri quello è il torneo che dovrà rientrare nei loro pensieri da subito. Quando per la prima volta si affacciarono in top ten due italiani in contemporanea, era il 2021, si iniziò a pensare di poter vincere l’Insalatiera per tanti anni consecutivi. Ritardi tecnici ed incidenti di percorso, come quello del 2021 quando Torino ancora non era terra di conquista italiana e Gojo ci riservò un’amaro Ko ai quarti, hanno fatto sì che il ritorno al titolo arrivasse solo nel 2023, ma adesso la generazione d’oro è qui e si sta prendendo i titoli che le spettano tra Slam, Davis e medaglie olimpiche. Si vince anche cambiando, rispetto al 2023 (Berrettini nuovo innesto), ma anche dando una svolta col passato felice: Sinner sostiutì il suo allenatore a 21 anni, Berrettini si è appena congedato da Santopadre e si è affidato all’ex staff di Jannik Umberto Ferrara. Cambiamenti che sono anch’essi da annoverare nel trionfo 2024. Per un Matteo perfetto in tutte le occasioni in cui quest’hanno ha vestito l’azzurro, c’è un Jannik infallibile contro Baez, de Minaur e Griekspoor. L’Olanda era alla prima finale e al palazzetto dedicato a Martin Carpena (politico spagnolo ucciso dall’ETA) si è presentata una squadra non appagata, desiderosa di iscrivere il proprio nome nella storia. Gli è andata male, non sono riusciti a coronare l’anno magico del loro sport, che proprio oggi ha aggiunto alle 15 medaglie d’oro olimpiche anche il mondiale di Max Verstappen. La squadra di Haarhuis oltretutto ha rischiato più volte di non esserci nemmeno a Malaga visto che ha febbraio si era trovata sotto 2-1 con la Svizzera e a settembre ha passato il girone solamente per il quoziente dei set. Van de Zandschulp in questo autunno si è rivelato un incubo per la Spagna estromettendo prima Alcaraz dagli US Open e poi ponendo fine alla stagione di Nadal. Griekspoor invece, soprattutto oggi ha dimostrato di meritare più della quarantesima posizione alla quale è rilegato, ma lo strapotere di Jannik è inarrestabile per tutti e lui non fa eccezione. I Paesi Bassi inflissero ad una generazione di fenomeni italiana (quella del volley) una ferita che sanguina ancora oggi (Atlanta 1996), ma quest’altra generazione di fenomeni ha i caratteri dell’invincibilità. La malagueña, celebre musica sulla quale si balla il Flamengo originaria proprio di Malaga, da ormai due anni suona in italiano.

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