Home Cronaca Addio a don Gallo, il prete degli ultimi

Addio a don Gallo, il prete degli ultimi

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gallo di Stefania Paradiso

IQ. 22/05/2013 – Si è spento oggi pomeriggio all’età di 84 anni don Andrea Gallo, ma per tutti solo don Gallo. L’ultimo messaggio lasciato su Twitter lunedì sera sintetizza meglio di tutti il pensiero di questo prete amato da tutti: “Sogno una Chiesa non separata dagli altri, che non sia sempre pronta a condannare, ma sia solidale, compagna”. Prete degli ultimi, da strada, partigiano. Amico di Dario Fo, De Andrè, Celentano, Paoli, Grillo, Vasco Rossi, Subsonica, Ligabue, Gino Strada. Un’icona della sinistra e della gente.

Un uomo amato e ascoltato. Ironico e buono, gentile e colto, una di quelle persone che quando vengono a mancare lasciano un vuoto enorme e impossibile da colmare. Come scrive l’Agi Andrea Gallo nasce a Sampierdarena, il 18 luglio del 1928. Cresce negli oratori e durante la guerra fa il partigiano. Attratto alla vita salesiana inizia il noviziato nel 1948 a Varazze, proseguendo poi a Roma il Liceo e gli studi filosofici. Nel 1953 chiede di partire per le missioni e viene mandato in Brasile ma la dittatura  lo costringe, in un clima per lui insopportabile, a ritornare in Italia l’anno dopo. Prosegue gli studi ad Ivrea e viene ordinato sacerdote il 1 luglio 1959. Un anno dopo è cappellano alla nave scuola della Garaventa, noto riformatorio per minori: in questa esperienza cerca di introdurre una impostazione educativa diversa, dove fiducia e libertà tentavano di prendere il posto di metodi unicamente repressivi; i ragazzi parlavano con entusiasmo di questo prete che permetteva loro di uscire, poter andare al cinema e vivere momenti comuni di piccola autogestione, lontani dall’unico concetto fino allora costruito, cioè quello dell’espiazione della pena. Rimosso dall’incarico dopo tre anni senza spiegazioni nel ’64 Andrea decide di lasciare la congregazione salesiana chiedendo di entrare nella diocesi genovese. Viene inviato a Capraia e nominato cappellano del carcere. Due mesi dopo è destinato in qualità di vice parroco alla chiesa del Carmine dove rimarrà fino al 1970. Viene allontanato perché prendendo spunto dalla scoperta di una fumeria di hashish nel quartiere borghese ricorda nella predica che sono più diffuse altre droghe, per esempio quelle del linguaggio, grazie alle quali un ragazzo può diventare “inadatto agli studi” se figlio di povera gente, oppure un bombardamento di popolazioni inermi può diventare “azione a difesa della libertà”. Una posizione che sommata a quella a favore del divorzio nell’anno del referendum, fa di don Andrea un personaggio da titolo su Le Monde: «Manifestation contre l’archeveque de Genes». Perché la Curia vuole allontanare il sacerdote scomodo, punto di riferimento per i militanti della nuova sinistra e non solo e i parrocchiani non vogliono. Don Andrea trova accoglienza da don Rebora, parroco della chiesa di San Benedetto al Porto e dal diktat del Cardinale Siri nasce la Comunità del “prete dei tossici”. “La cosa più importante – la sua filosofia – è che tutti noi dobbiamo sempre fare nostra è che si continui ad agire perché i poveri contino, abbiano la parola: i poveri, cioè la gente che non conta mai, quella che si può bistrattare e non ascoltare mai. Ecco, per questo dobbiamo continuare a lavorare!”. “I miei vangeli non sono 4… Noi seguiamo il vangelo secondo De Andrè, un cammino cioè in direzione ostinata e contraria. E possiamo confermarlo, constatarlo: dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fiori!”. Ecco questo era don Gallo: fede, solidarietà, musica e amore. Un uomo prima che un prete sempre a favore e accanto di chi soffriva e aveva bisogno. Un uomo che incarnava al meglio l’idea di una Chiesa umana e amorevole.

 

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