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Ce la posso fare! Che cos’è la resilienza?

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L’Angolo della Psicologa con la Dott.ssa Marisa Nicolini

“Ce la posso fare!”

    Che cos’è la resilienza

Sempre più spesso di sente parlare di “resilienza”, ma il significato di questo termine non è a tutti noto. Parliamone.

“Resilienza” è un concetto che deriva dalla scienza dei materiali (materia di Ingegneria), e sta ad indicare la capacità di un corpo di resistere a sollecitazioni e urti improvvisi senza spezzarsi.

Analogamente, in Psicologia questo termine designa la capacità di un individuo di resistere alle difficoltà della vita senza farsi travolgere, di affrontare problemi e situazioni anche complesse senza sentirsi eccessivamente stressato ed esaurito. Anzi, la persona resiliente esce dalle difficoltà della vita rafforzata e migliorata.

Ma non si tratta di un dono raro. Anzi.

Gli studi di psicologia dimostrano che la resilienza si apprende con l’esperienza.

E’ necessario iniziare con il diventare consapevoli dei propri limiti e delle proprie potenzialità, per poi imparare ad utilizzare le seconde a sostegno dei primi.

E’ necessario, quindi, spostare l’attenzione sui “fattori di protezione”, cioè su quegli elementi che contribuiscono a supportare la persona in difficoltà.

Occorre imparare ad accettare le sfide e, quindi, essere disponibili a mettersi in gioco e fronteggiare le difficoltà con positività.

Insomma, occorre volersi incamminare sulla via del cambiamento.

Come si diventa resilienti?

L’individuo resiliente riesce a mantenere i livelli di stress al di sotto di una certa soglia, quella in cui lo stress – per così dire – da buono (sprone all’azione) diventa cattivo (generatore di tensioni e angosce).

In una persona poco resiliente la reazione emotiva (es: “ho paura”), cognitiva (es: “non ce la posso fare!”), comportamentale (es: “fuggo”) e fisiologica (es: “accelerazione del battito cardiaco”) di fronte ad un evento critico è eccessiva, superiore alla capacità del corpo e della mente di ritrovare un equilibrio psicofisico (es: gestione della paura, controllo dei pensieri negativi, affrontare la situazione, rallentamento del battito cardiaco).

Per sviluppare o potenziare le capacità di resilienza al fine di adattarsi velocemente e positivamente agli eventi critici e stressanti della vita, occorre utilizzare al meglio le proprie risorse personali, familiari e sociali.

Se la persona, anziché concentrarsi sui propri limiti (circolo vizioso pessimismo, negativismo, rinuncia), si concentra sulle potenzialità che ospita dentro di sé e sulle risorse esterne di cui dispone, mette in moto un circolo virtuoso che aiuta nelle difficoltà.

Risorse personali

L’individuo resiliente, secondo numerosi studi scientifici internazionali, è in grado di gestire con abilità i propri vissuti interni. Gli elementi che più incidono sulla  capacità di resilienza sono i seguenti:

  • Valutazione della situazione stressante e pensiero positivo

La reazione ad un evento critico è strettamente connessa alla valutazione cognitiva che è stata fatta rispetto alla presenza o meno di risorse interne sufficienti per fronteggiare le richieste esterne. Il pensiero positivo, richiamante il concetto di ottimismo, rappresenta la tendenza a considerare la realtà sempre dal suo lato migliore. Avere un controllo sul momento che precede un evento stressante e, quindi, sui propri pensieri e relative emozioni è un primo passaggio per accrescere la propria capacità resiliente.

Chi è poco resiliente tende a concentrarsi esclusivamente sull’evento stressante in sé, guardando solo l’aspetto negativo che solitamente è predominante perché doloroso e indesiderato. L’evento critico viene vissuto come una minaccia per se stessi, una cosa terribile e insopportabile che non si riesce ad affrontare e, quindi, un elemento da evitare e rifiutare. Tale atteggiamento negativo verso le avversità della vita e tale modalità di pensiero piuttosto rigida porta a sperimentare emozioni di carattere negativo. Spesso, i comportamenti della persona poco resiliente vanno nella direzione di mantenere la propria condizione invariata, anche se negativa, perché ciò che si conosce, seppur difficile e poco desiderabile, è sempre meno pauroso di ciò che non si conosce. Alla base, quindi, di una persona poco resiliente, vi è, spesso, la paura di cambiare (resistenza).

La persona resiliente, invece, è in grado di interpretare gli eventi critici in modo più flessibile e costruttivo. Riconosce, cioè, il potere destabilizzante degli eventi stressanti, ma li inserisce all’interno di un contesto più ampio che è fatto anche di capacità personali, risorse interne ed esterne. L’evento doloroso viene considerato come una sfida e viene quindi utilizzato come strumento di conoscenza di se stessi, dei propri limiti, ma anche delle proprie capacità di riorganizzarsi e di “rimettersi in marcia”. Chi è resiliente non teme il cambiamento, anzi lo considera un’occasione importante per crescere e migliorarsi, per riorganizzare in termini positivi la propria esistenza. Le crisi vengono considerate come momenti difficili facenti parte della Vita, ma anche momenti altrettanto importanti che stimolano una riflessione sul proprio modo di vivere. Le emozioni sperimentate saranno, quindi, prevalentemente di carattere positivo.

  • Percezione di controllo (Locus of control)

Il locus of control è il grado di controllo che una persona ritiene di possedere sugli eventi della propria vita. Sentire di poter fare qualcosa per cambiare è il secondo elemento per accrescere la propria capacità resiliente.

Una persona poco resiliente ha la tendenza ad avere un locus of control esterno, cioè ritiene che la propria vita non dipenda da se stessa ma sia frutto di forze esterne, quali ad esempio, la fortuna, il caso o il destino. Nulla, quindi, è possibile fare personalmente per migliorare la propria vita. La persona poco resiliente tende a valutare gli eventi positivi e negativi come frutto del caso; successi e insuccessi sono al di fuori del proprio controllo personale e, quindi, totalmente indipendenti dal proprio impegno o dalla propria capacità.

Una persona resiliente, al contrario, utilizza prevalentemente un locus of control interno, cioè reputa di poter fare qualcosa in prima persona per migliorare la propria situazione di vita. Ciò che accade, lo interpreta alla luce del proprio contributo personale e, quindi, della quantità di esercizio impiegato, al grado di volontà e capacità (impegno). Il soggetto resiliente tende a valutare come un successo personale qualsiasi evento per il quale si è impegnata, per il quale ha fatto del proprio meglio, anche se ha commesso errori e se il risultato ottenuto non è dei migliori. Di fronte ad eventi al di fuori del proprio controllo, non cessa di dare importanza al proprio contributo personale nella modalità di reazione all’evento.

  • Autostima e Auto-efficacia

L’autostima, come argomentato in un mio precedente articolo, rappresenta la valutazione che una persona fa di Sé a partire da un ideale che ha di se stessa. L’autostima indica, quindi, il grado di soddisfazione personale e di fiducia nel proprio essere.

Strettamente connesso all’autostima vi è il concetto di “auto-efficacia”, che sta ad indicare proprio la fiducia nelle proprie capacità. Confidare in se stessi e nelle proprie potenzialità è un altro elemento indispensabile per accrescere la propria capacità resiliente.

Una persona poco resiliente, spesso, ha una bassa autostima e, quindi, ha poca fiducia in se stessa, non è soddisfatta di com’è, non si accetta, vuole essere diversa vedendo negli altri proprio ciò che vorrebbe essere. Nei momenti di difficoltà tende a svalutarsi, a ritenersi responsabile dei propri fallimenti a causa dei propri difetti o incapacità. La persona poco resiliente tende, quindi, a perdere di vista le proprie qualità personali facendosi travolgere dalla negatività indotta dall’evento critico e dal giudizio degli altri.

La persona resiliente, invece, ha una buona autostima e, quindi, ha fiducia in se stessa, è soddisfatta di com’è, accetta anche i propri lati meno belli, non si paragona agli altri, bensì fa i confronti con se stessa per valutare i propri miglioramenti e le proprie potenzialità di cambiamento. Nei momenti di difficoltà fa affidamento sull’immagine positiva che ha di se stessa, complimentandosi per i propri miglioramenti anche se piccoli e mostrando comprensione verso se stessa per eventuali fallimenti (tolleranza). La persona resiliente tende, quindi, a dominare la negatività indotta dagli eventi critici facendo leva sulle proprie qualità personali.

  • Stile di coping

Lo stile di coping fa riferimento alla modalità utilizzata nel far fronte alle difficoltà. Adottare uno stile orientato ad affrontare i problemi piuttosto che evitarli è un ulteriore elemento che ci avvicina all’essere resilienti.

La persona poso resiliente utilizza principalmente uno stile di coping orientato alle emozioni e all’evitamento. Di fronte agli eventi critici cerca di ridurre le emozioni negative che accompagnano la percezione dello stress e cerca di prendere le distanze dalla situazione, fugge di fronte ad essa, cerca un sostegno sociale o si rifugia in altre attività. Il rischio spesso è quello di creare una dipendenza verso persone o comportamenti scorretti. Spesso, inoltre, la persona non resiliente, si focalizza su proprie caratteristiche interne solitamente negative valutandole come impedimenti nell’affrontare la situazione, perdendo quindi di vista gli elementi legati alla situazione.

La persona resiliente, invece, utilizza principalmente uno stile di coping orientato al problema e, quindi, alla gestione dell’evento stressante. Di fronte all’evento stressante si adopera attivamente con ottimismo e fiducia per modificare la situazione riducendo o prevenendo la fonte di stress. Si concentra sugli elementi situazionali legati al problema e non solo sui suoi limiti personali, cioè analizza la questione sotto punti di vista diversi.

Risorse familiari

L’individuo resiliente, cioè capace di reagire in modo positivo agli eventi critici, non prende la forza solo da proprie capacità personali (risorse interne), ma è in grado di farsi sostenere anche da risorse presenti nell’ambito familiare. Cerca il confronto con i propri familiari, accetta il loro contributo o aiuto, ha fiducia nel loro sostegno. La famiglia, se non patologica, può offrire numerose opportunità di sostegno e stimoli per fronteggiare le difficoltà della vita.

Occorre, però, porre attenzione a non basarsi solo su di essa: cercare l’appoggio o la comprensione dei propri familiari per evitare di trovare autonomamente delle risposte personali alle proprie difficoltà rappresenta una strategia disfunzionale per affrontare gli eventi critici della vita.

Risorse sociali

Il soggetto resiliente riesce a considerare come risorsa per se stessa anche le persone appartenenti al proprio ambiente sociale, per esempio amici, compagni di lavoro e perfino esperti quali lo psicologo. Anche in questo caso, cerca il confronto con loro, accetta il loro contributo o aiuto, ha fiducia nel loro sostegno, ma non si appoggia a loro passivamente.

Cercare l’appoggio o la comprensione dei propri amici o conoscenti per evitare di trovare autonomamente delle risposte personali alle proprie difficoltà rappresenta, infatti, una strategia disfunzionale per affrontare gli eventi critici della vita, fino alla dipendenza.

Conclusioni

Gli eventi critici che incontriamo nella vita possono avere diversi effetti sul nostro benessere psicofisico a seconda delle capacità resilienti che riusciamo a mettere in campo.

Le risorse su cui puntare per diventare resilienti sono numerose e si trovano dentro e fuori di noi. Non in tutte le situazioni critiche è possibile essere resilienti fino in fondo. Certo è che maggiori sono i nostri livelli di resilienza, maggiore sarà la nostra capacità di “rimanere in piedi” nelle avversità.

Chi si sente poco resiliente non si deve scoraggiare, bensì deve cominciare a prestare attenzione alle proprie modalità di pensiero e potenziarle gradualmente in modo da ridurre la distanza con la persona considerata resiliente.

E’ un percorso più o meno lungo a seconda dell’impegno e della costanza che l’individuo applica al cambiamento. Cambiare non è facile e nemmeno scontato, perché la visione che abbiamo di noi stessi e del nostro ambiente familiare e sociale spesso è parziale, poco oggettiva e rigida.

A volte può essere necessario un aiuto professionale per arrivare a dirsi, con orgoglio, “Ce la posso fare!”.

Chi vuole scoprire il proprio livello di resilienza può sottoporsi al test seguendo il link http://www.mentesana.it/test/test06.htm?phpMyAdmin=57d59a20cf2bf9f45d1d71adc92e744c

Dott.ssa Marisa Nicolini

La Dott.ssa Marisa Nicolini è psicologa e psicoterapeuta, abilitata all’insegnamento della Psicologia Sociale e Consulente Tecnico d’Ufficio del Tribunale di Viterbo.

Collabora, tra l’altro, con la Casa di Cura “Villa Rosa” di Viterbo e con la “Clinica Parioli” di Roma e riceve presso lo Studio di Psicologia Clinica e Giuridica in Via A. Polidori, 5 – Viterbo, cell. 3288727581, e-mail m_nicolini@virgilio.it

Collabora con le Associazioni AIAF (Avvocati di Famiglia e Minori) e Donne per la Sicurezza onlus.

Potete conoscere meglio le sue attività al seguente link:

www.marisanicolinipsicologaviterbo.freshcreator.com

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