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Il crollo totale della Grecia

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  12/02/2013 IQ di Stefania Paradiso  

I media, distratti dalle elezioni, dalle dimissioni di Benedetto XVI, dal festival, non parlano della Grecia, prossima al crollo definitivo. La situazione degenera sotto tutti i punti di vista sotto il peso dei debiti contratti con la BCE. Si assaltano ormai i supermercati. E’ gente affamata, arrabbiata che non rapina con le armi ma solo con la forza della disperazione.

I commessi alzano le braccia e dicono “prendete pure quello che volete, noi facciamo finta di nulla”. Sono circa 200 imprenditori agricoli, produttori di agrumi, che si sono rifiutati di distruggere tonnellate di arance e limoni per calmierare i prezzi, come richiesto dall’Unione Europea. La frutta l’hanno regalata alla gente raccontando come stanno le cose. Gli imprenditori da proprietari sono diventati impiegati della multinazionale bavarese Muller che  ha sottratto loro le aziende indebitate acquistandole per pochi euro sorretta dal credito agevolato bancario. Non ci sono più cortei e proteste ma rapine. I rapinatori portati poi nelle celle vengono massacrati di botte. Le botte le ha denunciate la sezione europea di Amnesty International, grazie alla confessione del poliziotto addetto al ritocco delle foto con Photoshop dei quattro arrestati, due dei quali ricoverati in ospedale con gravi lesioni. Gli ispettori hanno originato una inchiesta e con la documentazione raccolta hanno denunciato la polizia locale, il ministero degli interni greco e l’intero governo alla commissione diritti e giustizia dell’Unione Europea a Bruxelles. I numeri dell’economia reale sono disastrosi: il Pil greco è crollato del 7,2%, mostrando un’accelerazione negativa dal -6,3% del secondo trimestre. La disoccupazione ha raggiunto ormai il 26% della popolazione lavorativa, mentre un terzo dei greci vive sotto la soglia di povertà relativa. Neppure il turismo riesce più a salvare le città. Degrado, abbandono, miseria sono le cose si osservano per le stradine elleniche. Ma intanto in Italia tutto tace. Sarà perché c’è il terrore che da noi si faccia la stessa fine?

 

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