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CARENZA DI VITAMINA D E OBESITÀ.

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In questi giorni la Vitamina D sta facendo parlare molto di sé, si parla di dosaggi, utilizzo eccessivo e prescrizione, ma in realtà si conosce ancora poco di questa Vitamina presente in minima parte negli alimenti (vegetali e animali) ma anche prodotta dal nostro organismo quando si è a contatto anche solo 15 minuti con i raggi solari.

È fondamentale per la salute dello scheletro, mantiene le ossa forti e sane ed è indispensabile alla loro formazione. Favorisce l’assorbimento e il deposito di calcio e di fosforo nelle ossa, essenziali durante la crescita dei bambini e per prevenire l’osteoporosi in età adulta e migliora lo stato della pelle, soprattutto di quelle acneiche che risulteranno più morbide e lisce.

Anche il buon funzionamento del sistema immunitario e la protezione dell’organismo da malattie infettive o virali sono supportati dalla vitamina D ed è stato anche dimostrato che contribuisce alla normale funzione muscolare aumentando la tonicità muscolare e la forza fisica, alla buona salute dei denti, proteggendoli da carie e gengiviti e a livello cutaneo, migliora anche l’umore abbassando lo stress e riducendo i rischi di depressione.
Recenti studi inoltre hanno scoperto che potrebbe agire da scudo contro diverse patologie come insufficienza cardiaca, diabete e cancro.

Un gruppo di studiosi olandesi sta indagando sul legame tra obesità e mancanza di vitamina D, in particolar modo tra tipo di grasso addominale e sito di accumulo. Per portare avanti le ricerche, si sono basati sui dati dello studio Epidemiologia dell’Obesità, che includeva i dati di uomini e donne tra i 45 e i 65 anni focalizzandosi su diversi tipi di grasso presenti nel corpo: Grasso totale; Tessuto adiposo sottocutaneo addominale, ossia il grasso addominale; Tessuto adiposo viscerale, attorno agli organi; Grasso epatico, presente nel fegato.

È stato scoperto che, nelle donne, il grasso addominale e totale erano associati a bassi livelli di vitamina D, ma che solo il grasso addominale ha un impatto maggiore – e deleterio – sull’organismo.
Negli uomini, invece, i bassi livelli di vitamina D erano associati in modo significativo al fegato grasso e al tessuto adiposo addominale.

La forte relazione che intercorre tra un aumento delle quantità di grasso addominale e bassi livelli di vitamina D suggerisce che il deficit di questa vitamina D può favorire l’afflusso di calcio all’interno delle cellule adipose promuovendo in tal modo la deposizione di nuovo grasso ed inibendo l’utilizzo del grasso di deposito a scopo energetico.
Sembra inoltre che l’ipovitaminosi D si associ a bassi livelli di leptina, ormone prodotto a livello delle cellule adipose quando queste sono sature di grassi. Scopo della leptina è quello di indurre il senso di sazietà. La riduzione di leptina associata a carenza di vitamina D può contribuire ad aumentare la fame inducendo atteggiamenti di fame incontrollata. La conferma viene da diversi trial clinici nei quali è stato possibile verificare che con la supplementazione di vitamina D i livelli ematici di leptina si alzano.

Ovviamente questo studio è ancora in corso e dettagli più specifici non tarderanno ad arrivare, intanto è importante prendere in seria considerazione di controllare i livelli di Vitamina D nel sangue e seguire i consigli alimentari del proprio Nutrizionista di fiducia (chiedi a lui come eseguire un veloce test di diagnosi) per evitare di andare in contro a tutte le patologie che la sua carenza comporterebbe.

Dott. Febo Quercia – Biologo Nutrizionista
www.feboquercia.it – cell. 347.5706003

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