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DDL DI RIFORMA DEL SISTEMA DELLE FONDAZIONI ITS.

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A che punto siamo nella discussione al Senato sul provvedimento (ddl 2333) che riforma il sistema di formazione tecnica superiore, come previsto dal Piano Nazionale di Rilancio e Resilienza (PNRR)?

Lo stesso Ministro dell’Istruzione prof. Patrizio Bianchi, intervenendo nell’ambito della seconda edizione di “4weeks 4 inclusion” , la grande maratona ideata da TIM e dedicata ai temi della diversità e dell’inclusione ( sul quale torneremo in altra occasione e rubrica) ha dichiarato sulla riforma degli Istituti tecnici: “Il testo è già passato alla Camera e oggi è in discussione al Senato, insistiamo perché avvenga il prima possibile. Abbiamo le risorse europee e dobbiamo portarla avanti. Gli Istituti tecnici sono i due anni post diploma paralleli all’Università che devono dare la capacità di mettere insieme tutta l’intelligenza della scuola e quella delle imprese. Servono alle persone per avere competenze per trovare il lavoro ma anche per generare e anticipare i nuovi bisogni emergenti”.

In effetti la Commissione Istruzione (VII) del Senato, dopo il rallentamento dei lavori parlamentari dovuti alla tornata delle elezioni amministrative, ha ripreso il suo lavoro e sta ricevendo contributi scritti e svolgendo audizioni informali con i numerosi soggetti interessati alla riforma di questo settore, che finora era stato disciplinato per la maggior parte delle sue materie con un DPCM del 2008!

Tra i vari soggetti intervenuti proviamo a sintetizzare schematizzando alcuni punti segnalati dalla Confindustria in un documento consegnato alla Commissione a margine dell’audizione informale in video conferenza del 2 novembre scorso.

Il primo punto, di grande interesse, riguarda il Finanziamento stabile delle Fondazioni ITS distinguendo bene tra le due fonti di finanziamento attuali: le risorse statali e le risorse regionali. Secondo Confindustria “le prime vanno dedicate alla parte hard degli ITS (la struttura), le seconde alla parte soft (i corsi) per la copertura delle funzioni essenziali dell’operatività ITS (organico minimo degli ITS, sedi principali, laboratori). Su queste risorse va previsto un finanziamento diretto alle Fondazioni ITS senza il “filtro” regionale (sul modello delle scuole fino ai sei anni)”.

Per quanto riguarda il finanziamento regionale, ” va eliminata la dipendenza degli ITS dai bandi pubblici regionali annuali”. Viene proposto quindi di superare l’attuale bando annuale che ciascuna Regione adotta con tempistiche diverse (ed in alcuni casi soprattutto al Sud con ritardi ed incertezze che incidono sulla programmazione dei corsi e sull’efficacia di possibili campagne di orientamento verso le iscrizioni) ed emanare bandi pubblici regionali almeno triennali per la Programmazione e strettamente legate ai corsi (ad esempio per il finanziamento dei costi per i docenti, aule, tutor).

Il secondo punto del documento di Confindustria tocca in particolare una preoccupazione molto diffusa tra gli operatori del settore ed evidenzia la necessità di “Evitare la proliferazione di Fondazioni ITS, un possibile modello transitorio: la prospettiva delle risorse PNRR sugli ITS (1,5 miliardi) hanno attivato una preoccupante corsa alla istituzione di nuove Fondazioni ITS nella maggior parte delle Regioni italiane. Il rischio concreto è la nascita di tante scatole vuote che dreneranno risorse a discapito dell’investimento sugli ITS più consolidati che, invece, possono fare da traino e – anche – da garanti per la nascita di nuovi corsi all’interno della medesima Regione”. Si suggerisce inoltre la “possibilità di sviluppare Reti ITS inter-regionali e percorsi ITS infra-regionali con co-titolarità delle Fondazioni si potrebbe disciplinare nell’Articolo 3 “Identità degli ITS Academy”.

La posizione di Confindustria si esprime nel terzo e quarto punto sui temi rispettivamente della Governance di Sistema tra istituzione e imprese e della Governance dei singoli ITS: presidenza e organico minimo.

Nel terzo punto viene proposto “attraverso la riforma di istituire una direzione tecnica ministeriale dell’Istruzione terziaria professionalizzante, nonché un’unità di coordinamento fra i diversi attori di riferimento del sistema terziario (Ministeri, Regioni, rappresentanti delle imprese e del sistema ITS). Tale modifica da inserire al testo in discussione al Senato “dovrebbe essere collocata nell’ambito dei nuovi organismi per il coordinamento nazionale”.

In effetti, attualmente, può sembrare un paradosso ma dalla riforma/ sdoppiamento del precedente ministero Istruzione ed Università in due ministeri separati non è più stata attivata una specifica Direzione ministeriale per questo comparto.

Nel quarto punto viene proposto di “mantenere, come nel testo approvato alla Camera, la previsione che la presidenza degli ITS sia espressione delle imprese che fanno parte della Fondazione ITS” .. e di “Valutare la possibilità di inserire un organico minimo obbligatorio per il funzionamento dell’ITS che potrebbe essere così impostato: direttore generale, con compiti di coordinamento funzionale e organizzativo delle attività della fondazione e di esercizio delle funzioni eventualmente delegate dal consiglio di amministrazione; responsabile amministrativo; coordinatore didattico-tecnico-scientifico; responsabile orientamento e placement. Il personale potrebbe essere assunto ai sensi del CCNL dell’Istruzione”.

Il quinto punto del documento di Confindustria sottolinea un’esigenza condivisa quella di rafforzare i “Riferimenti al PNRR: inserire nella riforma almeno le premesse per definire un piano analitico – articolato in milestones – per l’allocazione specifica di risorse con un programma quinquennale che preveda investimenti in laboratori e tecnologie, incremento del numero di percorsi e non di Fondazioni e azioni di comunicazione mirate”. Prosegue il documento “:Un inserimento più specifico sul PNRR e le sue finalità connesse agli ITS si potrebbe inserire all’Articolo 1 “Finalità e struttura del Sistema di istruzione e formazione tecnica superiore”, e più in particolare l’incremento del numero di studenti ITS, il potenziamento dei laboratori con tecnologie 4.0, la formazione dei docenti. Si potrebbe inoltre allargare queste finalità ad altri possibili obiettivi degli investimenti sul PNRR, tra questi: investimenti in sedi e strutture, orientamento, mobilità studenti, piattaforme di rete”.

In merito all’ Orientamento (punto 6), in estrema sintesi la Confindustria propone di “collegare la riforma ITS alla riforma dell’orientamento prevedendo specifici percorsi per gli insegnanti-orientatori (su questo punto un modello di riferimento è il progetto “Con la Scuola” di Luiss e ANP, www.conlascuola.com/)”.

Per quanto riguarda il rapporto con l’Università (punto 7) il documento di Confindustria parla in modo suggestivo di “Ponti con l’università per il drop-out e promozione dell’apprendistato: più che sul riconoscimento dei CFU (Crediti Formativi) per integrare ITS e lauree triennali è necessario costruire ponti tra università e ITS per recuperare il drop-out e incentivare le università ad una partecipazione attiva alla Fondazione ITS di cui è parte: la proposta potrebbe essere prevedere, ai fini della distribuzione della quota premiale del Fondo per il Finanziamento Ordinario dell’Università, che il passaggio all’ITS degli studenti iscritti al primo o al secondo anno dei corsi universitari non si configuri come abbandono del corso di studi”.

Su questi temi può essere utile riportare anche la posizione dell’ Associazione Nazionale Presidi (ANP), che in recenti incontri e posizioni pubbliche, ha sottolineato la necessità di investire sul sistema ITS e di ampliarne la rilevanza, puntando su orientamento e qualità dell’offerta formativa. Per l’ANP, attraverso un monitoraggio attento all’efficace investimento delle risorse, devono essere valorizzate e supportate le esperienze più efficaci in termini di risultati conseguiti per evitare che i fondi si disperdano. «Si tratta non di incrementare il numero di ITS, ma di potenziare la qualità dell’offerta professionalizzante in relazione ai bisogni lavorativi e produttivi dei territori».

L’erogazione dei fondi, quindi, deve tener conto della percentuale di giovani che trovano un’occupazione coerente con il diploma entro una precisa tempistica dal conseguimento del titolo. Inoltre la riforma degli ITS e della filiera degli istituti tecnici e di quelli professionali deve avere a riferimento, da una parte, il mondo del lavoro ed il tessuto produttivo dei territori, «prevedendo meccanismi efficaci di osmosi con questo», dall’altra, il mondo della scuola. «Non si può, infine, prescindere dall’effettiva valorizzazione dello sviluppo delle competenze necessarie».

Le significative risorse disponibili con il PNRR, secondo l’associazione dei Presidi, dovranno contribuire ad ampliare tutte le attività di natura laboratoriale, esperienziale e orientativa, tra le quali ci sono i PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) cioè l’alternanza scuola-lavoro, «per la cui realizzazione oggi le scuole possono paradossalmente contare su risorse minori rispetto al passato». «A tal proposito abbiamo chiesto un’inversione di tendenza», conclude l’ANP, che tra l’altro prossimamente il 17 novembre dedicherà il suo convegno annuale proprio al tema dell’utilizzazione del PNRR (Apprendimento/ Giovani/Transizione/ Futuro).

Le ultime due questioni evidenziate: l’Orientamento ed il rapporto con il mondo delle Università riguardano temi sui quali abbiamo già raccolto alcune prime opinioni e proposte nel dibattito sulla riforma del sistema ITS da parte dei diversi soggetti coinvolti, che naturalmente continueremo ad invitare ad intervenire su questa Rubrica, a partire dalle altre forze sociali e sindacali.

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