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David Bowie: Ziggy Stardust e i ragni da Marte alla ricerca del disperso Major Tom.

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David Bowie

Sono passati otto anni, dal 10 gennaio 2016, quando il Duca Bianco avvisava: “Guardate in alto qui sono in Paradiso”, parole profetiche dell’ultimo album di David Bowie, pubblicate l’8 gennaio, due giorni prima della sua morte. Per ricordare il Ziggy Stardust ci possono essere tanti spunti, la sua storia è costellata di tante, troppe varianti e considerando che lo spazio è tiranno ci concentreremo su una sua canzone, un capolavoro assoluto che scaturisce da una domanda alla quale ancora non è stata data una risposta: Is there life on Mars? Ma ancor prima, bisogna chiedersi come sia nato il fenomeno David Bowie, andare a scoprire le origini della rockstar che per arrivare alla sua unicità artistica ha dovuto cambiare non solo la sua immagine, ma il suo stesso nome.

David Bowie

Da Davy Jones all’eterocromia di David Bowie

Nel corpo umano, un’asimmetria della quantità di melanina all’interno degli occhi causa l’affascinante e rarissimo fenomeno dell’eterocromia iridis. Avere gli occhi di colori diversi è una caratteristica unica che colpisce l’1% se non meno della popolazione:Henry Cavill, Mila Kunis e Alessandro Magno ne sono alcuni esempi. Di questo ristrettissimo club faceva parte anche David Robert Jones, ma nel suo caso il cambiamento di colore è stato traumatico e lontano dalla perfetta imperfezione descritta. La storia dei suoi occhi ha inizio ben prima del suo esodio discografico: David era solo un giovane ragazzo con la passione per la musica e l’interesse per la nuova musica americana, quella di Fats Domino, Little Richard e soprattuto Elvis Presley. I primi rocker tuttavia erano visti come dei ribelli, dei ragazzi disobbedienti che sembravano usciti da Gioventù bruciata di James Dean, e solo con l’affermarsi di Buddy Holly i primordi del rock sono stati accettati. David restava ispirato dalle prime rockstar, quelle che facevano scandalo per i movimenti (Hound Dog di Elvis) e per gli argomenti trattati (Little Susie degli Everly Brothers). Non stupisce che il giovane Jones rimanga coinvolto in una rissa nel 62, una colluttazione nella quale venne duramente colpito all’occhio sinistro da George Underwood (che poi divenne un suo collaboratore). L’unghia del (non in quel momento) amico gli graffiò la superficie dell’occhio, causando una paralisi dei muscoli che contraggono l’iride e quindi impedendo alla pupilla di adattarsi alla luce: da quel momento è rimasta per sempre dilatata andando ad evidenziare un importante stacco cromatico tra il chiaro dell’occhio destro e lo scuro del sinistro.

David Bowie

Quel giorno potrebbe essere un primo segno del cambiamento, un impulso alla trasformazione da David Robert Jones a David Bowie. Dopo i primi flop la svolta della sua carriera arriva il 21 luglio 1969 una data storica, ma che non è ricordata direttamente il Duca Bianco. Alle ore 20:17 UTC Neil Armstrong compie quel piccolo passo sulla superficie lunare e David, come il mondo intero, rimane sbalordito da questa conquista scientifica. Neanche due mesi dopo balza in cima alle classifiche il lavoro che lo consacrerà nel mondo della musica, da una collaborazione con Rick Wakeman -futuro membro degli Yes- nasce Space Oddity. Una ballad che racconta la storia del Maggiore Tom in missione nello spazio aperto raccontata attraverso una conversazione tra l’astronauta e il “Ground Control”. Mentre l’uomo fluttua nello spazio nel “più peculiare dei modi” il centro di controllo lo richiama, gli comunica che con il successo della missione la sua fama è già diventata planetaria (The papers want to know whose shirt you wear), e anche i toni della canzone fanno pensare ad una condizione di festa, un trionfo interspaziale. Major Tom rimane lui stesso sbalordito, si rende conto che “le stelle sembrano veramente diverse quest’oggi e trovandosi lontano dal mondo il Pianeta Terra è blu e lui non può farci nulla. In una totale estasi e nella più completa pace dei sensi il Maggiore Tom rivolge un pensiero alla moglie, “Tell my wife i love her very much, she knows”, ma come in un film di fantascienza, d’improvviso irrompe la voce del centro di controllo per comunicare delle brutte notizie. “Ground Control to Major Tom, there’s something wrong” una versione musicale della nota frase “Houston abbiamo un problema”. La torre di controllo lo chiama ripetutamente, “puoi sentirmi Major Tom?”, ma la riposta, con la quale si conclude la canzone, è la stessa che l’astronauta aveva dato pochi attimi prima: “Il pianeta terra è blu e io non posso farci nulla”.

David Bowie, Ziggy Stardust

David Bowie diventa Ziggy Stardust, ma non Sinatra

Lasciano il Major Tom sospeso nello spazio aperto, lasciando i fan della canzone con una grande domanda sulle sorti del personaggio, David Bowie entra negli anni Settanta. Inizia per lui una nuova trasformazione, la rockstar compare trasfigurata, adesso è un alieno brillante, glitterato e con i capelli arancioni: nasce Ziggy Stardust che prenderà in mano il regno del glam Rock. The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars, è l’album del successo che si potrebbe definire interplanetario. Bowie esplora lo spazio nelle vesti dell’alieno che suona la chitarra con la mano sinistra insieme ai ragni provenienti da Marte: l’uomo delle stelle ha smesso di attendere nel cielo, Ziggy è diventato una Star universale. L’ascesa di Ziggy è anticipata nel 71 da quelli che sono i veri “cambiamenti” rappresentati dall’album Hunky Dory, ma ancor prima di conoscere i Ragni marziani, David si chiede se esista veramente la vita sul pianeta rosso. Ed ecco la domanda che giunge fino ai giorni nostri, posta in una canzone del 1971 dotata di una chitarra arrangiata sull’ispirazione beatlesiana di Something e un piano suonato sempre da Rick Wakeman, equipaggio vincente non si cambia.

David Bowie

Life on Mars?” diventa forse la canzone più rappresentativa di Bowie, ancor più di Heroes appartenete alla fase berlinese che fatto indossare a Ziggy le vesti del Duca Bianco. Eppure quella canzone di esplorazione spaziale aveva un potenziale enorme, che poteva andare ben oltre il successo di Bowie. Quando ancora la GlamRockStar era un ragazzo sconosciuto, probabilmente quando ancora si faceva chiamare Davy Jones gli venne proposto di riadattare in inglese una canzone di Claude Francois, “Comme d’Habitude”. Il risultato è “Even a fool learns to love”, un brano che spiega come l’amore possa mutare se non rovinare anche la felicità naturale che appartiene ad un clown. La canzone venne scartata, anche perché un altro artista aveva sentito “Comme d’Habitude” alla radio e aveva anch’egli deciso di riadattarla in inglese acquistandone i diritti: si tratta di Paul Anka, che sottoponendo il brano francese al suo amico Frank Sinatra scrisse la storia di un uomo atto a trarre un bilancio della propria vita, delle proprie gioie, dolori, dei propri successi e fallimenti, una riflessione che conclude senza rimorsi consapevole di aver sempre vissuto a modo suo, “My Way”. Ecco come Bowie ha sfiorato la possibilità di scrivere la canzone più conosciuta della storia; alla fine ne ha riperso gli accordi iniziali per comporre la sua riflessione sulla vita su Marte, ed ecco il motivo per cui, sul retro dell’album Hunky Dory compare il ringraziamento “Inspired by Frankie”. Ziggy Stardust ha completato così la sua esplorazione dell’universo, inventando un tipo di rock dalle inimitabili sonorità; un genere di musica la cui miglior definizione non può che essere Fantascientifica.

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