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Ciclismo e doping. Uno sport allo sbando

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 12/02/2013 IQ – di Stefania Paradiso

Mario Cipollini è solo l’ultimo sportivo ad essere accusato di doping nel ciclismo. Il campione lucchese tramite il suo avvocato fa sapere di essere estraneo a qualsiasi coinvolgimento nella vicenda ‘Operacion Puerto’. La notizia è emersa con la pubblicazione esclusiva sulla Gazzetta dello Sport di documenti della maxi-inchiesta della Guardia Civil spagnola che indicherebbero il ‘Re Leone’ tra i clienti del medico Eufemiano Fuentes, ora sotto processo a Madrid.

Lucca, città del ciclista, difende a spada tratta lo sportivo: ”Per noi Mario è Mario e guai a chi ce lo tocca”. Il doping nel ciclismo non ha a che vedere solo con la cancellazione dei sette Tour de France a Lance Armstrong. E neppure i quasi 70 casi di positività riscontrati dall’Uci (Union Cycliste Internationale) negli ultimi tre anni. Purtroppo le storie di doping nel ciclismo sembrano essere diventate routine. Soprattutto negli ultimi anni nel ciclismo amatoriale vi sono pochi controlli per mancanza di soldi,  pochi risultati e così nel mondo delle due ruote, dai professionisti ai dilettanti,  si vede di tutto a causa dell’assunzione di sostanze pericolose, oltre che illecite. Il doping è diventata una prassi che ha preso piede soprattutto nelle competizioni amatoriali. Sbaglia chi crede che sia una pratica riservata ai campioni. Francesco Barberis, presidente dell’Udace (Unione Degli Amatori Ciclismo Europeo) afferma che  “un amatore su quattro fa uso di sostanze illecite”. La colpa è anche dei pochi controlli ma Renato Piccinin, Segretario della Commissione di Vigilanza Doping, rivendica la qualità dei controlli effettuati ed espone al fattoquotidiano.it la motivazione: “Non bisogna dimenticare che noi copriamo tutti gli sport, non solo il ciclismo. Le nostre possibilità sono queste: abbiamo due milioni di euro di finanziamenti all’anno, con cui dobbiamo fare anche attività di ricerca e formazione. Per i test abbiamo circa 1 milione e 200 mila euro, e vi garantisco che li spendiamo fino all’ultimo centesimo. Un test può costare fino a quasi mille euro. Per fare controlli a tappeto ci vorrebbe un budget che non abbiamo”. La colpa sembra essere di tutti e di nessuno. Il problema è che “il doping amatoriale è un doping “casereccio” e molto pericoloso”, spiega il dottor Aldo Rosano. Forse i controlli alla fine aumenteranno. Forse questo sport perderà gli appassionati dello sport pulito e che premia il sacrificio, la fatica e l’allenamento. Ma tutto questo non basterà per guarire il ciclismo.

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