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FEDERICO LANDI, UN PRINCIPE UNO STATO – IEA INFORMA

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Manfredi Landi di Chiavenna con il presidente di IEA Achille Colombo Clerici

Manfredi Landi di Chiavenna – FEDERICO LANDI, UN PRINCIPE UNO STATO – Archivio di Stato Milano – Libro di Riccardo De Rosa – IEA informa

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Illustrato all’Archivio di Stato di Milano uno straordinario personaggio specchio dell’Italia del Seicento

FEDERICO LANDI, UN PRINCIPE UNO STATO
Un personaggio affascinante, Federico Landi. Ha 400 anni ma sembra un contemporaneo, anche grazie all’abilità con la quale lo storico Riccardo De Rosa, autore della biografia “Un Principe uno Stato” l’ha presentato all’Archivio di Stato di Milano. Con lui il presidente di Archeion-Amici dell’Archivio di Stato di Milano Andrea Terreni e Giuseppe Conti, direttore del Centro Studi della Valle del Ceno. Tra le personalità presenti Manfredi Landi di Chiavenna, discendente di Federico, Ermanno e Paola Winsemann Falghera Bassi, Luisa Ponzani Soresina, Lorenzo Leonardi di Casalino,Antonio Fusi Rossetti, Roberto Luigi Meloni, Marco Soresina, Italo Cammarata (Presidente emerito di Archeion), Guido Zavattoni.

Federico Landi, dicevamo. Figlio della sua epoca, seppe destreggiarsi con grande abilità tra i colossi europei – Spagna e Francia – e i principi italiani rivali (se fossero stati uniti l’Italia non sarebbe diventata terreno di conquista) fino a creare uno Stato, lo Stato Landi, appunto (1590-1650). Viene definito personaggio complesso e dalle mille sfaccettature, colto (la sua imponente biblioteca lo seguiva durante gli spostamenti nelle diverse residenze) intrigante ed ancora capace a distanza di quattro secoli di attirare su di sè empatia ed interesse. Coinvolto in molte vicende legate non solo alla storia italiana, ma anche europea, fu Commissario per i Feudi Imperiali, tutore del futuro Principe di Monaco, Onorato II, e delle sue due sorelle, riuscendo sempre, seppur nel mezzo di una situazione politica sempre più agitata e convulsa, a mantenere equidistanza, serietà e consapevolezza del proprio ruolo, lasciando dietro di sè un rimpianto ed un ricordo che nelle Valli di Taro e Ceno perdura intatto ancora oggi.

De Rosa, appassionato studioso della storia di questa famiglia, ha raccolto in vari anni di ricerche documentazione in larga parte inedita in archivi italiani, spagnoli e francesi. Lo  Stato Landi prese il nome dall’omonima famiglia che lo amministrò e comprendeva il marchesato di Bardi, il principato di Borgotaro, la contea di Compiano e la baronia di Pieve di Bedonia.

I topografi secenteschi individuavano nelle mappe con questo nome quella parte Nord-Ovest dell’Appennino che includeva le vallate del Ceno e del Taro.

La famiglia piacentina Landi resse questi territori dal 1257 al 1682: nel 1551 l’imperatore Carlo V li annoverò tra i feudi imperiali mediati e gli statuti del 1599 li definirono formalmente “Stato dei feudi imperiali Landi”.

Andrea III Doria Landi, erede della principessa Maria Polissena, ultima della stirpe, cedette, nel 1682, i principati all’antico rivale duca di Parma Ranuccio II Farnese in cambio di 124.714 ducatoni.

L’insieme dei feudi appartenenti alla medesima dinastia furono altresì ricordati nel suddetto modo anche nei casi dello Stato Pallavicino (Busseto e Cortemaggiore), Stato Rossi, Stato Borromeo e Stato Fieschi. Sottolineata inoltre la “milanesità” del principe che ebbe a Milano ben tre residenze e stabilì proficui rapporti con le maggiori famiglie: D’Adda, Trivulzio, Borromeo per citare.

Manfredi Landi di Chiavenna con il presidente di IEA Achille Colombo Clerici
Manfredi Landi di Chiavenna con il presidente di IEA Achille Colombo Clerici

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