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INTERVENTI STRUTTURALI IN CAMPO ENERGETICO

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 di Achille Colombo Clerici*

Nella corsa contro il tempo per rispettare l’impegno di decarbonizzazione che l’Europa si è assunto è in corso un dibattito tra esperti sull’opportunità di costruire nuove centrali nucleari per soddisfare il fabbisogno energetico.

Alcune settimane fa, su queste colonne, avevo ricordato che, nel mondo, la quota di fonti fossili per la copertura di tale fabbisogno è ancora dell’80%, il contributo delle rinnovabili, pur in aumento, non supera il 10%, al costo in 15 anni di 3.800 miliardi di dollari. L’Italia, per raggiungere la net zero emission prevista dal PNRR, deve accelerare di 4/5 volte la velocità media di abbattimento degli ultimi 29 anni e moltiplicare per dieci l’installazione delle rinnovabili. Con le tecnologie attuali non si arriverà mai alla neutralità delle emissioni nei tempi previsti per evitare conseguenze catastrofiche per il pianeta.

Secondo organismi sovranazionali, come la International Energy Agengy (IEA), per centrare l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050 sarà necessario raddoppiare la produzione di energia da fonte nucleare rispetto a quella del 2020; ma in Europa, afferma il recente rapporto della Commissione sull’energia, sempre nel 2020, le fonti rinnovabili hanno generato più elettricità del nucleare, 38% contro  il 25%; e in Giappone, dopo il disastro di  Fukushima, per fornire energia al Paese si  è passati in dieci anni, in termini di contributo del nucleare dal 20% all’11%, e di quello delle rinnovabili dal 17% al 45%.

In Italia – unico Paese del G8 che non possiede impianti nucleari – ben il 10% del consumo nazionale di elettricità viene importato dalla Francia dove il nucleare domina con il 70% della produzione di energia.

Questi, in estrema sintesi, i punti a favore dell’una e dell’altra tesi: le rinnovabili sono più sicure e realizzabili in minor tempo; il ‘nuovo’ nucleare punta su centrali più piccole e ugualmente sicure, simili a quelle in uso su navi e sottomarini.

In attesa che gli esperti, e soprattutto la politica, decidano sul nucleare sì, nucleare no, si dovrebbero adottare rapidamente alcune, sia pur limitate, soluzioni onde ridurre le emissioni nocive, come ho sostenuto nel recente convegno di Saint Vincent: teleriscaldamento per le grandi città e per le città metropolitane; ristrutturazione radicale delle reti idriche che, soprattutto al Sud, portano a dispersioni con punte di oltre il 40%; potenziamento delle infrastrutture di trasporto su ferro che eliminerebbero decine di migliaia di inquinanti camion e tir favorendo il disinquinamento e il decongestionamento del territorio; efficientamento del sistema di smaltimento dei rifiuti.   

  • * Presidente di Assoedilizia.

( Articolo su QN IL GIORNO del 30 ottobre 2021, pubblicato su richiesta dell’ autore).

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