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Il patto sui migranti nel segno del Piano Mattei, presenti i leader di 21 paesi.

Meloni con i leader Med e Golfo: 'Sviluppo contro i trafficanti'. Ci saranno anche Ursula von der Leyen e Charles Michel.

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Leader dei Paesi di partenza e di quelli d’arrivo, ma anche rappresentanti delle monarchie del Golfo oltre all’Unione Africana, i vertici europei e le istituzioni finanziarie internazionali.

Domenica saranno tutti a Roma alla ‘Conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni’, l’evento organizzato dal governo italiano nel palazzo della Farnesina che si pone l’obiettivo di “avviare un percorso internazionale per attuare misure concrete per la crescita e lo sviluppo del Mediterraneo allargato e l’Africa”.

In poche parole, “è il primo passo verso l’elaborazione di quel Piano Mattei che l’Italia illustrerà a novembre in occasione della Conferenza Italia-Africa”, spiegano fonti diplomatiche. Un disegno rilanciato a più riprese dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal ministro degli Esteri e vice premier Antonio Tajani.

Aiutare i Paesi africani affinché possano crescere in modo autonomo grazie alla condivisione delle competenze (e dei soldi) dell’Europa, con l’obiettivo di rallentare gli arrivi di migranti sulle coste italiane che da inizio 2023 sono già 83.400 a fronte dei 34.000 dello stesso periodo del 2022.

Per fare passi avanti, però, serve “un’azione coesa, determinata e capace di guardare lontano”, spiegano dal governo, perché solo così “si potrà sconfiggere l’attività criminale dei trafficanti di esseri umani, sostenendo e promuovendo la migrazione legale in un contesto regolamentato”. Insomma, servono alleati, che Roma ha cercato di trovare sia in Europa che altrove grazie a una forte operazione di diplomazia che si direbbe riuscita stando alle presenze confermate.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel saranno alla Farnesina per rappresentare l’Europa, ma il formato comprende anche i leader di quasi tutti gli Stati della sponda Sud del Mediterraneo allargato, del Medio Oriente e del Golfo, partner del Sahel e del Corno d’Africa, nonché gli Stati dell’Unione europea di primo approdo, quindi i più interessati dal fenomeno migratorio: Grecia, Cipro, Malta e Spagna, oltre ovviamente all’Italia.

In totale appariranno le bandierine di 21 Paesi, tra i quali Algeria, Egitto, Libia, Bahrein, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. Ci sarà anche il presidente tunisino Kais Saied, con il quale l’Ue ha firmato un memorandum patrocinato dall’Italia nonostante le critiche per il modo in cui Tunisi sta gestendo la forte ondata migratoria che dalle sue coste muove verso l’Europa. Non ci sarà, invece, il presidente egiziano al Sisi, che ha recentemente concesso la grazia a Patrick Zaki: al suo posto il primo ministro Mostafa Madbouly. Tra i presenti, anche i vertici delle istituzioni finanziarie globali come il Fondo monetario internazionale e i fondi di sviluppo arabi, oltre alla Banca Mondiale, ai delegati della Fao, del World Food Program e dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni.

La conferenza d’altra parte si tiene alla vigilia dello ‘UN Food Systems Summit +2 Stocktaking Moment’, il vertice sulla sicurezza alimentare mondiale che si apre lunedì sempre a Roma alla presenza del segretario generale dell’Onu Guterres e ancora della premier Meloni.
“L’Italia ha acceso i riflettori sulla questione migratoria ormai da mesi, facendone una questione non solo nazionale, ma europea e internazionale”, ha dichiarato Tajani ribadendo però che “la strategia italiana, il Piano Mattei, non può essere sufficiente” da solo perché “serve un’azione globale dell’Europa e degli altri Paesi”. Da qui la necessità dell’evento di domani, conclude Tajani, “per affrontare insieme la questione migratoria, che non può essere solo una questione di polizia ma una questione che implica una strategia a breve, medio e lungo termine”, con l’orizzonte di “cercare alla radice di risolvere il problema” che “si chiama cambiamento climatico, povertà, terrorismo, guerre civili” e oggi anche crisi del grano, che rischia di portare a un ulteriore “peggioramento”.

ANSA.IT

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