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IL TEMPIO DI SALOMONE: REALTA’ O MITO?

AMMANTATO DA UN ALONE DI MISTERO, IL SUO RICORDO HA ATTRAVERSATO I SECOLI DIVENENDO IL SIMBOLO DELLA SAPIENZA DI COLUI CHE LO FECE COSTRUIRE. E ANCORA OGGI SI TRAMANDANO I SUOI SEGRETI...

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Non è facile decidere da che parte cominciare quando si parla del Tempio di Salomone. Una costruzione di per sé relativamente semplice eppure impregnata di un tale profondo simbolismo ci lascia sempre spiazzati, al punto di non sapere dove finisce la storia e inizia il mito: è ciò che accade quando ci imbattiamo in personaggi o luoghi la cui grandezza e fine improvvisa suscitano una serie di emozioni difficili da gestire razionalmente. È il primo passo verso la loro mitizzazione. Tenteremo comunque di raccontare al meglio la storia del Tempio, partendo dalle fonti bibliche per proseguire seguendo le informazioni storiche. Cominciamo dunque il nostro viaggio attraverso le meraviglie del Tempio di Salomone.

La costruzione

La nostra storia comincia nel X secolo a.C. quando re Salomone, figlio di Davide, annuncia agli ambasciatori del re di Tiro che intende costruire un tempio dedicato a Yahweh, il dio di Israele. Secondo il Primo Libro dei Re, tale costruzione avrebbe rappresentato il compimento della promessa fatta da Yahweh stesso a Davide, quando gli aveva assicurato che suo figlio gli avrebbe consacrato un santuario. Prima della sua morte, Davide aveva già cominciato ad accumulare una grande quantità di materiali e aveva già scelto il sito sul quale sarebbe sorto il tempio: il monte Moriah, acquistato da un certo Arauna il Gebuseo. Salomone si adoperò per realizzare le idee del padre e preparò altri materiali per la costruzione. Dalle cave di Gerusalemme fece estrarre grandi blocchi di pietra destinati alle fondazioni ed ai muri di contenimento del Tempio. Queste pietre furono preparate in loco con la supervisione degli esperti costruttori di Tiro, all’epoca all’avanguardia nella tecnica edilizia e sicuramente più capaci degli Israeliti che, uscendo da decenni di guerre per la conquista della Terra Promessa e avendo per lo più condotto una vita nomade, dedita alla pastorizia e all’agricoltura, non potevano certamente aver potuto sviluppare capacità ingegneristiche all’altezza delle più consolidate civiltà coeve (tanto per fare un esempio, l’Egitto era già allora nella fase detta del Nuovo Regno, ed erano passate già più di venti dinastie faraoniche). E quindi fu su tali basi che Salomone stipulò un accordo con Hiram di Tiro per la fornitura di qualunque cosa fosse necessaria per il lavoro, in particolare il pregiatissimo legname dalle foreste del Libano che fu portato via mare su grandi chiatte fino a Joppa, antico nome di Jaffa, e da lì a Gerusalemme. Sempre secondo il Libro dei Re, ci vollero non meno di tre anni solo per i preparativi della costruzione, che avvenne sotto la supervisione del leggendario grande architetto Hiram (un po’ l’Imhotep fenicio). La manodopera venne reclutata fra i pochi ebrei esperti e i molti prigionieri di guerra, questi ultimi usati soprattutto per i lavori pesanti. Dopo sette anni di lavori, il Tempio fu pronto per essere consacrato a Yahweh, e per ospitare l’Arca dell’Alleanza che, come sappiamo, custodiva le Tavole della Legge che Dio diede a Mosè sul monte Sinai.

Il Sancta Sanctorum.

L’aspetto del Tempio

Quando fu costruito, insieme al palazzo di Salomone, il Tempio faceva parte di un complesso di edifici, di gran lunga il più splendido che gli Ebrei avessero mai visto. Di sicuro il santuario aveva l’aspetto di un tempio fenicio come fenicio, o almeno in parte, era il suo arredamento, come si evince dalle figure dei cherubini in legno d’ulivo che sorvegliavano l’Arca. Si narra di oro e argento che ricoprivano le pareti interne, ma potrebbe trattarsi di un’esagerazione, perché il racconto biblico parla di 100.000 talenti (5.000 tonnellate) d’oro e 1.000.000 di talenti (30.000 tonnellate) d’argento! L’edificio era lungo 60 cubiti (27 metri), largo 20 cubiti (9 metri), e alto tra i 25 e i 30 cubiti (14 metri). Un edificio di tutto rispetto, comunque. Si trattava di una versione in pietra e di maggiori dimensioni del Tabernacolo, il santuario portatile che, secondo la tradizione biblica, gli Israeliti avrebbero costruito sul Sinai prima di arrivare in Palestina. Come il Tabernacolo, il Tempio di Salomone era diviso in tre sale: si partiva da un atrio (ulam), solitamente indicato dalla Bibbia come “portico”. Seguiva una sala (hekal) detta per lo più il “tempio”, il luogo sacro, benché si intenda con ciò solo una parte dell’intero edificio. Era lungo 40 cubiti. Le sue pareti erano rivestite di cedro, su cui erano scolpite figure di cherubini, palme e fiori aperti, ricoperti di oro. Il pavimento era di legno di abete ricoperto d’oro. I montanti, in legno di ulivo, sostenevano ante a libro d’abete. Attraverso questo “tempio” si raggiungeva infine il Santuario vero e proprio: il Santo dei Santi (debir), un cubo perfetto di 20 cubiti dove era custodita l’Arca, collocata sopra la pietra su cui Abramo era pronto a sacrificare il figlio Isacco. L’interno era rivestito di cedro e ricoperto di oro puro. Leggendo il II Libro delle Cronache, sappiamo che un velo di lino variegato separava il Santo dei Santi dal resto del Tempio. L’accesso al debir era consentito solo a Salomone e al Sommo Sacerdote, che poteva visitare l’Arca esclusivamente nel giorno dello Yom Kippur, pronunciando il Tetragramma Sacro, il nome ineffabile di Dio in ebraico. Il Santo dei Santi era considerato il basamento del Trono di Dio e la parte più importante era lo spazio vuoto dove Egli poggiava i piedi.

Ricostruzione del Tempio di Salomone.

L’ingresso dell’hekal era fiancheggiato da due colonne, Jachin e Boaz. Ciascuna di queste era alta 18 cubiti ed era sormontata da un capitello di gigli intagliati, alto 5 cubiti. Questo dettaglio fu sicuramente copiato da Tiro, i cui templi avevano anch’essi due colonne all’ingresso Al luogo detto “cortile” dai sacerdoti, usato per i rituali sacri, si aggiungeva la “corte”, che delimitava tutto il Tempio, affollata di fedeli. Si dice che oro e argento abbondassero: ad esempio erano d’oro i bracieri e i candelabri che illuminavano l’edificio, che era perennemente avvolto in una nube di incenso. L’altare principale era di fronte al Tempio, presumibilmente di ideazione e fattura fenicia. Inoltre, all’esterno vi era un grande lavacro in bronzo massiccio per le abluzioni sacerdotali (il cosiddetto “mare di bronzo”), oltre a dieci lavacri più piccoli, anch’essi in bronzo, per lavare gli animali sacrificati destinati ad essere bruciati.

Il tempio non era solo; faceva parte di un complesso di edifici tra loro collegati. Tale complesso includeva la residenza di Salomone, il palazzo della figlia del Faraone, la sala del trono, il “portico delle colonne” e la “casa della foresta del Libano”. Sempre secondo il I Libro dei Re, questi erano disposti in modo tale che entrando nel recinto del palazzo si giungeva prima alla “casa della foresta del Libano”, con i suoi splendidi pilastri, quindi al “portico dei pilastri” interno, la sala dello Stato, o sala del trono, la dimora privata e, infine, al palazzo della figlia del faraone. Per lo splendore di questi edifici, Salomone si era indebitato con architetti ed operai fenici.

Un tempio “fenicio”?

Alla luce delle sue caratteristiche, viene spontaneo domandarsi se l’aspetto del santuario salomonico fosse quello di un qualsiasi tempio orientale dell’epoca. Indubbiamente sia a Tiro che a Gerusalemme i templi erano decorati con palme e cherubini, ornamenti superstiti di una precedente concezione: che la dimora di Dio fosse un “giardino dell’Eden”. Sappiamo che i templi fenici erano circondati da corti, e quelli babilonesi (le “ziggurat”) imitavano le montagne sulla cui sommità era posto il santuario, mentre i templi egizi avevano tre stanze l’ultima delle quali ospitava la divinità. Il Tempio di Salomone non era una copia di nessuno di questi, ma le sue caratteristiche derivavano da tutti loro: era sulla sommità di una collina, esprimendo così l’idea babilonese della dimora divina; era circondato da corti, come i templi fenici, mentre la sua forma generale ricorda quella dei santuari egizi. I due pilastri Jachin e Boaz avevano il loro parallelo non solo a Tiro ma anche a Byblos, Paphos e Telloh. La “casa della foresta del Libano” e il “portico dei pilastri” ricordano fortemente la sala ipostila esterna e interna di un tempio egizio. Da tutto ciò possiamo affermare che il Tempio di Salomone era un ottimo esempio di tempio orientale ma, sebbene avesse caratteristiche in comune con i templi di tutte le razze affini agli Ebrei, combinava queste caratteristiche in un modo nuovo ed indipendente il che rappresentò una straordinaria innovazione in Israele.

Una cappella privata?

Considerando che il santuario faceva parte di un più vasto complesso, come abbiamo visto, esso atteneva ad una magnificenza regale estranea alla vita nazionale, introdotta com’era dall’esterno e plasmata su modelli stranieri. Va detto anche che la sua costruzione non suscitò l’immediato favore dei sudditi, visto che il sito su cui fu eretto non aveva associazioni sacre. Il Tempio di Salomone era in realtà la Cappella del Re, una parte di quel complesso regale di edifici che aveva fatto costruire non tanto per l’uso dei suoi sudditi quanto per la sua esaltazione personale. Furono eventi successivi, come l’invasione di Sennacherib, la concezione del profeta Isaia che Gerusalemme fosse inviolabile, la riforma deuteronomica (che rese illegali tutti i santuari tranne quello di Gerusalemme) e, soprattutto, i tragici eventi dell’Esilio, che resero questo Tempio supremamente sacro nel pensiero degli Ebrei dei tempi successivi.

La distruzione

Il Tempio di Salomone (come quello successivo di Erode il Grande), è stato uno dei principali motivi che ha agito come pessimo fattore sul clima politico di Gerusalemme. Essendo il fulcro della vita spirituale degli Ebrei e di Israele, i suoi numerosi nemici, nel corso dei decenni successivi, pensarono di minarne la fede e l’unità distruggendone il luogo sacro per eccellenza, il Tempio, appunto. La distruzione dei templi era una pratica comune nelle guerre antiche, perché si pensava che conquistare il luogo ove dimorava la divinità protettrice del nemico comportasse l’automatico asservimento dello stesso. Il Santuario israelita non fu esente da tale pratica. Si cominciò con il faraone Soshenq che, con 1.200 carri e 60.000 cavalieri saccheggiò Gerusalemme ed altre città e fortezze come Rehov, Megiddo e Hazor. Il faraone, in seguito, citò queste sue conquiste sulle iscrizioni di un monumento nel tempio di Amon a Karnak (l’attuale Luxor) probabilmente intorno al 925 a.C. quindi più o meno cinque anni dopo la morte di Salomone. Ma il colpo decisivo lo dette il re babilonese Nabucodonosor che nel 586 a.C. conquistò Gerusalemme e depredò il Tempio, distruggendolo e asportandone tutti i tesori che furono portati a Babilonia insieme alla popolazione.

Interno del Tempio di Salomone.

Esistono prove archeologiche?

Così finì il favoloso Tempio, vanto di Salomone e di Israele. Ma in concreto, cosa sappiamo veramente su di esso? In effetti a Gerusalemme, capitale del piccolo regno di Giuda, fu costruito un tempio dedicato a Yaweh, ma non si sa con esattezza quando. Non esistono prove archeologiche che confermino l’attribuzione a Salomone. Far risalire l’opera al leggendario sovrano sembra piuttosto un modo per conferire un prestigio imperituro alle origini del monumento, in linea con la volontà del racconto biblico di esaltare l’epoca di Davide e Salomone, il passato glorioso del popolo di Israele. Maggiori certezze sull’esistenza del Tempio si possono trovare alcuni secoli più tardi. Sappiamo infatti che, nel corso del regno di Giosia (re di Giuda dal 640 al 609 a.C.), l’antico santuario fu ristrutturato. Si racconta che durante i lavori il sommo sacerdote Hilkiah vi trovò il Libro della Legge, forse la Torah. E’ difficile stabilire se un evento di questo genere possa essersi verificato o meno, ma è certo che Giosia rese il Tempio il luogo centrale e unico del culto di Yahweh. Da quel momento in poi vi sarebbero state conservate le copie autorizzate del Libro della Legge, deposte sotto la custodia dei Sommi Sacerdoti. Purtroppo, la presenza della Cupola della Roccia, costruita durante il regno degli Omayyadi, (eretta sul Monte del Tempio dove è presente la “roccia” che si riferisce alla scena in cui Maometto è asceso al cielo in un miracoloso viaggio notturno) rende il sito sacro e inviolabile e di conseguenza ricercatori e storici non sono stati in grado di analizzare completamente i possibili resti o elementi di prova sul Monte del Tempio che potrebbero fornire indizi sull’esistenza del Tempio di Salomone. Va ricordato che il Muro Occidentale oggi visibile a Gerusalemme (noto impropriamente come Muro del Pianto) attiene al Secondo Tempio fatto erigere da Erode il Grande e faceva parte della cinta muraria del santuario distrutto dai Romani e nulla ha a che fare con il santuario salomonico.

Il sito

Ai dubbi sulla reale esistenza del Tempio di Salomone si aggiungono le incertezze sulla sua reale posizione. Non vi sono dubbi che l’edificio fosse situato sulla più orientale delle due colline che formano il sito dell’attuale area di Haram a Gerusalemme, al centro della quale si trova la cosiddetta Moschea di Omar. Alcuni studiosi ritenevano che il Tempio fosse stato costruito nell’angolo sud-ovest dell’attuale area di Haram, ma l’ipotesi non è stata considerata valida perché quel sito fa parte di un’estensione artificiale del livello dell’area del Tempio sopra la valle del Tyropoeon, e probabilmente non fu realizzato prima del tempo di Erode il Grande. Il sito più probabile del Tempio è appena ad ovest della “Cupola della Roccia” al centro della Moschea di Omar. L’altare di bronzo era probabilmente su questa roccia. La moschea fu costruita su una roccia le cui tradizioni erano sacre; probabilmente il sito era lo stesso del tempio che Adriano fece erigere a Giove dopo che Gerusalemme prese il nome di Aelia Capitolina. Questo tempio era a sua volta sul sito del Tempio di Erode, che naturalmente sarebbe stato su quello di Salomone.

La fortuna del Tempio di Salomone nei secoli…

Mentre le ipotesi sulla sua collocazione vengono elaborate, non possiamo dimenticare che il Tempio di Salomone godette nei secoli di una immensa fama. Dopo la sua distruzione, questo luogo di culto divenne un’allegoria della sapienza e del sacro. È molto probabile che la descrizione delle ricchezze in esso contenute fosse esagerata: ciò potrebbe essere dovuto al fatto che con il passare del tempo le fortune di Israele declinarono e l’età di Salomone sembrò ancora più gloriosa rispetto ai successivi periodi ovviamente decadenti; e questo accrebbe la tendenza ad esagerare lo splendore del Tempio. Una delle esagerazioni dei tempi successivi produsse probabilmente tutte quelle affermazioni che dichiarano che le parti interne dell’edificio e tutti i suoi strumenti erano ricoperti d’oro. Nel giudaismo il Tempio ha continuato a rivestire un significato particolare. Non per niente è sempre stato considerato il luogo dove abita la divinità, la casa di Yahweh, e il desiderio di ricostruirlo ha attraversato le preghiere degli Ebrei fin dal momento della sua distruzione: per le comunità ebraiche più ortodosse la ricostruzione del Terzo Tempio avverrà con il futuro avvento del Messia, che annuncerà la fine dei tempi e vedrà la resurrezione dei morti. Non dimentichiamo anche che il significato del Tempio trascende l’ebraismo e ha un posto importante anche nelle altre due religioni che hanno al loro centro un libro sacro: l’Islam e il Cristianesimo. Nel caso dell’Islam, il Corano fa riferimento al già citato miracoloso viaggio notturno che Maometto fece dal “tempio Santo” (La Mecca) al “Tempio Ultimo”, identificato dalla tradizione musulmana con il sito del Tempio di Salomone a Gerusalemme, sul monte Moriah. Nel Corano, inoltre, Salomone è un profeta e viene presentato come costruttore del Tempio e uomo di grande sapienza.

Il Tempio occupa ovviamente un posto di rilievo anche nel Cristianesimo. Quando i Crociati riuscirono a strappare ai musulmani il controllo di Gerusalemme e di buona parte della Palestina, nella zona in cui si presumeva ci fossero i resti del Tempio di Salomone, il re crociato Baldovino II, succeduto a Goffredo di Buglione, concesse ai Poveri Cavalieri di Cristo come quartier generale, un’ala del monastero fortificato di Nostra Signora di Sion. Nacquero così i leggendari Cavalieri del Tempio di Salomone, i Templari, sui quali si svilupparono miti favolosi che li vedevano custodi dei segreti e delle meraviglie ritrovate tra le rovine del santuario. Un’idea simile, ossia quella di un tempio della saggezza per il buon governo e contemporaneamente di una casa della divinità si riflette anche nella concezione del monastero di El Escorial voluto da Filippo II di Spagna: ecco perché sulla facciata della chiesa occupano un posto di rilievo i sovrani di Israele, tra cui Salomone. E per finire, non possiamo non ricordare che le dimensioni della Cappella Sistina sono le stesse del Tempio di Salomone, secondo la descrizione biblica.

…e nell’esoterismo

L’alone di segretezza dei Templari e la saggezza di Salomone hanno trovato eco anche nel sistema di morale massonico che, nella configurazione degli spazi sacri, prevede alcuni simbolismi la cui origine è attribuita al Tempio di Salomone e, attraverso di esso, fatta risalire ai santuari egizi. Tipiche, solo per fare un esempio, sono le due colonne Jachin e Boaz che si trovano all’interno di ogni tempio massonico. La tradizione dei Liberi Muratori usa la costruzione del Tempio come metafora per l’elevazione morale. E l’architetto del Tempio, Hiram, divenne una sorta di “patrono” dei Massoni, un maestro la cui sapienza rivaleggiava con quella di Salomone, e la cui vicenda leggendaria e puramente simbolica è ancora oggi al centro di alcuni riti esoterici attinenti ai gradi muratori.

Vogliamo concludere con un’ultima suggestione che mostra la versatilità dell’archetipo del Tempio che, con il suo fascino, può portare in direzioni inaspettate. Nel 1989, in Florida, Marvin Rosenthal acquista un terreno, diventa pastore battista e fonda l’organizzazione Sion’s Hope, dedita al proselitismo. Sul terreno viene costruito un parco a tema cristiano dal nome: The Holy Land Experience. Il parco contiene una ricostruzione della Gerusalemme dei tempi di Gesù con al centro…il Tempio di Salomone. E pazienza se duemila anni fa l’opera del figlio di Davide non esisteva già più da oltre cinquecento anni…

Qui sotto si può visualizzare la ricostruzione in 3D del Tempio di Salomone.

link https://youtu.be/slCKXU6h620

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